Appello di Marco PannellaSOMMARIO: L'appello di Marco Pannella perché vengano sottoscritte le richieste di otto referendum per la »leale applicazione della Costituzione , per »costringere il Parlamento a fare il suo mestiere, a legiferare, ad elaborare e votare le riforme che la DC rifiuta ma che la Costituzione esige e le forze democratiche debbono volere (Legge Reale, finanziamento dei partiti, legge sui manicomi, Commissione inquirente, Concordato, Codice Rocco, codici militari, tribunali militari).
(OPUSCOLO DEL PARTITO RADICALE PER LA RACCOLTA DI FIRME PER GLI OTTO REFERENDUM - APRILE 1977)
Tutti sentiamo che le cose vanno di male in peggio. Non è solo questione di uomini, ma anche e ancor più delle leggi che ci sono state imposte e abbiamo ereditato dal fascismo. Non potremo essere diversi se non cambieremo queste leggi e, con esse, i meccanismi e i comportamenti con i quali ancora il paese è amministrato a trent'anni dalla Resistenza e dalla Costituzione sistematicamente ignorata.
Vogliono farci dimenticare che tutti siamo e dobbiamo essere legislatori, non solamente i deputati e i senatori: per questo ci sono i referendum popolari, per questo non vogliono che il popolo li usi. E' a un referendum popolare che si deve la grande vittoria civile del 13 maggio 1974 in difesa del diritto al divorzio. Il referendum sull'aborto, che 800.000 elettori hanno chiesto lo scorso anno, è tuttora presente: è per questa "minaccia" che hanno votato in questi giorni la legge-truffa sull'aborto, contro i diritti della donna. Altrimenti non si sarebbero nemmeno mossi di un solo millimetro in trent'anni.
Anche a questo servono i referendum: costringere il Parlamento a fare il suo mestiere, a legiferare, ad elaborare e votare le riforme che la DC rifiuta ma che la Costituzione esige e le forze democratiche debbono volere.
Tuttavia l'esperienza dell'aborto ci dimostra che un referendum su un solo tema può essere truffato, sequestrato, tradito: con una legge capestro hanno infatti impedito che il paese votasse la depenalizzazione pura e semplice dell'aborto.
Anche per questo è necessario concentrare in una sola consultazione, in un'unica iniziativa di referendum tutte le richieste di democratizzazione e di leale applicazione della Costituzione; non solamente perché non possiamo e non vogliamo attendere altri trent'anni.
Dobbiamo spazzare via almeno il peggio: i codici fascisti e borbonici, penali e militari; il Concordato clerico-fascista; le leggi Reale e quelle sul finanziamento dei partiti; la commissione inquirente che assolve i ministri corrotti...
Dicono che otto referendum sono troppi. E' vero. Anche cinque sarebbero troppi. In realtà noi proponiamo un solo referendum che verrà votato lo stesso giorno, la stessa ora, per il quale le norme che ci hanno imposto richiederanno otto firme al momento della richiesta e forse una sola scheda al momento della votazione.
Se questa iniziativa andrà in porto il voto del paese, la qualità della nostra vita civile saranno trasformati.
Batteremo davvero, dopo venti anni di fascismo, dopo trent'anni di regime democristiano, grazie all'unità popolare e democratica, le forze del privilegio, della corruzione, della violenza.
Se non vogliamo continuare a subire dobbiamo assumere le nostre responsabilità di cittadini, dal basso, dai luoghi in cui viviamo e lavoriamo, come la Costituzione ci indica.
Raccogliere in tutta Italia, dal più piccolo dei comuni alla capitale, le cinquecentomila firme ripetute sugli otto moduli richiesti dalla legge, è un'impresa disperata se non nasceranno ovunque, in ogni paese, quartiere, fabbrica o ufficio comitati spontanei anche di poche persone, per consentire almeno ad una piccola parte dei tanti milioni di elettori, che sarebbero e sono d'accordo con questa iniziativa, di firmare le richieste di referendum. Dobbiamo quindi urgentemente unirci, conoscerci, comunicare la disponibilità di ciascuno ad un unico centro di coordinamento, almeno per ora.
Invitiamo ogni persona, ogni amico, ogni compagna o compagno concorde nel sostenere questa speranza, a scriverci subito.
Se si è soli, ragione di più per farlo: ci accorgeremo di non esserlo. Ai militanti democratici, ai gruppi, alle associazioni culturali, ai nuclei ed ai compagni sindacalisti, chiediamo di non aspettare, di risponderci subito.
Ovunque, vogliamo al più presto passare la mano, trasmettere a Comitati autonomi e di larghissima unità le responsabilità di gestire questa grande lotta per i diritti civili, la maggiore mai ingaggiata in Italia; questo sia a livello locale, di comune, di quartiere, di fabbrica, di azienda, di scuola, sia a livello nazionale.
Un appello urgente, già drammatico, rivolgiamo a segretari comunali, cancellieri di tribunale e di pretura, notai, giudici conciliatori, a quanti sono abilitati ad autenticare le firme di richiesta del referendum. Il regime conta su di loro, quasi esclusivamente su di loro, per far fallire l'iniziativa.
E sulla indifferenza, sul particolarismo, sulla divisione, sulla distrazione delle forze che lottano in Italia, per una alternativa libertaria e repubblicana, laica e democratica di classe.