di Enzo BiagiSOMMARIO: Il Partito radicale, che per la prima volta decide di presentarsi alle elezioni politiche, viene escluso dai servizi di "Tribuna politica" e "Tribuna elettorale". Marco Pannella inizia il 14 aprile 1976 uno sciopero della fame per richiedere il rispetto da parte della Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai-Tv dei diritti politici e costituzionali del Pr e i diritti d'informazione dei cittadini. Pannella aggrava l'inziativa nonviolenta iniziando il 30 aprile lo sciopero della sete. Centinaia di politici e intellettuali fra cui Nenni, Calogero, Moravia, Bobbio, Galante Garrone, Benedetti, Fo, Craxi, Rodotà sottoscrivono un appello a sostegno delle richieste radicali. Enzo Biagi dichiara con un articolo apparso sul "Corriere" di essere completamente solidale con Marco Pannella.
[Il TG2 trasmette "spontaneamente" (senza cioè l'avallo della Commissione parlamentare di vigilanza) una intervista a Pannella. Il tre maggio la Rai capitola: un quarto d'ora per l'aborto, un'ora e un quarto per il Pr che partecipa alle "Tribune"]
(CORRIERE DELLA SERA, 24 aprile 1976)
Non c'è dubbio che questo è un paese dove, più o meno, tutti mangiano. La maggior parte a tavola. Come motto nazionale proporrei, anzi: »Buon appetito . Gandhi che, per far baldoria, beveva latte di capra e tesseva la tela, non ha mai avuto da noi molti seguaci. Mussolini fece infatti l'elogio di Chandra Bose, un altro indiano che ce l'aveva con l'Inghilterra ma che, benemerenza in più, non digiunava.
Quando Dossetti si presentò candidato a Bologna in una lista democristiana, ebbe la malaugurata idea di far sapere agli elettori che pranzava con sole cinquecento lire. Erano poche anche prima della svalutazione per della gente che affronta l'apoplessia a piatti di tagliatelle. Fu regolarmente battuto.
Qualunque tipo di astinenza, da queste parti, rischia di essere incompreso. Perciò trovo doppiamente coraggioso il gesto di Marco Pannella. Perché comporta molti rischi: prima di tutto quello di lasciare la platea indifferente. Lo accusano di far spettacolo. Può darsi che si esibisca, ma bisogna riconoscerlo, senza la rete di protezione.
Non sottoscrivo sempre le iniziative dei radicali, ma va detto che questo sparuto gruppetto di rompiscatole ha additato problemi essenziali: come il divorzio, o la droga. Mi convincono poco, ad esempio, le marce antimilitariste, perché nella nostra Repubblica i generali non sono una casta, e se c'è stato De Lorenzo è esistito anche Gandin, che si è fatto ammazzare coi suoi soldati a Cefalonia. Non escludo che qualcuno possa pensare a un »golpe , ma se gli garantiscono, anche in caso di fallimento, la pensione.
Trovo giusta la battaglia per gli omosessuali, ma discutibili certi atteggiamenti, o alcune pretese. Sono, a tutti gli effetti, cittadini come gli altri, a parte qualche differenza, e debbono essere rispettati.
Possono disporre di sé come meglio credono, vestirsi da bambola, se lo gradiscono, portare il collant, anche, se presumo, l'attrezzo pone qualche inconveniente tecnico, fidanzarsi e convivere: il matrimonio lo troverei eccessivo perché mi sembra faticosa la parte della mamma.
Però la pretesa di non essere considerati »differenti la ritengo irragionevole: il fatto stesso che si riuniscono in associazioni, per far valere i loro diritti, lo dimostra. Non è di certo un male o una colpa, ma una realtà, che si può affrontare garbatamente, come fece quel conferenziere parigino che, dovendo cominciare il suo discorso, e visto che tra il pubblico c'era anche l'autore di »La voce umana , attaccò: »Signore, signori, e anche lei, caro Cocteau .
Ma la causa che sostiene adesso Marco Pannella mi trova completamente solidale, e voglio esprimergli il mio consenso. Da una trentina d'anni non firmo manifesti, suppliche, petizioni, perché è un rituale un po' frusto, ci sono nomi che piombano inesorabili come il destino, si tratti del Vietnam o delle scuole materne che scarseggiano, dell'imperialismo USA o della censura cinematografica, ma a questo solitario cavaliere dell'ideale, che rischia la pelle per questioni di libertà, mi pare onesto dire di sì.
Pannella vuole che anche ai suoi compagni sia concesso di parlare in TV, possibilmente quando la guardano e che sia dedicato un quarto d'ora, col diritto di opposizione, si intende, al comitato promotore del referendum sull'aborto.
Ha avuto il conforto di mille consensi, anche alcuni socialisti si sono fatti vivi, ma condivido le riserve di Sergio Maldini che sul »Resto del Carlino ha scritto: »Mosca, Craxi, Bertoldi, Orlando eccetera firmano le loro adesioni, ma con quale faccia? Hanno dimenticato che proprio il PSI, il loro partito, ha promosso la più feroce lottizzazione della RAI? Perché non hanno fatto un appello allora, al momento della squallida spartizione? .
Già: non si sono mai preoccupati della sorte che toccava ai giornalisti comunisti e liberali, o a quelli che non rappresentano altro che se stessi, consentendo perfino i giochetti delle correnti. Si sono divisi i canali e le reti come se il popolo italiano si identificasse esclusivamente in loro e nei democristiani, e hanno assegnato, al PRI e ai social democratici, qualche premio di consolazione, secondo gli usi delle lotterie di beneficenza: un po' di Sipra, qualche ufficio di corrispondenza, una redazioncina di scarso peso, tanto per gradire.
Come fanno quelli che si ingozzano a simpatizzare con coloro che mortificano la gola? Moltiplicano la pluralità delle voci ma nel coro, con chiarezza è stabilito che l'acuto del tenore o la romanza del baritono compete a loro.
Non si capisce bene a chi tocchi dar spazio a Pannella e ai suoi, e consentirgli la facoltà di spiegare alla gente perché si agitano tanto. La presenza di questo movimento tenace e aggressivo riempie le strade coi manifesti, e le cronache dei giornali, richiama ascoltatori sulle piazze e fa discutere nelle case. Devono decidere i programmisti, o la commissione di vigilanza? Non potrebbe qualcuno prendersi la responsabilità di evitare un altro scandalo e un altro sopruso?
Si parla sempre dei codici fascisti, ma la stupidità di certe regole fissate in nome della democrazia, la vogliamo considerare o no? Sono immutabili? Non è cambiato il panorama politico in questi ultimi tempi?
Vedrete dopo il 20 giugno. Ma forse è una speranza avventata. Guai se i mangioni non fanno anche un sonnellino.