Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
sab 05 ott. 2024
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Archivio Partito radicale
Corleone Franco - 20 marzo 1977
La sinistra e l'ordine pubblico
di Franco Corleone

SOMMARIO: La sinistra ormai tallona il governo solo sul piano economico e tralascia i problemi dell'ordine pubblico e del carcere, abbandonandoli all'arroganza della DC. Pci e Psi si assumeranno la tragica responsabilità storica di condurre alla sconfitta irreparabile di tutta la sinistra e di chi ha creduto alle speranze di libertà in questi anni e alla possibilità di socialismo per la nostra generazione

(ARGOMENTI RADICALI - BIMESTRALE POLITICO PER L'ALTERNATIVA - anno I, n. 1, aprile-maggio 1977)

Il 13 maggio, il 15 giugno e il 20 giugno sono date ormai lontane, e l'ondata del movimento nelle università appare un disperato sussulto rispetto allo scetticismo, alla rassegnazione e alla disillusione che si sono impadronite di tanti militanti di una sinistra in crisi. La sinistra italiana, così raramente egemone, in questi ultimi mesi è diventata tallonatrice non soltanto sui provvedimenti economici che il Governo Andreotti emette a colpi di decreto legge, ma soprattutto sui temi della giustizia e dell'ordine pubblico.

Non c'è niente di originale nel tentativo dei moderati di recuperare attraverso la strategia dell'ordine pubblico ciò che la lotta politica e sociale ha conquistato in termini di libertà e di giustizia per i cittadini e i lavoratori. Tutti ricordiamo durante la battaglia per l'aborto la forsennata campagna per il fermo di polizia del sen. Fanfani che portò, come male minore, all'approvazione della legge Reale.

Ma, come si sa, non c'è limite al peggio: è impressionante l'"escalation" di questi mesi iniziata col processo Margherito che non è stato un colpo di coda ma un elemento per ridimensionare i progetti di riforma della Polizia.

La battaglia per l'attuazione della riforma carceraria culminata, con le lotte nonviolente fuori e dentro le carceri nel novembre scorso, nella modifica dell'art. 47 che negava ai recidivi alcune misure come l'affidamento al servizio sociale e la semilibertà, è stata stroncata da una serie impressionante di evasioni (Zicchitella e nappisti, brigatisti rossi e delinquenti comuni) con l'epilogo di prevedibili conflitti a fuoco che hanno moltiplicato i morti nelle strade e da una altrettanto impressionante serie di sequestri di agenti di custodia che hanno reso evidente la situazione di disordine esistente all'interno degli istituti di pena dominati da gruppi organizzati, mafiosi o no.

La sinistra ha accettato di accodarsi ai sentimenti di un'opinione pubblica disinformata dalla stampa di regime, senza svelare le falsità e le mistificazioni di chi ha propalato dati falsi e allarmistici sui mancati rientri dai permessi concessi dai giudici di sorveglianza (solo 582 casi su 24.172) e senza dare precisi orientamenti sui gravi problemi della popolazione carceraria composta per i due terzi da detenuti in attesa di giudizio.

Certo, rapine, sequestri di persona, espropri proletari, scontri di studenti con la polizia possono far chiedere un indiscriminato »ordine ad ingenui benpensanti o a cinici strumentalizzatori; ma la sinistra può ridurre tali fenomeni così diversi ad una notte in cui tutte le vacche sono nere?

Può la sinistra accettare che non »si faccia luce sui misfatti della strategia della tensione, da Piazza Fontana a Trento, da Piazza della Loggia a Peteano, sul ruolo del Sid e degli Affari Riservati, su quella criminalità politica che ha tanto pesato sugli equilibri democratici del paese?

Può la sinistra accettare impunemente la tesi della chiusura dei cosiddetti covi eversivi?

Questi interrogativi rappresentano i nodi che la sinistra deve sciogliere se non vuole diventare un elemento di stabilizzazione conservatrice non indicando un ordine diverso; infatti l'unico modo di ribadire una reale volontà di riforma da parte delle sinistre consiste nel respingere la criminalizzazione del dissenso a cui segue la politicizzazione della criminalità e nel controbattere i luoghi comuni come l'aggravamento delle pene e la fiducia in leggi speciali destinate alla repressione e non alla prevenzione, con efficacia effimera se lo scopo non è di aggravare la spirale della violenza.

Oltretutto non si può lamentare la »delinquenza dilagante senza distinguere tra la grande delinquenza, magari con protezioni dei gangli del potere, e la delinquenza provocata dalla crisi economica, dalla disoccupazione e dall'emarginazione che senza usare un semplicistico giustificazionismo sociologico richiede però una capacità di comprensione e di distinzione per non indurre tutto a deprecazione di stampo lombrosiano laddove occorre analisi storica e strutturale.

Così come sul fronte della protesta e della ribellione politica o prepolitica che sia, specie dopo i fatti dell'Università di Roma (e senza dimenticare il dramma di Walter Alasia) si rivela estremamente inadeguata la classificazione di »provocazione oggettiva data dal PCI a questi fenomeni che sono prodotti della disgregazione sociale e potranno essere ricomposti solo con un salto di qualità e non con richiami moralistici a valori più o meno validi ma che rimanderebbero il cambiamento a un futuro lontano e per il presente servirebbero a consolidare il vecchio assetto di potere.

La sinistra storica non si dovrebbe limitare (ma accadrà?) a respingere i provvedimenti minacciosi che Cossiga con toni apocalittici ha annunciato attraverso interventi televisivi e giornalistici, provvedimenti che vanno dalla generalizzazione di squadre in borghese a possibili norme per i controlli telefonici, dalla incombente sospensione della riforma carceraria al controllo delle carceri affidato al gen. Dalla Chiesa e infine a riflettere sulla ratifica della Convenzione di Strasburgo contro il terrorismo voluta dalla Germania Federale che oltre ad annullare il diritto d'asilo sancisce praticamente la fine dei reati politici.

La sinistra non dovrebbe neppure cadere nella trappola di dare il consenso ad una applicazione di tutte le norme del nostro ordinamento, dimenticando che i Codici Rocco, il Testo Unico di P. S., il Codice e i Tribunali militari sono autoritari e fascisti e costituiscono il perno del regime, così come la sinistra rivoluzionaria non dovrebbe limitarsi a scandalizzarsi alle sentenze come quella Panzieri ma mettere in atto iniziative perché sia annullata la possibilità dei reati d'opinione per tutti.

La sinistra, nel momento in cui appare battuta e lacerata (crisi del PSI sullo scandalo Lockheed e scissione del PDUP) rispetto ad una DC unita ed arrogante, deve rispondere con decisione e rigore all'offensiva moderata sull'ordine pubblico imponendo la propria egemonia sui problemi istituzionali (è fortunatamente cessata la sufficienza per le lotte »sovrastrutturali dei radicali) con un programma di riforma complessivo e organico che metta in rilievo il nesso tra crisi politica, economica, sociale, morale e la criminalità e il disordine; rendendo evidente all'opinione pubblica che solo risolvendo la crisi politica si potrà risolvere quella economica e ristabilire un clima di convivenza civile che non può essere certo recuperata da sempre più numerosi e pericolosi porti d'arma.

Il Partito Comunista e il Partito Socialista o comprenderanno che una cogestione moderata con la Democrazia Cristiana è ormai impossibile (dal momento che una crisi di tali proporzioni o viene affrontata da un programma alternativo basato su un diffuso consenso o non può che essere governata in una prospettiva più o meno vicina con una svolta autoritaria e repressiva) o si assumeranno la responsabilità storica tragica di condurre alla sconfitta irreparabile di tutta la sinistra e di chi ha creduto alle speranze di libertà in questi anni e alla possibilità di socialismo per la nostra generazione.

 
Argomenti correlati:
ordine pubblico
sinistra
cossiga francesco
psi
stampa questo documento invia questa pagina per mail