SOMMARIO: La cronologia dell'iniziativa che ha impegnato la segretaria del Pr Adelaide Aglietta e numerosi militanti in una azione nonviolenta di digiuno per la riforma e la smilitarizzazione del Corpo degli agenti di custodia.
(NOTIZIE RADICALI n. 4, 3 febbraio 1977)
La segretaria nazionale del Partito Radicale, Adelaide Aglietta, il presidente del Consiglio Federativo Nazionale, Gianfranco Spadaccia, Walter Baldassari, delle Segreteria nazionale, oltre una decina, fra dirigenti e militanti del partito, hanno iniziato un digiuno al fine di richiamare urgentemente l'attenzione del governo e dell'opinione pubblica sulle disumane condizioni di vita nelle carceri, che coinvolge anche gli agenti di custodia, per i quali chiediamo provvedimenti urgenti. Tra questi l'adeguamento delle retribuzioni e la smilitarizzazione, onde consentire una qualificata e responsabile partecipazione alla vita dell'istituzione carceraria.
Era indispensabile reagire contro il tentativo di Andreotti di sospendere l'applicazione della riforma carceraria, quale ultimo atto di irresponsabilità e di sfrenata demagogia che, di fronte alla crisi della giustizia e alla crisi del sistema carcerario, contraddistingue l'intera classe politica.
L'ordine nelle carceri non si riporta con queste misure improvvisate, ma dotando finalmente il sistema carcerario di quegli strumenti, di quei mezzi ed organici per i quali il Parlamento ed il governo, nonostante gli impegni assunti, hanno fin qui negato gli stanziamenti necessari.
La vera causa dell'ingovernabilità e del disordine nel sistema carcerario italiano, è proprio nella politica di repressione indiscriminata, che di fronte all'acuirsi della criminalità, è stata adottata dai governi, senza alcuna scelta politica carceraria e giudiziaria. Come conseguenza di questa repressione indiscriminata, si sono riempite le carceri senza tener in alcun conto l'insicurezza degli istituti di pena e la carenza degli organici a tutti i livelli. L'unica politica è stata quella di criminalizzare settori sempre più vasti della popolazione povera ed emarginata, fornendo proprio in carcere la base di massa alla criminalità organizzata politica e comune.
Di fronte a questa incapacità di autocritica, a tanta irresponsabilità e demagogia, rivendichiamo il merito di essere stati gli unici, in Parlamento e nel paese, a portare avanti una politica per la reintegrazione dell'ordine e della legalità. Ci battiamo, dunque, con il nostro digiuno, perché con immediati provvedimenti legislativi, il governo adempia agli obblighi cui lo impegna una mozione alla Camera. E ci battiamo perché, con un provvedimento di amnistia, sia ristabilita, in attesa della riforma dei codici, un giusto equilibrio fra capacità delle strutture carcerarie e numero dei reclusi. Con la nostra iniziativa chiediamo pertanto:
1) immediata emanazione da parte del governo di un decreto-legge migliorativo delle condizioni di lavoro degli agenti di custodia;
2) immediata nomina del relatore della mozione radicale che impegna il governo a prendere queste misure;
3) dibattito televisivo su "Non violenza e ordine pubblico".
I giorni del digiuno:
8 gennaio:
Adelaide Aglietta, segretario nazionale del Partito Radicale e Giuseppe Caputo, membro della Segreteria, iniziano uno sciopero della fame per richiamare l'attenzione del governo e dell'opinione pubblica sulle disumane condizioni di vita e di lavoro in cui agiscono le guardie carcerarie e sulle incombenti, nuove tragedie che nei prossimi giorni debbono temersi per l'ondata di prevedibili e quasi favorite evasioni di detenuti armati dalle carceri italiane.
9 gennaio
Il Presidente del Consiglio Federativo, Gianfranco Spadaccia si associa al digiuno di Aglietta e Caputo. Spadaccia accusa Andreotti e i partiti lo sostengono di "essere il diretto responsabile delle evasioni di pericolosi criminali, degli eccidi e dei disordini che si sono diffusi negli istituti di pena. "Andreotti ha infatti minacciato di sospendere la riforma carceraria".
10 gennaio:
Si associano al digiuno di Aglietta, Caputo e Spadaccia, anche Baldassari, membro della Segreteria Pietrolucci, Lipperini, Vecellio, Boschini.
11 gennaio:
I digiunatori chiedono un incontro con il Ministro di Grazia e Giustizia Bonifacio, per illustrargli i motivi della protesta. Manifestazioni a S. Basilio e a Civitavecchia, per l'amnistia.
14 gennaio:
Sesto giorno di digiuno; si uniscono anche Stefano Anderson e Maria Schettino. Il dott. Boglino visita i digiunatori e riscontra i primi sintomi della prolungata astensione del cibo (debolezza, capogiri ecc.). Gli agenti di custodia di Verona si autoconsegnano. La locale associazione radicale, esprime loro la sua solidarietà.
I digiunatori chiedono un colloquio con il Presidente del consiglio Andreotti per illustrargli i motivi della protesta.
15 gennaio:
Andreotti rifiuta ufficialmente di incontrare la Segreteria radicale. Manifestazione del PR davanti a palazzo Chigi. L'associazione dei direttori dei penitenziari (ANFDAP), esprime la sua solidarietà verso gli agenti che si sono autoconsegnati. Giuliana Cabrini, della Lega Non Violenta dei detenuti inizia uno sciopero della fame, perché non sia attuata la sospensione della riforma carceraria.
16 gennaio:
Marco Pannella invia agli agenti di custodia di più di sessanta carceri italiane dove si svolgono le proteste per il miglioramento delle condizioni di lavoro un telegramma: si chiede la solidarietà degli agenti con la lotta dei digiunatori.
Le guardie carcerarie delle "Nuove" di Torino esprimono la loro piena solidarietà con la lotta intrapresa dai digiunatori.
18 gennaio:
Decimo giorno di sciopero della fame; si uniscono alla protesta Coccato, Gardin, Traverso del PR di Padova. Loredana Lipperini, costretta a sospendere lo sciopero per disturbi cardiocircolatori. Le guardie di Firenze, Padova e Milano si incontrano con i radicali ed esprimono la loro solidarietà con la lotta dei digiunatori. Telegrammi di appoggio dalle guardie di Torino e Agrigento.
19 gennaio:
Anderson, Schettino e Boschini costretti a sospendere il digiuno per precarie condizioni di salute.
21 gennaio:
Tredicesimo giorno di sciopero della fame. Il dotto Boglino definisce preoccupanti le condizioni di salute dei digiunatori. Manifestazione del PR di Verona in appoggio alla protesta degli agenti. Si autoconsegnano le guardie di Lodi.
23 gennaio:
Raggiunto uno degli obiettivi del digiuno: il Presidente della Commissione Giustizia della Camera, Misasi comunica al PR di aver nominato il relatore alla proposta radicale sull'amnistia: è Dino Felisetti (PSI). Telegrammi di solidarietà con i digiunatori dalle carceri di Taranto, Firenze, Verona, Novara, Padova, Milano, Brescia ecc.
24 gennaio:
Incontro dei digiunatori con il Ministro di Grazia e Giustizia, Bonifacio, che accoglie "con interesse" le proposte radicali. Denunciata, nel corso di una conferenza stampa la situazione intollerabile che rende necessario il ricorso allo sciopero della fame ad oltranza: "Come per l'aborto, il Concordato, le misure economiche, sul'ordine pubblico, il governo confisca l'informazione e il dibattito attraverso i mezzi di comunicazione di massa".
25 gennaio:
Diciassettesimo giorno di sciopero della fame; si associa alla protesta anche il segretario del PR del Lazio, Angiolo Bandinelli. Da Firenze si uniscono Sandro Corsi e Gianfranco Mannini. Continua la solidarietà degli agenti con i radicali: telegrammi di sostegno da Montelupo Fiorentino, Aversa e Gorizia.
Una delegazione della Lega Non violenta dei Detenuti si incontra con Cossiga, che si impegna a non sospendere la riforma.
27 gennaio:
Diciannovesimo giorno di digiuno; si unisce alla protesta anche Marisa Galli, del collettivo parlamentare radicale. Peggiorate sensibilmente le condizioni di salute dei digiunatori. Ingrao si incontra con una delegazione dell'associazione direttori di carcere Anfdap, che gli illustrano la loro opposizione alla sospensione della riforma carceraria. Due detenuti di Firenze si uniscono allo sciopero della fame di radicali.
28 gennaio:
Ventesimo giorno di sciopero della fame; complessivamente i digiunatori hanno perso circa 70 chili. La segreteria del PR invia un telegramma a Barbato, Rossi, Zavoli, Selva, Pinzauti e ai comitati di redazione del TG e GR affinché si pronuncino sulla richiesta radicale di dibattiti su "Non violenza e ordine pubblico". Chiesti ai direttori e ai comitati di redazione dei maggiori quotidiani una tribuna libera per esporre i motivi dello sciopero.
29 gennaio:
I digiunatori annunciano che una loro delegazione che il 1· febbraio si recherà a palazzo Chigi e vi sosterà fino a quando non sarà ricevuta da Andreotti. Pannella lancia un nuovo appello alle guardie carcerarie e ai militanti del PR per un'immediata mobilitazione al fine di raggiungere gli obiettivi della protesta.
Il quotidiano di Torino, "La Stampa" concede una tribunale libera al segretario Adelaide Aglietta per esporre i motivi della protesta.
31 gennaio:
Andreotti riceve al 23· giorno di sciopero della fame una delegazione dei digiunatori: illustrati i motivi della protesta; Andreotti esprime il suo apprezzamento per la civile e responsabile iniziativa del PR e assicura la massima attenzione del governo per le richieste del PR. Il quotidiano di Milano "Corriere della Sera" concede a Gianfranco Spadaccia una tribuna libera.
1 febbraio:
Lo sciopero della fame proseguirà ad oltranza fino a quando i mezzi di comunicazione di massa (Rai-TV, in particolare modo), non permetteranno dibattiti sul "Non violenza e ordine pubblico". Il quotidiano di Milano "Giorno" e quello di Bologna "Resto del Carlino", concedono ad Aglietta e Spadaccia una tribuna libera per esporre i motivi del digiuno. Nessuna risposta invece da parte di "Paese Sera", "Messaggero" e "Repubblica", ai quali è stata avanzata identica richiesta.