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MLD - 17 luglio 1976
XVI CONGRESSO RADICALE: INTERVENTO DEL MOVIMENTO DI LIBERAZIONE DELLA DONNA

SOMMARIO: Il "Movimento di Liberazione della Donna", federato al Partito radicale, si compiace della scelta del Pr di candidare in maggioranza e in testa di lista delle donne e dell'elezioni di due deputate su quattro eletti. A proposito delle polemiche con gli altri gruppi femministi che accusano l'MLD di essere subalterno rispetto al Pr, si afferma che »oggi sfederarsi, di fronte alle incomprensioni, non ha senso, perchè vuol dire snaturarsi profondamente e cedere subito davanti alle ovvie difficoltà del difficilissimo ruolo che come MLD abbiamo scelto di giocare. E chiaro infatti che autonomia è cosa ben diversa da federazione, e che il nostro compito e proprio cercar l'autonomia politica, costruttiva, che il movimento femminista cosiddetto "autonomo" non ha raggiunto . Infine l'MLD precisa i contenuti di una prosta legislativa sull'aborto.

(XVI CONGRESSO STRAORDINARIO DEL PARTITO RADICALE, Roma, 16, 17 e 18 luglio 1976)

La scelta di partecipare alle elezioni è stata per l'MLD certamente una scelta conseguente, ma anche un pò fuori dell'ordinaria amministrazione, che ci ha portate a chiarire e precisare alcune posizioni. Il PR si dichiara, e cerca concretamente di essere, "partito femminista" così come antimilitarista o anticlericale. Il patto federativo nazionale col Movimento di Liberazione della Donna nasce proprio da qui, per il conseguimento di obiettivi comuni e particolari: nel nostro caso la liberazione della donna e quindi di volta in volta il divorzio, il diritto di famiglia, l'aborto libero, ecc. Fino ad oggi però, il patto federativo è stata una cosa data per scontata, ma poco chiara, L'MLD risentiva del fatto di essere nato dal PR, di essere insomma appena nato e già federato, per cui la federazione diventava una eredità che ci si portava appresso senza troppo rifletterci sopra e a volte con fastidio.

La scelta elettorale è stata invece un momento di consapevolezza e responsabilità in cui di fronte alla spaccatura sempre più accentuata tra femminismo marxista e femminismo libertario e radicale, ci siamo schierate e collocate in modo preciso in un'area, senza possibilità di ambiguità o equivoci.

Ritenevamo essenziale la decisione di mettere in maggioranza e in testa, nelle liste, le donne, per mettere in pratica subito il concetto delle uguali opportunità, senza le quali non ci può essere vera parità tra i sessi, e a cui abbiamo ispirato il nostro progetto di legge, recepito dal PR nella carta delle libertà.

Ritenevamo che le donne in parlamento non solo sonno importanti per condurre le lotte femministe, che possono condurre anche i parlamentari maschi, ma perchè si comincia anche a sconvolgere l'ordine per cui ai posti decisionali, magari per lottare per le donne, ci vanno gli uomini.

Volevamo che le donne del movimento, le donne delle piazze e delle autodenuncie andassero a rappresentare anche in parlamento, le donne, direttamente, per dimostrare che ci dobbiamo autogestire fino in fondo.

E poi ovviamente volevamo portare i nostri temi nelle campagna elettorale, l'aborto che tutti avevano dimenticato, e tutto il resto. Si temeva che le donne non avrebbero votato donna (perchè come sempre considerate "immature") e tanto meno avrebbero votato donna gli uomini; ci accusavano di esserci fatte strumentalizzare e accusavano il PR di disonestà nei confronti sia delle donne in lista sia delle elettrici.

I fatti ci hanno dato ragione. Come si rileva anche dall'ultimo numero di NR, le donne capilista, tranne poche e prevedibili eccezioni, sono rimaste in testa, e comunque hanno ottenuto moltissimi voti. Non solo: secondo i sondaggi demoscopici, secondo quanto abbiamo potuto constatare sia dal filo diretto tenuto a Roma tra i candidati e gli ascoltatori di Radio radicale, sia dagli incontri, dai comizi, dai dibattiti, tra gli elettori del PR le donne sono probabilmente la maggioranza, e comunque una grossa percentuale. E se a volte, specie nelle piazze del sud le donne erano poche, per ovvi motivi, i comizi delle campagne hanno avuto più seguito e più successo degli altri, più partecipazione e più attesa. Tutto questo dimostra che oggi il femminismo è veramente una bomba innescata, un dato politico dirompente. E' quindi essenziale che il partito tenga sempre presente nelle sue scelte politiche il discorso delle uguali opportunità alle donne, che continui sulla strada che ha imboccato per le elezioni, che confe

rma la sua coerenza e onestà: noi non vogliamo fare discorsi "corretti" ma soprattutto riuscire fin da oggi, anche nei nostri metodi di lotta, a prefigurare la società diversa che vogliamo, perciò se da una parte è giusto che il PR si faccia carico in prima persona di una politica di liberazione della donna, e conduca lotte femministe, dall'altra deve rendersi conto, ed è più difficile, che le donne vogliono autogestirsi e avere uguali opportunità. E qui entra in gioco il problema dei nostri rapporti col PR, in fase riorganizzativa, e con il gruppo parlamentare, in particolare con le parlamentari femministe.

Abbiamo fatto la campagna per far eleggere le donne nelle liste radicali, abbiamo contribuito alla elezione delle parlamentari radicali, che non sono solo radicali ma anche femministe, e di fronte all'opinione pubblica sono femministe dell'MLD. Il fatto che il Movimento di Liberazione della Donna, anche solo come sigla, è stato ed è un riferimento dato per scontato, che esiste e che è supporto più o meno visibile delle loro lotte e dichiarazioni, è una garanzia, ed è una delle cose che contribuisce a differenziare le parlamentari radicali dalle altre donne deputate, che sono solo donne di partito e basta. Allora o il rapporto con le parlamentari femministe è reale e dialettico, o il rischio è che il Movimento di Liberazione della Donna diventi solo un'etichetta di comodo. A questo punto le compagne in parlamento dovrebbero, magari insieme col PR, assumersi il carico di rappresentare tutto il femminismo radicale libertario e le sue lotte (anche perchè le lotte dell'MLD sono quasi tutte a sbocco parlamentare)

e a noi non resterebbe che prendere atto della inutilità della nostra esistenza. Ma se inutili non siamo allora la nostra crescita e vita come MLD dovrebbe stare a cuore tanto a noi che al PR e a tutta l'area socialista e libertaria a cui apparteniamo.

Oggi sfederarsi, difronte alle incomprensioni, non ha senso, perchè vuol dire snaturarsi profondamente e cedere subito davanti alle ovvie difficoltà del difficilissimo ruolo che come MLD abbiamo scelto di giocare. E chiaro infatti che autonomia è cosa ben diversa da federazione, e che il nostro compito e proprio cercar l'autonomia politica, costruttiva, che il movimento femminista cosiddetto "autonomo" non ha raggiunto. Se il patto federativo è una scelta consapevole che vogliamo mantenere, a cui teniamo, va confermata nei fatti ogni giorno e i rapporti col PR devono essere più chiari di prima: e questo è il momento per farlo, visto che il PR è in una situazione nuova e deve riorganizzarsi.

Nella Campagna elettorale abbiamo promesso che avremo subito fatto la legge sull'aborto, e la legge è stata proposta. Come MLD la nostra posizione sarebbe stata depenalizzazione totale, l'aborto equivale a qualunque atto medico e quindi non c'è bisogno di regolamentarlo. Anche nella nostra piattaforma si parla di liberalizzazione pura e semplice, perchè non ci dovrebbero essere leggi sul nostro corpo. In realtà poi il Movimento di Liberazione della donna ha presentato dapprima un progetto di legge di iniziativa popolare in cui l'aborto era depenalizzato, poi però ha appoggiato il progetto Fortuna, che era una vera e propria regolamentazione, perchè era da noi considerato un primo passo nella lotta per l'aborto libero.

Il collettivo parlamentare ha considerato che per trovare in parlamento sul progetto era necessario mettere il limite di 90 giorni, oltre il quale c'è un'ampia casistica ma, per la donna e il medico che praticano l'intervento al di fuori della casistica c'è una multa. Questa formulazione è stata decisa sulla base delle valutazioni politiche che abbiamo detto, e non rispecchia la nostra posizione di sempre. come femministe. Il progetto, che parzialmente abbiamo contribuito a formulare; ci sembra comunque buono, anche posto a confronto con quello presentato dall'on.Magnani Noja. Quest'ultimo penalizza (è anzi prevista la galera) il medico che pratica l'aborto dopo i novanta giorni fuori dai casi previsti: il che vuol dire che la donna non troverà medici disposti a farla abortire o che dovrà subire i ricatti. A questo proposito anzi noi siamo contrarie a qualunque differenza tra la pena alla donna e al medico , (cosa invece prevista nel progetto presentato dai nostri parlamentari) perchè si traduce in una maggi

ore ricattabilità della donna. Rendendo più difficile alla donna trovare un medico disponibile non si elimina l'aborto clandestino. Inoltre nel progetto Magnani Noia è previsto che la donna richieda un'autorizzazione, se vuol abortire dopo i 90 giorni, e in quello radicale no; importantissimo è poi l'art. sulle minorenni in cui ancora il progetto radicale è migliore come noi abbiamo sempre detto non si richiede nessuna autorizzazione da parte dei genitori.

Come MLD appoggiamo il progetto e ci impegneremo a fondo nelle piazze, con tutti i mezzi di sempre per farlo passare, comunque per far passare al più presto la migliore legge. Ci sono alcuni punti per noi irrinunciabili come durante la battaglia parlamentare bisognerà difendere; l'art. sulla donna minorenne, la norma transitoria che le deputate radicali si sono impegnate a presentare come emendamento, secondo la quale per tre anni dopo l'entrata in vigore della legge le pene non sono applicate, il fatto che comunque la donna non deve chiedere autorizzazioni.

Lotteremo da fuori contro la posizione comunista e signoriliana (cioè di una parte del PSI) che vuol limitare la autodeterminazione della donna, per rendere la cosa più digeribile alla DC; chiederemo alle donne socialiste, che spesso ci siamo trovate accanto, alle donne dell'UDI e alle nuove parlamentari comuniste di prendere posizione magari anche contro il loro partito, perchè non passi la limitazione della libera scelta della donna, anche se in questo senso le prime dichiarazioni dell'UDI non sono confortanti. Ma conosciamo queste compagne e sempre poi, nel confronto con la loro base, sono state indotte a mutare parere: l'importante è prendere iniziative noi, intanto, insieme a tutto il movimento femminista perchè gli eventuali tentativi di compromesso non passino nel silenzio. In vista della scadenza elettorale tutti i partiti hanno giocato la carta del recupero dei voti femminili, e tutti in maniera chiaramente strumentali, (attribuendosi meriti, nella lotta di liberazione della donna, che in realtà non

hanno o che sono stati quasi costretti ad avere; e poi c'è stato il mistificante appello della Falcucci in TV. Se i voti delle donne sono ancora andati alla DC della Falcucci in buona parte, nonostante la crescita del movimento femminista e della mobilitazione delle donne sui nostri temi in particolare l'aborto è stato perchè la sinistra è in enorme ritardo, un ritardo colpevole, nei confronti delle donne. Non si può credere che le elettrici si facciano poi prendere in giro da qualche bugia pre elettorale o da qualche donna in TV, quando non abbiamo mai visto un impegno reale della sinistra in questo senso, quando è mancata un'alternativa ai modelli e ai valori clericali-mammisti e c'è stata una totale assenza di una strategia politica per la liberazione della donna. Comunque ci è sembrata positiva questa caccia al voto femminile perchè è anche questo un segno di aumento, ed è una conseguenza indiretta delle nostre lotte. La sinistra arriva tardi, arriva magari in modo sbagliato, ma arriva, come sull'aborto

, come sugli anticoncezionali, come domani sulle leggi di parità: e anche questa è una nostra conquista.

Come MLD, anche se ovviamente in minor misura del partito, siamo cresciute durante le elezioni, e il nostro congresso, che terremo nella prima metà di ottobre, sarà anche un congresso di riorganizzazione, perchè su questo siamo state abbastanza carenti; ma sarà anche un congresso di iniziative politiche e soprattutto di lancio del progetto di iniziativa popolare per la parità dei sessi, su cui organizzeremo quest'anno la raccolta delle 50.000 firme necessarie per portarle in parlamento. Questo progetto da corpo a molte delle indicazioni della nostra piattaforma (parità nel lavoro extradomestico, nelle scuole e nei programmi scolastici servizi sociali, ecc) ed era stato previsto nella mozione finale dell'ultimo nostro congresso, tenuto nell'aprile del '75. Ci sono state la legge inglese, le proposte della Giroud in Francia, e da noi la proposta Carrettoni, che, pur molto più limitata della nostra, è sulla stessa linea. Ci sembra quindi urgente far conoscere e firmare la nostra proposta per creare il dibattito

nel paese e portarla in parlamento, scorporandola dal contesto della carta della libertà del PR in cui era stata recepita, e che non sappiamo se sarà rimaneggiata, destinata ad altro o quando sarà tradotta in progetti di iniziativa popolare. Poichè federazione vuol dire lotta comune sugli obiettivi che si condividono, per darsi forza a vicenda, proponiamo queste cose a questo congresso anche se probabilmente più opportune come sedi saranno il nostro prossimo congresso o quello ordinario del PR a novembre, che seguirà di poco quello del MLD.

 
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