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Bonino Emma - 24 marzo 1977
SIGNOR PRESIDENTE, MI DIMETTO
di Emma Bonino

SOMMARIO - Il testo della lettera con cui Emma Bonino rinuncia al suo mandato parlamentare: la malafede del governo e delle forze che lo sostengono rendono vano ogni sforzo in difesa della dignità e delle funzioni delle istituzioni parlamentari; il rinvio "sine die" della riforma del Corpo degli agenti di custodia.

(NOTIZIE RADICALI N. 84, 24 marzo 1977)

Emma Bonino ha inviato la seguente lettera la Presidente Ingrao. Pannella ha rilasciato a "Notizie Radicali" una dichiarazione con la quale chiarisce che non è nello spirito e nella prassi dei parlamentari radicali la possibilità di "dimissioni di gruppo". gli altri tre deputati decideranno quindi nei prossimi giorni quel che faranno. Si tratta comunque di una nuova posizione di lotta, e non di dimissioni dall'impegno militante, ha precisato Pannella. Ecco il testo della lettera al Presidente Ingrao di Emma Bonino, le cui dimissioni saranno discusse dalla Camera.

"Signor Presidente, come ho potuto, ho cercato di assolvere alla mia funzione parlamentare nel rispetto dei miei doveri e della mia coscienza di radicale, di nonviolenta, di donna consapevole delle particolari difficoltà e responsabilità e responsabilità di questa condizione.

Da parlamentare, innanzitutto da parlamentare, ho raccolto il contributo esemplare e civilissimo che ci veniva dal paese, dall'impegno delle mie compagne e dei miei compagni radicali in una vicenda quale quella carceraria dove l'intelligenza e la serietà politiche dovrebbero a tutti suggerire che si tratta davvero in problemi di vita e di morte, letteralmente, oltre che di primario rilievo umano, civile, democratico e costituzionale.

Abbiamo inutilmente, come lei sa, da molti mesi cercato di attivare ogni possibile meccanismo regolamentare della Camera per sollecitare una assunzione di responsabilità sia di controllo, sia legislativa, da parte dei gruppi e dei colleghi. Lo abbiamo fatto anche con episodi come quello delle ispezioni nelle carceri, con l'elaborazione, gravosa e difficile, di un progetto di legge che facilitasse anche ad altri analoghe iniziative.

Non intendendo vivere schizofrenicamente la mia vita di parlamentare e di militante, da cinquanta giorni mi sono associata al digiuno nonviolento e di evidente collaborazione civile che da 70 giorni conducono la Segretaria Nazionale del Partito Radicale e il Presidente del Consiglio Federativo, Aglietta e Spadaccia, e molti altri compagni.

Tutto questo per giungere ad apprendere che dietro le dichiarazioni di intenzioni, di studi, di preparazioni, di disponibilità e di apprezzamento che ci sono giunte sia dal governo che da gruppi parlamentari, oltre che da decine di migliaia di cittadini, dichiarazioni cui prestavano buona fede e che non presupponevamo pretestuose e irresponsabili, non c'è invece che quella di un rinvio praticamente "sine die" della riforma del corpo degli agenti di custodia. Tutto questo per ricevere da uno dei maggiori, probabilmente dal maggiore dei gruppi democratici e repubblicani del Parlamento una improvvisa linea di appoggio alla posizione del Governo.

In coscienza so di aver fatto tutto quanto ero capace di fare: interrogazioni, interpellanze, mozioni, studi, elaborazioni, presentazioni di progetti di legge, interventi in aula, nel paese, incontri con il Presidente del Consiglio, con Ministri e Sottosegretari, esponendomi pazientemente anche alle offensive e abbastanza miserabili critiche in aula di parlamentari come l'on. Preti e l'on. Pochetti.

Meglio e di più non saprei. Convinta, come sono, che il Partito Radicale abbia colto un aspetto drammatico della nostra realtà sociale che sta per diventare tragico; convinta che le istituzioni, il Parlamento, la Costituzione, l'ordine sociale e la pace civile debbono essere difesi su queste trincee e altrimenti saranno travolti, ho il dovere di rassegnare le dimissioni da deputata (spero che almeno nel commiato mi si riconoscerà il diritto a questo sostantivo) poiché null'altro sembra esistere per difendere la vita, in questo paese, che le nude, essenziali forze cui con le nostre idee di radicali e nonviolenti diamo - letteralmente - corpo.

A lei, signor Presidente, con cui così spesso e duramente sono e siamo stati contrapposti nel tentativo leale, da una parte e dall'altra, di servire il Parlamento e di affermare le virtualità e i compiti democratici, repubblicani e civili, esprimo un sincero e profondo augurio di buon lavoro e invio un saluto rispettoso.

 
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