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Paese Sera - 18 maggio 1976
PAESE SERA E IL PR (2) - MARCO PANNELLA E I GESTI TEATRALI

SOMMARIO: I corsivi pubblicati dal quotidiano "PAESE SERA" dal 1976 al 1978 ("il pugno o la rosa", a cura di Valter Vecellio, Bertani editore, 1979)

("PAESE SERA", 18-5-1976)

Di Marco Pannella e dei suoi casi bisogna parlarne con chiarezza. Egli e il movimento che di fatto guida hanno ottenuto non molto fa quelle centinaia di migliaia di voti necessari per poter costringere un consiglio dei ministri a indire un referendum (quello relativo all'aborto e ad altri diritti civili) e hanno quindi diritto a svolgere con pienezza la loro campagna elettorale.

E' però assurdo e ormai inammissibile che Pannella e i suoi ricorrano di nuovo al digiuno e non solo perché potrebbe essergli fatale ma per non prevaricare. I radicali devono persuadere razionalmente e non tentar di commuovere. Dicendo questo, noi crediamo di interpretare la vasta opinione pubblica di sinistra che, pur deprecando gli ostacoli finora incontrati dai radicali fino a costringerli a una manifestazione insolita (per il costume e per la mentalità europea), chiedono ai partiti non gesti teatrali ma definizioni rigorosamente politiche dei loro atteggiamenti. I radicali, come del resto altre formazioni minori, devono dirci qual è la loro opinione sul governo di unità nazionale suggerito, per esempio, da Enrico Berlinguer.

Degna di rispetto è l'ipotesi di una coalizione di sinistra che escludesse la DC, cioè il partito responsabile di quello che viene autorevolmente definito il "dissesto", e che equivale a una guerra persa.

Da noi esiste un cattolicesimo politico soffocato, per un verso, dalla leadership democristiana non sufficientemente corretta dopo il 15 giugno da Benito Zaccagnini; per un altro verso, dai vescovi per i quali l'Italia sembra essere ancora sottoposta a una giurisdizione ecclesiastica speciale, la conferenza episcopale, la cui offensiva a favore del partito del dissesto (cioè una DC incapace di rinnovarsi) comincia proprio ora, sosteneva che il nostro era un paese cattolico quasi al cento per cento. Dopo il 12 maggio non lo si può più sostenere e la pretesa egemonia diventa sopruso. Di qui la necessità di battere la DC non con gli scontri o i gesti che i radicali sembrano preferire ma col confronto elettorale.

Nello stesso tempo, va posto con chiarezza il problema del governo. Il paese sta andando in rovina occorre quindi un'unità nazionale come avviene nei paesi colpiti da grandi calamità, chiamando a farne parte gli uomini migliori della DC, i quali finora sono stati messi da parte per il prevalere dei Gioia, dei Lima, dei Togni, dei Varzotto, e poi dei grandi incompetenti come Emilio Colombo, ecc. In seguito si vedrà, l'importante è riconoscere l'urgenza della ricostruzione nazionale. Insomma, siamo solidali col PR quando chiede l'accesso alla RAI-TV, ma ci rivolgiamo a lui e gli diciamo che è arrivato il momento delle scelte politiche e non dei sacrifici spettacolari che alla lunga possono apparire perfino demagogici.

 
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