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Notizie Radicali - 3 febbraio 1977
Legge sull'aborto: perché abbiamo votato contro

SOMMARIO - I motici che hanno indotto i deputati radicali a votare contro la legge sull'aborto dopo aver condotto nel paese e nel parlamento la campagna per la sua legalizzazione: non riconosce il diritto di decisione alla donna; non consente l'aborto nelle strutture private; ha escogitato un meccanismo di obiezione di coscienza che renderà indisponibili intere cliniche cattoliche finanziate dallo Stato.

(NOTIZIE RADICALI n. 4, 3 febbraio 1977)

I motivi che hanno indotto il Partito Radicale a votare contro la legge sull'aborto in discussione in Parlamento sono tanti, almeno quanti sono gli articoli. Fondamentalmente perché questa legge non riconosce alcun diritto alla donna (ma solo il diritto a non correre "gravi" pericoli di salute); per l'ipocrita casistica e per la procedura, che sarà respinta (come lo è già dai medici del Lazio) già dai medici clericali che da quelli progressisti; per il rifiuto di norme transitorie che permettano l'aborto anche in strutture private, visto che l'80 per cento dei ginecologi ufficiali dichiara di ignorare il metodo Karman, così che le donne saranno costrette a scegliere tra il faticoso ed umiliante raschiamento di Stato e il metodo dell'aspirazione nella clandestinità: abbiamo votato contro perché questa legge non fornisce alcuna garanzia circa l'impraticabilità delle strutture ospedaliere pubbliche in gran parte d'Italia, dove, se centinaia di migliaia di donne fossero costrette ad abortire non ci sarebbe più p

osto e modo nemmeno di partorire; per l'obiezione di coscienza escogitata per cliniche intere e per l'Università Cattolica, convenzionate e finanziate dallo Stato, allucinante precedente che peserà come ipoteca anche contro la riforma sanitaria, se mai verrà. Per il fatto che le minorenni che non possono abortire se non su giudizio del medico e dietro autorizzazione dei genitori, saranno di nuovo costrette a ricorrere alla mammane.

Riteniamo che quella approvata alla Camera sia una legge-culla di un testo ancora peggiore: al Senato lo peggioreranno, grazie agli accordi Vaticano-cattolici comunisti, rodaniani e lavalliani. Poi alla Camera, di nuovo, si dirà che poco è meglio di nulla; proprio come per la revisione o l'abrogazione del Concordato con argomenti propri di "un riformismo" alla Tanassi o alla Fanfani.

Abbiamo votato contro perché con questa legge è passata una "revisione" delle leggi Rocco, invece che la loro abrogazione. Per gli stessi identici motivi per cui abbiamo lottato assolutamente da soli per molti anni con il MLD e il CISA, coi digiuni, la disobbedienza civile, gli arresti di Gianfranco Spadaccia, Emma Bonino, Adele Faccio, Giorgio Conciani e decine di altri, le oltre 100 mila donne assistite a nostro rischio e pericolo; per gli stessi motivi per cui abbiamo raccolto 800 mila firme per il referendum di totale depenalizzazione (che non si tiene ancora per una miserabile truffa); perché siamo contro il flagello dell'aborto clandestino di massa e di classe, che invece, con la legge attualmente in discussione, continuerà a restare la regola. Perché siamo per la libertà della donna, libertà negata, oggi come ieri, visto che si potrà abortire solo testimoniando ufficialmente che altrimenti si rischia la pazzia o una grave malattia...

Abbiamo insomma votato contro perché ci hanno servito un piatto di cacca con una spalmata di tartufi e di spezie sopra: un cambiamento perché tutto restasse come prima. Riteniamo che sarebbe stato meglio un referendum abrogativo invece di una pessima legge qual è questa; ma se, assieme al MLD, al CISA, al PR non si mobiliteranno con durezza anche le donne socialiste e cristiane, i compagni e le compagne comuniste, i demoproletari, il guaio ormai sarà fatto, e ancora sulla pelle della democrazia e delle donne.

Abbiamo votato no responsabilmente, come deputati e come radicali: se una legge è cattiva (e questa indiscutibilmente è pessima), come legislatori abbiamo un solo compito, quello di opporci a chiunque proponga e sostenga questa legge.

 
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