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Guiducci Roberto - 17 luglio 1976
XVI CONGRESSO RADICALE: INTERVENTO DI ROBERTO GUIDUCCI - "L'anello tra diritti civili e progetto socialista"

SOMMARIO: Intervenendo al congresso radicale, Roberto Guiducci afferma che »la scommessa del socialismo libertario passa sempre, e inesorabilmente, non attraverso la presa del potere da parte di gruppi o di gerarchie minoritarie, ma la presa diretta di un movimento liberatorio con la società civile oppressa e la resa o restituzione del potere alle classi da sempre e comunque dominate ed espropriate dalla dignità umana di gestire in proprio la loro società . »Occorre, quindi, che il movimento socialista e radicale riproponga un disegno generale di programmazione democratica che abbia le radici profonde nel paese .

(XVI CONGRESSO STRAORDINARIO DEL PARTITO RADICALE, Roma, 16, 17 e 18 luglio 1976)

Quello che desidero fare è un intervento socialista e insieme radicale, essendo io sia socialista che appartenente alla Lega del 13 maggio.

Il movimento radicale ha avuto una importanza straordinaria nella vita politica italiana portando alla ribalta non solo la società civile oppressa dei giovani, ma anche quella degli adulti, delle donne e di moltissimi cittadini oppressi con il referendum per il divorzio e nella campagna per il diritto all'aborto con totale autodeterminazione della donna.

Il 13 maggio segnerà, per gli storici futuri, la prova che la Chiesa cattolica ed i poteri ad essa connessi era andata finalmente in secca minoranza. Chi, oggi, dice ancora che gli italiani sono tutti cattolici, mente.

Al buio gli italiani potevano sembrare tutti cattolici, alla luce del referendum no.

Si può ora sapere, anche, che la maggioranza del paese sarebbe disposta a praticare una alternativa, laica, nuova, progressista al sistema attuale.

Ma c'è di più. La pratica concreta del referendum ha dimostrato, con il suo successo, quanto grande sia il bisogno della società civile oppressa italiana di potersi esprimere in prima persona in una democrazia diretta, dopo essere stata o soffocata o malissimo rappresentata per tanti anni.

Da questo aspetto prende avvio, a mio avviso, la prospettiva più rilevante per il destino del movimento radicale e socialista.

Non siamo più nei primi anni '60 quando pochi tentavano di proporre una programmazione democratica basata sulla partecipazione egualitaria e, quindi, sui consigli. E non voglio più usare il termine Consigli di base, perchè la base deve diventare il vertice, e i vertici devono tornare alla base se saranno giudicati degni di svolgere ancora, dopo tanti errori, qualche funzione, naturalmente senza poteri.

Negli anni '60 la società civile oppressa era ancora in gran parte assente, il PCI duramente oppositivo a qualsiasi proposta, il sindacato chiuso in posizioni contrattualistiche, i giovani silenziosi, le donne emarginate.

Oggi è diverso. Tutte queste e altre forze sono sveglie, più preparate, intelligenti, informate, maggiormente istruite. La cuoca di Lenin può governare lo Stato perchè non è più una casalinga che subisce e accetta la sua alienazione; e perchè il cuoco proletario non è più un gattino cieco, disposto a preparare solo piatti per le insaziabili bocche delle classi dominanti parassitarie, burocratiche e autocratiche che ci hanno portato al disastro economico ed allo sfascio morale. E tutti sappiamo che fra sfascio e fascio le distanze sono sempre molto brevi. La restaurazione è sempre dietro una porta socchiusa.

Tutte le forze progressiste, emerse dal male provocato dal paese e contro il male del paese, si sono gradualmente organizzate nei Consigli di zona e di quartiere, nei Consigli di fabbrica, nei Distratti scolastici e sanitari, nelle Associazioni giovanili ancora vive, nei gruppi femministi vivissimi.

Qui sta la vera novità storica, che può trovare uno sbocco non nel complesso storico, ma nel materialismo storico.

In queste nuove istituzioni potrebbero emanciparsi gli appartenenti alle classi oppresse, e divenire i veri protagonisti e i veri controllori intransigenti di un movimento socialista e radicale.

Appunto per questo, i Consigli, i Comitati, ecc., non potrebbero essere considerati come punti terminali, o parrocchie o cellule, strumentalizzati e subordinati al centro, ma i veri centri decisionali da cui dovrebbe derivare una organizzazione di "movimento", e mai di partito come regime.

Rimessa, marxisticamente sui piedi l'istituzione (cioè rovesciata la piramide del potere), questa potrebbe assolvere non solo alla funzione immediata di una capillare "presenza" socialista e radicale in tutto il paese, ma anche quella di una anticipazione concreta di una società alternativa al sistema, egualitaria e democratica insieme.

Solo questa strutturazione laica, decentralistica, egualitaristica potrebbe coprire la grande area di effettiva influenza socialista nel paese, fino ad ora schiacciata per incapacità del PSI e per la pressione potente delle sue Chiese, organizzate centralisticamente dall'alto, della Dc e anche del PCI.

La scommessa del socialismo libertario passa sempre, e inesorabilmente, non attraverso la presa del potere da parte di gruppi o di gerarchie minoritarie, ma la presa diretta di un movimento liberatorio con la società civile oppressa e la resa o restituzione del potere alle classi da sempre e comunque dominate ed espropriate dalla dignità umana di gestire in proprio la loro società.

Ma per affrontare la scommessa non basta, a mio avviso, perseguire soltanto i pur decisivi obiettivi dei diritti civili come quelli per il divorzio, l'aborto, l'abolizione di leggi inique da quella della coercizione poliziesca a quella della coercizione religiosa vaticana.

Arrivati al punto in cui siamo, occorre essere capaci di un disegno generale anche se costruito non certo nel chiuso degli uffici del programma, ma in tutti i Consigli e i Comitati presenti o da costituire nel tessuto del paese.

Occorre, quindi, che il movimento socialista e radicale riproponga, a mio parere, un disegno generale di programmazione democratica che abbia le radici profonde nel paese. Gli economisti mentono quando affermano che le grandi scelte sono difficili.

Le grandi scelte sono difficili per gli attuali governanti perchè non vogliono fare nessuna scelta e spartire soltanto gli avanzi delle antilopi uccise nel tempo del benessere, Le grandi scelte sono facili perchè si tratta di sapere se si vogliono trasporti pubblici o automobili private; case, ospedali, assistenza o oggetti consumistici spessissimo superflui o nocivi; lavoro per tutti a salari modesti o lavoro per pochi a salari differenziati che spezzano la solidarietà delle classi lavoratrici; ricerca e cultura per lo sviluppo civile o per sostenere il mercato capitalistico; enormi enti parassitari o amministrazioni decentrate e autogestite a basso costo e ad intensa partecipazione volontaria.

Avremo un ?Italia più povera? L'avremmo povera in ogni caso. Solo che l'avremmo anche ingiusta con i poveri poverissimi e i ricchi ancora ricchissimi.

Ma è poi più povero un paese che ha un reddito pro-capite limitato, ma moltissimi sevizi sociali come ad esempio l'Inghilterra laburista? Il salario reale non è fore la somma del salario monetario e del salario indiretto dato dai servizi? E l'aumento dei servizi serve anche a dare occupazione altrimenti impossibili nell'industria. Ecco che già si profila un nuovo modello economico e sociale insieme.

Potremmo avere in Italia giusta che intraprenda una risalita sana e valida, anzichè un Italia destinata a scivolare sempre più in basso.

Del resto anche un grande disegno, che comprenda i disegni economici in fondo e i problemi urbanistici di fondo, è un disegno basato sui diritti civili.

Non è un diritto civile quello alla casa?

E quello ai trasporti pubblici? E quello ai servizi sociali? E quello, sancito all'inizio della costituzione, che ciascuno abbia un lavoro? E quello di salvaguardare e gestire bene città e campagna e natura, che sono il territorio dell'uomo e di ogni cittadino?

La mia proposta è, quindi, quella di allargare l'arco del programma socialista e radicale a tutti i fondamentali problemi del paese e di aumentare, conseguentemente, il numero delle frecce.

Del resto le rappresentanze radicali alla Camera dovranno non solo proporre e sostenere i temi specifici sollevati da questo movimento, ma esprimere e lottare per tutti gli altri.

Occorre prepararsi a questo confronto, essere alternativa in atto sul fronte interno e, quindi, alternativa generale al sistema, espressa da una volontà generale.

Come si sono raccolte firme per il referendum, occorrerebbe oggi proporre questionari semplici (perchè le grandi scelte sono semplici) ai cittadini che si riconoscono come appartenenti all'area socialista.

Si potrebbero così, consultare, direttamente quanti più cittadini possibili, e portare queste scelte del paese reale al confronto duro con le scelte delle false rappresentanze e dei giochi dei potenti.

Non posso contribuire qui ulteriormente al disegno generale necessario ad un movimento che voglia diventare egemone e, cioè, passare dalla rivolta alla capacità di essere una alternativa al sistema.

Questo contributo lo darà fra poco con il libro "La Società dei socialisti" di cui leggo qui la conclusione:

"L'antitesi è gravida.

Il mondo destinato a morire non sarà quello di società consigliari, libere, uguali e giuste, ma quello delle istituzioni gerarchiche, piramidali, paternalistiche, carismatiche, autocratiche, verticistiche e repressive, cioè cattoliche. Il potere in quanto tale è sempre più dissacralizzato e non legittimato, comunque tenti di presentarsi e di conservarsi.

La vera novità del nostro tempo è di avere cominciato ad avvertire la intollerabilità non solo della proprietà privata, ma anche della proprietà privata del potere.

La scommessa, lucida, cosciente delle difficoltà, non deterministica, democraticamente programmata, vincolata alla coincidenza fra fini e mezzi, liberatoria perchè libertaria, egualitaria perchè giusta, è nell'alternativa al sistema ed ai sistemi, basati su poteri centralistici e coercitivi.

La strada è quella della talpa, di cui parlava Marx, che ha ricominciato il suo lavoro di scavo. Non è possibile prevedere quanto tempo impiegherà nel percorso sotterraneo. Ma, ad un certo punto, riemergerà ad occhi aperti e con il socialismo fra i denti.

Il resto sono modi, o fughe, o catene per allungare i dolori del parto per interessi di parte. Dentro il sistema".

ROBERTO GUIDUCCI

Milano, luglio 1976

 
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