di Gianfranco SpadacciaSOMMARIO: Il segretario del Partito radicale delinea i temi del Congresso straordinario del Pr che si svolgerà a Roma dal 16 al 18 luglio: per consolidare il successo elettorale del 20 giugno è necessario che i partito si dia una struttura organizzativa capace di raccogliere e non di respingere le nuove energie militanti che si sono prodotte in occasione della campagna elettorale e della raccolta di firme per il referendum sull'aborto.
(NOTIZIE RADICALI n.30, 5 ottobre 1976)
Il 16, 17 e 18 luglio a Roma appuntamento per tutti i radicali al congresso straordinario del Partito. Era un appuntamento che avevamo previsto nell'ipotesi di insuccesso e di sconfitta elettorale (e se quella sfortunata ipotesi si fosse verificata, avremmo dovuto rimettere in discussione, a cominciare dalla stessa esistenza del Partito), ma che si rivela necessario ed opportuno anche ora che abbiamo conseguito l'obiettivo limitato che ci eravamo proposti di portare in Parlamento una pattuglia di deputati radicali.
Per gli altri partiti i congressi sono sempre avvenimenti eccezionali, per il nostro invece scandiscono la sua vita ordinaria, sono lo strumento ordinario della nostra democrazia interna, anche quando nascono da una convenzione e da una occasione straordinaria come l'attuale. E come per tutti i congressi radicali, anche per questo il successo e la riuscita sarà determinata in primo luogo dalla partecipazione e dalla mobilitazione dei militanti, dei sostenitori non iscritti, dei simpatizzanti, degli elettori che hanno dato il loro voto il 20 giugno alle liste della rosa nel pugno. Secondo le abitudini correnti, metà luglio non è un periodo idoneo per una assemblea nazionale, perché è "periodo di vacanza". Ma i radicali hanno dimostrato in altre occasioni di saper sconvolgere le abitudini, le loro e quelle degli altri, e di saper "occupare" felicemente il tempo libero, unificando libertà individuale e incontro e mobilitazione collettivi, vacanza e impegno politico. I giovani che sono sotto esami, organizzino i
l loro studio in modo da liberare quel fine settimana, e lo stesso facciano gli insegnanti impegnati negli esami di maturità. Chi è in vacanza sospenda per due giorni la villeggiatura. Chi aveva previsto la partenza per quel sabato, la rimandi di quarantotto ore. I genitori portino i loro bambini. I giovani senza soldi vengano con l'autostop, con la canadese o con il sacco a pelo. Le associazioni radicali, dopo le fatiche elettorali, assicurino questo altro impegno, preparando viaggi collettivi, in treno o in pullman, e collaborando per la sistemazione dei compagni con gli uffici congressuali. Dobbiamo ritrovarci tutti in migliaia in una sala in cui tengono normalmente i loro congressi soltanto i partiti di massa, e sarà una straordinaria e felice occasione di conoscenza, di riflessione e di lavoro collettivo.
Non dovrà essere un congresso trionfalistico. Non ce ne sarebbero i motivi. Come tutte le nostre occasioni di incontro sarà anche un momento di gioia e di festa, ma non la celebrazione di una vittoria. Il fatto di aver raggiunto l'obiettivo di una rappresentanza radicale in Parlamento crea le condizioni per proseguire e per sviluppare le nostre lotte e per estendere e rafforzare la nostra organizzazione federativa e libertaria. Ma dovremo affrontare un periodo di iniziativa politica intensa, unitaria e serrata in condizioni politiche difficili.
Non dovrà essere neppure un congresso sostitutivo del congresso ordinario, che si svolgerà alla scadenza normale di inizio novembre, a Napoli, e che dovremo preparare già con questo primo appuntamento congressuale e con l'azione organizzativa e politica del partito nei prossimi mesi. Quella sarà la sede del dibattito politico generale, della riconsiderazione e dell'approfondimento della nostra linea politica generale.
Di slancio sulla spinta del risultato elettorale, ma senza trionfalismi, dovremo proiettarci subito sugli impegni che ci attendono concentrandoci nel dibattito su alcuni temi essenziali, sui quali è necessario darci indirizzi e deliberazioni comuni.
Il primo problema riguarda il partito, l'estensione dell'organizzazione radicale e il processo di attuazione dello statuto. Migliaia di nuovi militanti hanno contribuito in ogni parte d'Italia allo sforzo della campagna elettorale. Da un primo sommario e parziale bilancio ci risulta l'esistenza di centocinquanta nuovi recapiti in altrettante località diffuse in tutte le regioni, ai quali corrispondono nella grande maggioranza dei casi nuove realtà associative costituitesi durante la campagna elettorale. La maggior parte di questi nuovi compagni avevano avuto in precedenza solo rapporti episodici con il partito (adesione a singole battaglie), ne avevano una conoscenza sommaria e spesso nessuna conoscenza.
A Roma, in tutte le grandi città esistono per la prima volta le dimensioni quantitative per realizzare una diversa qualità dell'organizzazione radicale, fatta di una molteplicità di esperienze associative, nei quartieri, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, o realizzate a partire dai più diversi settori di interesse e di impegno politico e sociale.
Il partito, come il suo elettorato, sono tuttora una piccola realtà, le punte emergenti di un più vasto movimento socialista e libertario che affonda le sue basi in tutta la sinistra e nell'intera società. Tuttavia la campagna elettorale, come ieri in dimensioni minori lo sforzo della raccolta delle firme per il referendum sull'aborto, è stato un formidabile acceleratore del processo di sviluppo del partito. Il partito del dopo elezioni è diverso, nella sua estensione territoriale e nella sua composizione, del partito che esisteva prima delle elezioni. Ora bisogna evitare che la situazione organizzativa del partito e i suoi insediamenti associativi diventino una strozzatura che respinga invece di accogliere, per inadeguatezza, le nuove energie militanti. Come bisogna evitare che l'estensione dell'organizzazione radicale si realizzi ripetendo le vecchie e stanche abitudini organizzative dei partiti tradizionali, viziate di centralismo e di burocraticismo, incapaci di alimentare iniziative politiche e militant
i.
Tutti i nuovi compagni, i nuovi iscritti, i sostenitori e gli elettori, come hanno già mostrato di comprendere durante la campagna elettorale, devono "occupare" il partito con le loro iniziative, con le associazioni che loro devono creare. E devono farlo cominciando a venire ad occupare il congresso straordinario del 17 e 18 di luglio. I partito regionali devono diventare l'espressione di questa nuova realtà. Gli strumenti di intervento e di servizio nazionale devono cercare di favorire questo processo di trasformazione e di crescita. Bisogna disordinare il partito a tutti i livelli per favorirne la riorganizzazione e la nuova organizzazione in aderenza ai criteri libertari, federativi, autogestionari del nostro statuto. Questo è anche il difficile compito che deve essere assolto da tutti coloro che hanno incarichi di responsabilità e di direzione politica nel partito, di tutti i vecchi militanti.
Il congresso, in mancanza di quotidiani e di una struttura organizzativa più solida e ampia, è lo strumento più rapido e più economico di cui disponiamo per avviare questo processo di adeguamento e di trasformazione. La conoscenza reciproca e l'informazione sono le premesse essenziali di qualsiasi azione organizzativa e politica.
Dobbiamo poi riprendere in mano e rileggere la mozione congressuale del novembre scorso, vedere quanto di essa è stato attuato e quanto a causa delle elezioni è rimasto inattuato; precisare di conseguenza gli impegni unitari e nazionali, federativi e collettivi, del partito, da qui al novembre prossimo.
Ci sono i problemi del governo e degli equilibri politici generali, sui quali la nostra posizione è nota e non ha neppure bisogno di essere richiamata e precisata. Ma quali che siano le soluzioni che si sceglieranno, il nostro compito è quello di imporre alla sinistra l'attuazione della Costituzione, la riforma dello Stato, l'impegno generale per un corretto funzionamento delle istituzioni. Dovremo in questa direzione precisare le nostre iniziative specifiche di lotta e prepararci fin d'ora a far ricorso, di nuovo con successo, allo strumento del referendum popolare e agli altri strumenti di democrazia diretta l'anno prossimo.
C'è il problema della crisi del PSI e dell'area elettorale socialista. Chi, come Scalfari, ci attribuiva un ruolo di disturbo e di concorrenza elettorale nei confronti del PSI, è stato smentito dai fatti. Le liste radicali sono state un piccolo argine, ma un argine della grande frana politica ed elettorale socialista, e l'organizzazione socialista libertaria del Partito Radicale, con la sua strategia alternativa, appare fino ad oggi come l'unica risposta positiva a questa crisi. Dovremo confermare le nostre proposte e prospettive congressuali. Essere attenti e partecipi al difficile dibattito che i compagni del PSI si accingono ad affrontare. Essere aperti e disponibili alle proposte di collaborazione che ci potranno venire dal PSI a tutti i livelli. Il primo e migliore contributo che possiamo dare a questo processo e a questo travagliato è però quello di estendere le nostre lotte, la nostra organizzazione e portare avanti la nostra esperienza statutaria, cioè approfondire la nostra "diversità" socialista pe
r creare le premesse, di un nuovo grande, e diverso, partito socialista.
Dovremo prendere inoltre importanti deliberazioni comuni: in primo luogo quella riguardante il finanziamento pubblico dei partiti, coerentemente con la nostra posizione che ci ha visto sempre intransigentemente schierati contro la legge sul finanziamento pubblico.
Con la rappresentanza parlamentare abbiamo conquistato, un importante e nuovo strumento di lotta all'interno delle istituzioni.
Marco Pannella, Adele Faccio, Mauro Mellini, Emma Bonino vanno a Montecitorio a installare una testa di ponte del partito radicale e del grande movimento socialista libertario, femminista, dei diritti civili che abbiamo creato negli anni passati. Ma il più grave errore che potremmo commettere è quello di far vivere il partito in funzione delle iniziative parlamentari. Perché queste iniziative possano avere successo, è necessario un partito e un movimento che moltiplichi la sua presenza nel paese, che serbi intatte e rafforzi e diffonda ad ogni livello e in ogni luogo le sue caratteristiche di iniziativa, di lotta, militanti. Deve sempre più diventare il partito della disubbidienza civile, di una organizzazione alternativa libertaria, della liberazione della donna, di liberazione delle minoranze, degli emarginati, della libertà sessuale, degli strumenti di democrazia diretta, delle campagne di massa contro il regime.
Dobbiamo farlo a cominciare dal primo impegno che ci attende subito dopo il congresso: la marcia antimilitarista che ci vedrà quest'anno impegnati in Friuli, in Sardegna e in Francia.