SOMMARIO: Da 48 giorni è iniziato il digiuno di Adelaide Aglietta, a cui si sono associati successivamente Gianfranco Spadaccia, Pino Pietrolucci, Valter Vecellio ed Emma Bonino, per l'aumento dell'organico degli agenti di custodia, la smilitarizzazione e sindacalizzazione del Corpo e l'avvio dell'iter sulla proposta di amnistia. E' il tentativo di rimuovere le cause della violenza che dilaga nelle carceri e nella società. In questo quatro viene organizzata la "settimana contro la violenza "per battere e disarmare la violenza del regime che si diffonde nella società, per rifiutare la solitudine e la rassegnazione che lascia le città in preda a caos e disordine."
(NOTIZIE RADICALI n. 8, 26 febbraio 1977)
48 GIORNI DI DIGIUNO.
Allarmanti le condizioni dei compagni che lottano per strappare all'irresponsabilità del governo e delle forze politiche obiettivi minimi, ragionevoli ed urgenti)
Mentre questo giornale va in stampa Adelaide Aglietta, Gianfranco Spadaccia, Pino Pietrolucci, Valter Vecellio sono ormai al 48· giorno di digiuno; Emma Bonino è al trentesimo; altre decine di compagni di tutta Italia digiunano anch'essi da settimane. Le loro condizioni sono ormai preoccupanti. Il medico che li ha sotto controllo, il compagno Ennio Boglino che segue da sempre i digiuni e gli scioperi della fame o della sete radicali, li ha più volte invitati a smettere. Uno dei membri della segreteria che iniziò insieme agli altri il digiuno l'8 di gennaio, Walter Badassarri, è stato costretto a interromperlo per una febbre che lo ha obbligato a una cura di antibiotici, dopo trenta giorni. Adelaide Aglietta che ha perso circa dieci chili di peso si avvicina, nel rapporto statura-peso, alla soglia al di sotto della quale il digiuno provoca alterazioni irreversibili. Le condizioni di Spadaccia e Vecellio sono meno allarmanti ma entrambi e sopratutto il primo hanno fatto numerosi altri digiuni per lunghi period
i nell'ultimo anno. Pietrolucci è dimagrito 17 chili.
A 48 giorni di digiuno l'insensibilità del governo su obiettivi a cui lo stesso è obbligato da precise deliberazioni parlamentari è totale, la censura della stampa e della radio e televisione di regime ancora pressoché unanime. Per settimane i cani da guardia dell'informazione di sinistra del TG2 o hanno taciuto le notizie riguardanti il digiuno o le hanno distorte e falsificate.
Da qualche mese una delle accuse ricorrenti dei comunisti nei confronti dei radicali è quella di massimalismo: questa accusa, lanciata per primo da Trombadori sul "Corriere della Sera", fa spicco ormai sulle altre di cialtroneria, qualunquismo, vittimismo, ambiguità, ecc. che ci vengono rivolte. Dobbiamo contrapporre invece la responsabilità del nostro minimalismo al massimalismo dell'irresponsabilità che coinvolge l'intera classe politica, comunisti compresi. Gli obiettivi nonviolenti di questo digiuno sono ancora una volta minimi, ragionevoli e insieme necessari, drammatici e urgenti.
La richiesta di un provvedimento organico di riforma per gli agenti di custodia, da attuarsi con un decreto legge (aumento degli organici, trasformazione e smilitarizzazione del corpo, miglioramenti retributivi e normativi) è imposta dalla drammatica situazione che si è determinata nelle carceri di tutta Italia, oltre che da due deliberazioni della Camera, la prima del 2 dicembre, la seconda del 25 gennaio. Sulle direttive di massima di questa riforma tutte le forze politiche si dichiarano d'accordo. Abbiamo avuto negli ultimi mesi una serie di evasioni a ripetizione, clamorose e gravi. L'insicurezza e l'insufficienza della sorveglianza in carcere viene denunciata dai radicali dal digiuno scorso.
Nessun atto concreto di governo è stato compiuto per porvi rimedio. Mentre andiamo in macchina, la Camera ha negato l'iscrizione all'odg di un pdl del gruppo radicale, il Governo non ha ancora predisposto un suo provvedimento, i telegiornali continuano a dire che i radicali digiunano per la riforma carceraria (se lo facessero sarebbero dei pazzi e dei suicidi: non si può digiunare per anni).
La seconda richiesta riguarda l'avvio dell'iter parlamentare sul disegno di legge per un provvedimento di amnistia e indulto presentato alla Camera dai deputati radicali. Da nonviolenti i radicali non chiedono che questo provvedimento sia approvato, ma che sia discusso e votato dalla Camera nel rispetto dei suoi regolamenti.
Anche qui si tratta di una proposta minima e ragionevole: il sovraffollamento delle carceri è riconosciuto e denunciato da tutti. Si tratta di compiere delle scelte di politica giudiziaria e carceraria, di ristabilire una proporzione accettabile fra popolazione carceraria - strutture detentive - personale di sorveglianza, di sostituire una amnistia stabilita secondo criteri generali dal legislatore all'amnistia strisciante imposta dalle decine di migliaia di procedimenti penali arretrati.
Il partito Radicale è consapevole di farsi carico con queste richieste di sacrosante esigenze d'ordine e di legalità del paese, con obiettivi responsabili che sono obiettivi di governo. Per essi già oggi la salute dei nostri compagni, forse domani la loro stessa vita può essere in pericolo. La settimana della nonviolenza è stata indetta anche per questo: per strappare delle decisioni a questo governo e a questa classe dirigente di massimalisti dell'irresponsabilità.