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Notizie Radicali - 17 maggio 1976
PR: LISTE AUTONOME

SOMMARIO: Dopo il rifiuto opposto dal Psi ad un accordo politico generale e ad un accordo elettorale parziale, l'annuncio che le liste radicali, sotto il simbolo del pugno e la rosa, saranno presenti in tutta Italia.

(NOTIZIE RADICALI n. 10, 17 maggio 1976)

Il 20 giugno, 40 milioni di italiani chiamati a rinnovare la Camera, il Senato, le amministrazioni locali, comunali, provinciali e regionali, troveranno sulla scheda il simbolo col pugno e la rosa del Partito Radicale. E' la prima volta in quindici anni. Si deciderà in quella data se il PR dovrà continuare a vivere come partito che lotta oltre che nel paese, anche in Parlamento oppure se dovrà scomparire.

E' dal 1974 che la mozione congressuale indica la prova elettorale come necessaria e indispensabile; la mozione approvata a Firenze il 4 novembre 1975 impegnava il partito "confermando il mandato del precedente Congresso" "a stabilire i tempi, i criteri, e le modalità della preparazione di liste radicali per le circoscrizioni della Camera e i collegi del Senato". E' quanto è stato fatto: su questo numero di NR diamo l'elenco dei candidati nelle 32 circoscrizioni e nei 230 collegi che la mattina del 16 maggio è stato depositato presso gli uffici elettorali.

Liste autonome, dunque, in tutta Italia. A questa presentazione si è giunti dopo che la Direzione del PSI si è assunta la responsabilità di rifiutare sia un accordo politico generale con il Partito Radicale, fondato sulla scelta abrogazionista del Concordato e il rifiuto delle tesi "revisioniste", l'impegno comune per la raccolta, nella primavera del '77 delle firme necessarie per indire il referendum. Per l'attuazione della Costituzione, un impegno preciso per garanzie legislative delle minoranze etniche e sociali, sia un accordo parziale per le liste unitarie al Senato e alle amministrative.

Rifugiandosi in una mozione ambigua che dichiarava la disponibilità ad un accordo elettorale generale che altro non era che un espediente tattico per rifiutare le proposte radicali senza opporre espliciti rifiuti, il gruppo dirigente del PSI (va notato che all'interno della direzione il compagno Loris Fortuna e Giacomo Mancino e la sua corrente) si sono sempre opposti alle fughe della maggioranza ricercando l'unità dei socialisti del PSI e del PR), in primo luogo il suo segretario politico Francesco De Martino, ha dichiarato la sua sostanziale incapacità di rinnovamento, ha dimostrato di non aver capito che il rafforzamento elettorale della componente socialista in Italia passa necessariamente attraverso l'assunzione di nuovi modi di far politica, diversi da quelli ormai logorati alla debilitante esperienza di governo di questi 14 anni. Il gruppo dirigente del PSI ha dimostrato il vuoto politico dietro alla scelta dell'"alternativa socialista" fatta dal 40· congresso, ha mostrato come sia ancora legato a sch

emi fondati sulla divisione dei posti di potere tra le varie correnti, ha mostrato infine, che è impossibile, finora, per molti socialisti libertari riconoscersi nelle strutture del Partito Socialista Italiano.

E' questo un giudizio severo, ma politico; siamo consapevoli dei rischi cui andiamo incontro, del fatto che in due giorni di elezioni si giocano venti anni di patrimonio di lotte. Ma se ora siamo in lizza, chiediamo di essere giudicati dai cittadini non è per ripicca o per formale ossequio alla mozione congressuale: è perché siamo coscienti che non è più possibile impedire al grande movimento per i diritti civili di esprimersi anche attraverso il voto, è perché non accettiamo il ricatto dell'"unità" che si fonda sulla scomparsa, sul dissolvimento della nostra identità, delle nostre speranze, e perché, e questo lo ha ampiamente illustrato la mozione del recente Consiglio Federativo, senza una forza radicale in Parlamento, che estenda i suoi metodi e la sua prassi in questa sede, l'istituto parlamentare subirà ancora e maggiori degenerazioni corporative di quelle che abbiamo visto in questa legislatura con il finanziamento pubblico dei partiti, l'uso fascista della Rai-Tv, l'insabbiamento degli scandali di re

gime.

Un giudizio ancora più severo va dato sul comportamento del PDUP e di Avanguardia Operaia che, motivandolo con pretestuose purezze ideologiche che hanno dimostrato di non esistere quando hanno dovuto accettare l'accordo con Lotta Continua, ha respinto l'accordo tecnico-elettorale il quale attraverso liste comuni in sole due circoscrizioni, avrebbe permesso con certezza quasi matematica il raggiungimento del quoziente per conquistare un gruppo parlamentare.

Partiamo soli, quindi, ma con la speranza di proseguire uniti. Ma sarà, non ce lo nascondiamo, una battaglia durissima; del nuovo, drammatico, forse tragico digiuno, parliamo altrove su questo giornale, ma è chiaro che senza l'accesso radiotelevisivo la presenza radicale si tradurrebbe in un avallo delle regole da bari che il sindacato dei partiti di regime ha imposto a queste elezioni. Ma se riusciremo a superare anche questo scoglio non è possibile affidarli, con incoscienza e presunzione, il ??? ??? ??? presenza televisiva di alcuni compagni per quanto grande sia il loro prestigio. La riuscita dipende da tutti noi, di tutti gli iscritti, sostenitori e simpatizzanti; dalla capacità di convincere noi stessi ed i nostri amici e compagni, di operare una capillare campagna elettorale, di partecipare alla sempre più urgente attività di militanza, di contribuire economicamente, oltre le proprie possibilità, alla disastrata situazione finanziaria del partito.

E' da questi gesti concreti che dipende se il 20 giugno sarà una vittoria in linea con quelle del 13 maggio e del 15 giugno, oppure segnerà la fine di speranze ventennali e la continuazione del regime e dei suoi metodi.

 
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