di E. B.SOMMARIO: Le forze di sinistra hanno mantenuto e mantengono nel "dopo-lockheed" una sorta di tolleranza verso i governi della DC. Sarebbe venuto il momento di eliminare la situazione di stallo.
(ARGOMENTI RADICALI - BIMESTRALE POLITICO PER L'ALTERNATIVA - anno I, n. 1, aprile-maggio 1977)
Abbiamo avuto il »dopo-referendum (maggio 1974), abbiamo avuto il »dopo-15 giugno (elezioni amministrative del 1975), abbiamo avuto il »dopo-20 giugno (elezioni politiche dello scorso anno) ed ora abbiamo il »dopo-Lockheed .
In tutte queste occasioni in cui si è rivelata l'»altra Italia, disposta a rinunciare alla »verità del regime e del conformismo democristiano, si è regolarmente posto alle sinistre il problema di un'interpretazione positiva dei successi ottenuti, al fine di trarne le logiche (e storiche) conseguenze politiche. E così, di volta in volta, si è »scoperto dapprima che il Paese era maturo per riforme profonde, civili e laiche, poi che i cittadini erano ansiosi di buone e non corrotte amministrazioni, quindi che veniva inequivocabilmente respinta la pregiudiziale istituzionalizzata dell'anticomunismo e, da ultimo, che è impresa possibile e legittima sottoporre a procedimento penale ministri, pur se democristiani, senza tema di rotture costituzionali. La reazione dei tradizionali partiti della classe operaia innanzi a questi fatti è sempre stata un misto di grato stupore e di prudente pudore. Si riconosce (e non potrebbe essere altrimenti) che è avvenuto un qualche mutamento negli equilibri politici e sociali, m
a, nel contempo, si avverte che proprio per questo la situazione è »delicatissima , che occorre evitare il pericolo del »muro-contro-muro e che, dunque, è necessario fermamente emarginare i tentativi e i richiami di gruppi »massimalisti e irresponsabili (tra i quali i radicali) che vogliono pigiare l'acceleratore.
Tra le due ipotesi strategiche che si prospettano: »avanzare per consolidare o »consolidare per avanzare , le sinistre storiche fino ad oggi hanno con poche perplessità scelto la seconda.
In altri termini il discorso tradotto è questo: condizionare, quasi accerchiare, sempre di più la Democrazia Cristiana, costringerla a cambiare indirizzo politico, liberare finalmente le spinte della sua stessa base in parte indiscutibilmente popolare. Paradossalmente si può sostenere che i più seri rifondatori del partito di maggioranza relativa sono, dall'esterno, PCI e PSI.
Dal 12 maggio 1974 essi hanno tollerato (o, a seconda del punto di vista, imposto) governi sempre più democristiani, tendenzialmente monocolore, seppure... ancora più condizionati in attesa di una »nuova contraddizione che permetta di pervenire a più avanzati equilibri.
I prezzi pagati per questa politica di fiduciosa contemplazione dell'ineluttabilità del corso storico sono piuttosto elevati: la gestione della crisi economica lasciata alla DC, la recrudescenza delle tendenze corporative o »autonome nella società, l'effettivo indebolirsi della partecipazione e della rappresentatività dei sindacati confederali, una via via più marcata divisione tra le varie componenti della sinistra che, alla resa dei conti, ha provocato non marginali crisi e, in taluni casi, addirittura lacerazioni all'interno di ciascuna di esse.
E adesso siamo nella fase del »dopo-Lockheed o, più esattamente del »dopo-Lockheed-parte prima . Nessuno si è potuto nascondere la realtà e l'integrità del volto (e del corpo) della Democrazia Cristiana. Non ci sono stati da questa parte, nello svolgimento del dibattito nel Parlamento in seduta comune, percettibili differenziazioni né di contenuti né di accenti. Dall'arringa dell'oscuro deputato cremonese Silvestro Ferrari, alla ricerca di improbabili gratificazioni, fino all'intervento di Aldo Moro (e cioè del "leader" della corrente »progressiva della DC e che dovrebbe rappresentare la sua anima popolare) le conclusioni sono state inevitabilmente le stesse: »il potere è mio, lo gestisco io, come voglio io sino a prova elettorale (anticipata) contraria.
Come hanno risposto le sinistre alla sfida democristiana? Con la moderazione (ma senza la determinazione) della massima virgiliana "parcere subiectos, debellare superbos". Si è, cioè, (ipocritamente) affermato »in via ufficiale che il voto delle Camere per il deferimento di Gui alla Corte costituzionale non esprimeva un giudizio contro la DC »nel suo complesso . E questo quando, invece, alla base di tutti i partiti della classe operaia, dai socialisti, ai comunisti fino ai radicali ed ai demoproletari, i sentimenti erano più chiari ed espliciti. All'indomani del 10 marzo, i commenti dei militanti e dei simpatizzanti di queste formazioni nelle fabbriche, negli uffici, nelle sezioni di partito erano netti, senza troppi »distinguo . Con il »parlar lombardo delle mie parti si metteva in risalto che la DC era stata »inchiodata e che l'arroganza del potere aveva finalmente incontrato un limite. E la data del 10 marzo veniva naturalmente posta in relazione con il 13 maggio, il 15 giugno, il 20 giugno...
La gente insomma si rende conto della continuità del processo in corso e si domanda se non sia ancora venuto il momento di un'iniziativa delle forze progressiste proprio in direzione del "debellare superbos".
E' la richiesta precisa e pressante di una nuova classe di governo per un nuovo progetto di società; e in questa prospettiva si guarda alla sinistra come a un »blocco unitario , capace di uscire da una logorante situazione di stallo.
Purtroppo, però, non sembra che gli "establishments" dei partiti della classe operaia siano per ora disponibili a un tale disegno. Invece di porsi la questione di una strategia comune sul presupposto di un organico programma di governo (o di opposizione), ciascuna forza della sinistra pare più preoccupata di salvaguardare e precisare il »proprio autonomo ruolo per la gestione del »dopo-Lockheed . Il riferimento è tuttora la Democrazia Cristiana "la quale si deve convincere che"... , sempre nella paziente aspettativa di un prossimo »dopo... .