SOMMARIO: I corsivi pubblicati dal quotidiano del Partito Comunista Italiano "L'UNITA'" dal 1966 al 1978 ("il pugno o la rosa", a cura di Valter Vecellio, Bertani editore, 1979)
(L'UNITA', 11-6-1976)
Il lettore sappia subito a quale Rocco ci riferiamo: si tratta proprio dell'estensore del codice penale fascista. La notizia è che si è iscritto ("post mortem", s'intende, e quindi solo a titolo onorifico) al partito radicale. A resuscitarlo moralmente e ad accoglierlo è stato uno smilzo manipolo radicale che opera alle pendici dell'Etna e che, un mese fa, aveva tentato una provocazioncella a fini pubblicitari contro il PCI, in occasione della presentazione delle candidature. Lì per lì finirono come i pifferi di montagna ma, orgogliosi come sono, spersero regolare denuncia contro ""una moltitudine di energumeni"" comunisti.
Il testo di tale documento (giuntoci solo in questi giorni) riempie inutilmente tre colonne di un giornale e la sua finale e più significativa parte è costituita dalla richiesta di ""chiamare i suddetti facinorosi"" a rispondere, fra l'altro, di: "grida e manifestazione sediziosa" (art. 564 c.p.), "radunata sediziosa" (art. 655 c.p.), "oltraggio a pubblico ufficiale" (art. 337 c.p.) e "manifestazione non autorizzata" (testo unico PS).
Si tratta, com'è evidente, di richiami a quelle ""norme repressive fasciste"" contro cui i radicali si battono a suon di digiuni e di referendum. Com'è che ora, improvvisamente, sono divenute strumento lecito e agognato di sacrosanto diritto?
E' proprio vero che nella notte (anticomunista) tutti i gatti sono bigi, e uno crede di vedere la sagoma di Marco Pannella e invece è quella in spirito di Alfredo Rocco.