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Pannella Marco - 1 marzo 1977
I motivi della lotta
di Marco Pannella

SOMMARIO: Cinquantacinque giorni di digiuno di Marco Pannella, risposta ad un articolo di Arrigo Benedetti. Non chiediamo che il Parlamento "approvi" alcunché, bensì che finalmente metta all'ordine del giorno e discuta, per approvare o respingere, un progetto di legge sull'aborto presentato da sedici mesi; il voto ai diciottenni, la riforma del diritto di famiglia. Se chiedessimo l'approvazione di queste leggi, la nostra non sarebbe nonviolenza, ma violenza e ricatto morale. Forze politiche come la Lid e il Pr stanno per essere assassinate: come insegnano le virtù repubblicane, quando si fa strage del diritto le stragi fisiche non possono non seguire, del resto impunite e tragicamente secondate dallo Stato. Siano perciò i militanti di queste lotte a scegliere tempo e modo di questa morte, per colpire anche in questa maniera il regime che s'illude di poterne trarre solo vantaggi.

(CORRIERE DELLA SERA, 1 marzo 1977)

Non scriverò nulla sull'articolo di Arrigo Benedetti che mi riguarda e coinvolge, che il "Corriere" ha pubblicato nei giorni scorsi. La sua verità mi supera, quel ch'egli comprende, racconta e crea diventa per me indicazione morale, obbligo felice, storia da compiere, rispettare e proseguire, ben più che un ritratto o una semplice interpretazione o evocazione. Ed è sua, più che mia, di nuovo, »una voce contro l'ipocrisia , come stato così a lungo ed è con ogni evidenza ancor oggi, per la salvezza del poco nobile giornalismo italiano; è sua e affranca da vergognose censure, fatte o subite troppo a lungo, voi e anche me, che con i miei compagni radicali le abbiamo troppo a lungo tollerate, dimentichi che con i nostri diritti erano in gioco quelli di tutti.

Ma mi sembra urgente e necessario precisare subito che questa nostra dura azione (che la speranza rende possibile e il disastro che incombe sul nostro paese necessaria), non ha nemmeno la ambizione che il parlamento italiano "approvi", come Benedetti afferma, una nuova legge sull'aborto, ma ha un obiettivo infinitamente più umile e legalitario: chiediamo solo che il Parlamento, difendendo se stesso contro la paralisi, il discredito, il disattendere continuo la propria funzione e spesso i suoi stessi regolamenti, "prenda in considerazione" un progetto di legge che è stato presentato oltre sedici mesi or sono, lo dibatta, lo analizzi, studi con tutta la necessaria calma e ponderatezza il tema angoscioso, tragico, immenso che evoca, e alla fine, precisando sin d'ora termini anche lunghi e ampi all'interno dei quali compiere questa sua fatica, giunga ad un voto, "quale che esso sia". Sarebbe una violenza morale, infatti anche se fatta da nonviolenti e con armi così nonviolente quali le nostre, se cercassimo di i

mporre o anche solo di proporre con particolare durezza i nostri particolari punti di vista, che riteniamo profondamente giusti ma che sappiamo possono sempre celare margini di errore e di non verità.

Lo stesso, ora, chiediamo per l'annosa questione del voto ai diciottenni sul quale pure tutti i partiti tranne il MSI si sono a più riprese impegnati; per la riforma del diritto di famiglia, già a più riprese discusso, approvato da un ramo del parlamento con l'annuncio della sollecita definitiva approvazione anche da parte dell'altro ramo; per i lavori della commissione »Cattanei che ha avocato, dopo i procuratori generali a queste pratiche dediti, i più scottanti e gravi processi penali in corso in Italia. Le altre nostre richieste dovrebbero già essere note e riferite da tutta la stampa: ma non sta a me in questo spazio farlo.

Abbiamo, in venti militanti, cumulato ormai più di trecento giorni di digiuno e di contemporanee azioni di ogni genere, quotidiane e difficili: andremo avanti ad oltranza, checché accada, perché questo »jeu de massacre , questa corsa al massacro di prevaricazioni, discriminazioni, soprusi, di illegalità, di censure »pubbliche e »private non è certo da noi voluto ma è deliberatamente messo in moto contro i diritti del cittadino e la legge repubblicana dal potere e dal regime che cercano di difendersi, da anni provocando corruzione e paura, violenza e illegalità, nell'impossibile tentativo di giustificare contro questi suoi deliberati prodotti la propria necessità e inamovibilità. Sentiamo anzi la responsabilità di avere troppo a lungo taciuto, o non parlato e gridato e agito con adeguata forza e intransigenza, forse perché non arrivavamo a credere che ci si facesse tanto onore, solo perché non arrivavamo a »sentire quel che pure dovevamo sapere: che si violavano i nostri diritti e si cercava di metterci po

liticamente a morte, perché questo era necessario perché i diritti di tutti e la vita democratica fossero più liberamente e gravemente colpiti.

Oggi abbiamo il dovere di dichiarare e di documentare che forze politiche come la LID ed il Partito Radicale, e tutti i movimenti per i diritti civili, stanno per essere deliberatamente assassinate: che ci si è quasi del tutto riusciti. Con queste piccole, ma grandi, organizzazioni laiche e libertarie, legata alla vita della gente ed a ideali di libertà e di felicità sono messe in gioco concezioni e speranze antiche, che troppi, invece, credono vecchie e superate: tra le altre, le virtù repubblicane che insegnano appunto come le stragi di istituzioni democratiche, di leggi e costumi democratici, dell'onestà e della lealtà pubbliche non possono non comportare anche stragi fisiche, di cittadini, di chi cerca di dar corpo a quegli ideali ed a quelle virtù. Stragi che, d'altra parte, sono in corso da anni, impunite e tragicamente secondate dallo Stato.

Ma prima che ci assassinino, dunque, politicamente e altrimenti, noi e poi altri, Partito Radicale e Lega per il Divorzio se necessario morranno spontaneamente, si assumeranno almeno la responsabilità di scegliere esse "il tempo" e il modo di questa morte, perché colpiscano anche in questa maniera, con la loro fine, il regime che si illudeva di poterne trarre solo vantaggio.

E anche come persone, con le decine di compagni che già digiunano e lottano in ogni modo, e le molte altre che stanno iniziando a farlo in questi giorni, siamo ormai serenamente e severamente decisi a legare le nostre esistenze di cittadini repubblicani ad un successo nuovo di libertà e di democrazia, di legalità e di onestà, al raggiungimento degli umili e necessari obiettivi che ci siamo per ciò posti e che ora proponiamo come punto immediato di raccordo non solo ai nostri compagni e amici radicali, laici, libertari e socialisti, ma a tutti i cittadini repubblicani. E' una lotta, infatti, che possiamo e dobbiamo vincere, se non ci illudiamo (ed in tal caso pagheremo fino in fondo l'errore), in pochi giorni e, se le forze ci assisteranno come siamo sicuri faranno, in poche settimane.

Dopo ciquantacinque giorni di digiuno, e più di un quarto di secolo di impegno civile, chiedo che il "Corriere della Sera", per la prima volta, mi consenta di esprimermi con queste precisazioni e spiegazioni all'articolo di Arrigo Benedetti.

 
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