SOMMARIO: Gli interventi di Adelaide Aglietta ed Emma Bonino alla conferenza stampa del 18 febbraio all'Hotel Minerva, nel corso del digiuno per sollecitare la riforma e la smilitarizzazione del Corpo degli agenti di custodia.
(NOTIZIE RADICALI n. 7, 24 febbraio 1977)
Adelaide Aglietta
"Il progetto di legge sul riordino del Corpo degli Agenti di Custodia, oltre che inquadrarsi nel movimento di rinnovamento democratico delle forze di polizia, può gettare le premesse per una soluzione dei gravi problemi delle comunità carcerarie.
Negli ultimi mesi abbiamo assistito, oltre alle manifestazioni dei detenuti, dell'insorgere di rivendicazioni da parte dei direttori delle carceri, degli operatori penitenziari e degli agenti di custodia. In particolare modo questi ultimi, dopo l'entrata in vigore della riforma penitenziaria, che ha previsto modi nuovi di espiazione della pena, e comunque della detenzione, sentono ancora di più l'umiliazione del loro stato.
E' per tali ragioni che la nostra proposta di legge prevede, accanto alla smilitarizzazione e alla conseguente immissione degli appartenenti al Corpo in un ruolo civile di assistenti penitenziari alle dipendenze della Direzione Generale Istituti di Prevenzione e Pena, anche una qualificazione degli stessi mediante idonei corsi professionali, di addestramento e di perfezionamento presso apposite scuole.
E' stato altresì previsto l'aggiornamento culturale, anche in istituti statali e facilitazioni per l'esercizio del diritto allo studio.
Le retribuzioni tengono conto dei nuovi compiti affidati agli assistenti, che affiancano gli altri operatori penitenziari nell'applicazione della legge di riforma, e del particolare servizio, sia per quanto riguarda le sedi disagiate, sia per quanto riguarda i turni di lavoro straordinario, festivo e notturno.
La nuova carriera, ben diversa da quella finora regolamentata, che prevedeva solamente dei "secondini", riveste carattere altamente sociale, per cui è da prevedere un rapido esaurimento dei ruoli cui potranno accedere giovani in cerca di prima occupazione"."
Roma, 18 febbraio '77
Emma Bonino
"Siamo al 40· giorno di sciopero della fame. Gli obiettivi erano e sono sempre minimi, ragionevoli ed urgenti. Sono ancora una volta obiettivi di governo, per far fronte ad una situazione gravissima e di emergenza per il paese tutto, dei quali ci siamo fatti carico nel momento in cui le forze di governo non hanno dimostrato la volontà di voler intervenire con tempestività, come richiedevano le risoluzioni dei dibattiti parlamentari.
Le nostre richieste, che hanno motivato il digiuno che Gianfranco Spadaccia, presidente del Consiglio Federativo, Valter Vecellio di "Notizie Radicali", Pino Pietrolucci di "Radio Radicale", Emma Bonino del gruppo parlamentare, altri militanti in tutta Italia ed io stiamo portando avanti, sono indirizzate a dare una soluzione di raccordo fra l'attuale situazione della giustizia e delle carceri, oramai al limite estremo della tensione, e le future riforme dei codici, che permetteranno, speriamo, una più equa amministrazione della giustizia e l'applicazione della riforma carceraria.
I provvedimenti che chiediamo da sei mesi, da 40 giorni con il digiuno, sono da una parte uno o più decreti legge relativi alle condizioni di vita e di lavoro degli agenti di custodia, per garantire la sorveglianza e la sicurezza nelle carceri: 1) aumento degli organici degli agenti; 2) aumento delle retribuzioni; 3) smilitarizzazione e sindacalizzazione del corpo, dall'altra parte l'avvio dell'iter parlamentare della proposta di legge radicale per la concessione di un'amnistia che interesserebbe in massima parte detenuti imputati di reati minori, l'80 per cento dei quali in attesa di giudizio. I due provvedimenti dovrebbero riportare un equilibrio fra popolazione carceraria-strutture-organico degli agenti di custodia, che permetta una normalizzazione della situazione negli istituti di pena, sottraendo alle mafie interne il controllo dei detenuti, e consentendo quindi l'inizio dell'applicazione degli istituti della riforma carceraria.
Per il primo obiettivo, nel merito del quale le forze politiche si sono già pronunciate favorevolmente durante il dibattito parlamentare sulla giustizia del 2 dicembre e quello sull'ordine pubblico, si tratta di provvedimenti per i quali c'è la caratteristica della straordinarietà ed urgenza prevista per i decreti legge, di cui da otto mesi il governo sta abusando.
Per il secondo obiettivo chiediamo semplicemente l'avvio dell'iter parlamentare della proposta di legge sull'amnistia, e che il Parlamento, magari assumendosi la responsabilità di respingerla, su di essa si pronunci.
Il silenzio del governo su tutto questo non può più essere considerato una conseguenza di una politica irresponsabile, ma, a questo punto, l'esperienza di una linea politica ben precisa, quella della provocazione e del ricatto.
Mentre da due mesi stiamo cercando di sollecitare una politica responsabile, la risposta è stata solo una serie di minacce (la sospensione della riforma, la creazione di carceri di rigore, l'inasprimento di alcune pene, nuove leggi speciali relative all'ordine pubblico, ecc...) che non hanno fatto che aggravare ulteriormente la tensione già esistente, l'incertezza ed il disorientamento della gente, il caos e il disordine nel paese.
Tutto questo può anche chiamarsi incitamento alla violenza: non è con nuove leggi Reale, con nuova repressione che si può disinnescare la spirale della violenza, ma con provvedimenti seri, responsabili, possibilmente concreti ed in positivo.
Questo quanto da 40 giorni stiamo chiedendo con lo sciopero della fame. Oggi il Consiglio dei Ministri è riunito con all'ordine del giorno provvedimenti relativi all'ordine pubblico. Aspettiamo di sapere, dato il silenzio di Andreotti di questi 15 giorni successivi al nostro incontro e ad un impegno da parte sua di darci una sollecita risposta nel merito delle nostre richieste, quali sono le decisioni del governo: se non sono previsti i provvedimenti urgenti che abbiamo sollecitato continueremo ad oltranza lo sciopero della fame, che a questo punto per noi comincia ad essere ai limiti del rischio grave.
Non possiamo assistere a questi omissis, a dir poco, del governo, che hanno già causato troppi morti, ma altri ancora ne causeranno, senza attivare quanto è nelle nostre possibilità sempre con metodi di lotta non violenta, portandoli anche alle estreme conseguenze".
Roma, 18 febbraio '77