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La Voce Repubblicana - 16 febbraio 1977
SE PLEBE VOLESSE DIVENTARE RADICALE
(La Voce Repubblicana)

SOMMARIO: Nel gennaio 1977 il senatore Armando Plebe si dimette dal MSI e annuncia ai giornali che sta meditando di chiedere l'iscrizione al Pr. Secondo lo statuto radicale chiunque può iscriversi senza possibilità di essere respinto ma questo non limita l'autonomia di giudizio di ogni iscritto radicale. Gianfranco Spadaccia esercita questo diritto di critica affermando che Plebe "è libero di meditare l'iscrizione a qualunque partito, anche il Pr. Per conto mio gli consiglio di meditare sullo stato confusionale che non da oggi contraddistingue il suo pensiero e le sue scelte". La "Voce Repubblicana" con un articolo redazionale si domanda se i radicali, nel caso in cui Plebe confermasse l'intenzione di iscriversi al Pr, modificheranno lo statuto.

(LA VOCE REPUBBLICANA, 16 febbraio 1977)

»Nessuno può utilizzare le capriole politiche e le stravaganze futuristico culturali del senatore Plebe, che ha accettato di militare per cinque anni nelle file del fascismo dei sicari dell'onorevole Almirante, dopo essere stato per 15 anni uno dei maggiori esponenti della cultura frontista . Questo è quanto si legge in un documento approvato dal consiglio federativo del Partito Radicale. La preoccupazione dei radicali sembra dunque quella di evitare che la singolare vicenda del senatore Plebe possa essere strumentalizzata a fini di denigrazione del partito di Pannella e Spadaccia.

Preoccupazione giustificata, dobbiamo dire, considerando che non a tutti i partiti capita di essere oggetto delle attenzioni di un uomo che con i suoi trascorsi politici e culturali tutto rappresenta tranne che un esempio di coerenza e di chiarezza. Armando Plebe, filosofo, titolare di cattedra, »barone , come egli stesso ha amato definirsi, prima marxista ortodosso, poi teorizzatore di una grande cultura di destra, si scopre improvvisamente vicino alle tesi ed alle battaglie politiche del Partito Radicale. Gli ultimi sviluppi sono noti: uscito dal Movimento Sociale, entra a far parte del neo costituito gruppo di Democrazia Nazionale, alla condizione che gli venga lasciata la possibilità di comportarsi autonomamente in merito alla legge sull'aborto: va una sera a cena con Marco Pannella, poi a più riprese dichiara di non escludere la possibilità di una sua entrata nel Partito Radicale.

E un fatto che indubbiamente è destinato a creare scalpore. Viene strumentalizzato dagli avversari dei radicali? Su questo è il caso di intendersi. Nessuno, ci pare, ha finora scritto o detto che il professor Armando Plebe è diventato radicale, che egli rappresenta i radicali, e, tanto meno, che i radicali sono come Armando Plebe. Plebe è Plebe, Pannella è Pannella: tra i due può darsi benissimo che non ci sia nulla in comune. Tutt'al più qualche commentatore politico si sarà fermato un pochino a sottolineare la singolarità di questi repentini incontri di strade che la politica italiana continua ad offrirci. E' strumentalizzazione questa?

Oppure è strumentalizzazione da parte nostra, o da parte di chiunque segua tra il divertito e l'annoiato le vicende dei radicali, il nascondersi che, allo stato attuale delle cose, l'iscrizione del senatore Plebe al Partito Radicale è tutt'altro che impossibile? Il Partito Radicale è, come si sa, un partito »libertario , che come tale non può ammettere che una domanda di iscrizione venga esaminata da qualcosa di simile alle apposite commissioni che esistono negli altri partiti. Stando così le cose, se Plebe domani si vorrà iscrivere al Partito Radicale, lo potrà fare: e diciamo Plebe, per dire un nome, potrebbe essere un qualsiasi altro transfuga, un altro folgorato, un altro »intellettuale insofferente di sistemi obbligati , come si è definito ieri in una dichiarazione l'inquieto professore.

La discussione in seno al consiglio federativo radicale è stata, a quanto si sa, molto vivace: il problema comunque non è stato risolto. Ora può darsi che il senatore Plebe rinunci al suo disegno di divenire radicale la dichiarazione di ieri potrebbe farlo pensare. E se tuttavia non rinunciasse? Si imporrà per il Partito Radicale una riforma statutaria? Oppure potremo vedere un Plebe radicale, in nome dello spirito »libertario di quel partito?

Sono, è chiaro, interrogativi, sui quali si può anche dormire la notte. Ma perché intanto rinunciare al divertimento

di stare a vedere questi radicali preoccupati di trovare un

modo abbastanza »libertario per non accettare una richiesta

d'iscrizione, sempre nella eventualità che una simile richiesta

venga presentata? Ci piacerebbe sapere se è questo onesto

divertimento che i radicali considerano strumentalizzazione.

 
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