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Panorama - 5 aprile 1977
TUTTI IN GARA PER INSULTARLI

SOMMARIO: Riquadrato anonimo, all'interno dell'articolo di Stefano Malatesta ["Noi rompiscatole"]. Si riferiscono giudizi e spunti di critica, di sarcasmo, di irritazione nei confronti dei radicali apparsi sui giornali o pronunciati da esponenti politici (in particolare, "al primo posto nella lista dei loro persecutori", Antonello Trombadori). Vengono riportati giudizi apparsi su "L'Unità" , "Paese Sera", "La Voce Repubblicana", "Popolo", ecc.

(PANORAMA, 5 aprile 1977)

Al primo posto nella lista dei loro persecutori, i radicali hanno messo Antonello Trombadori. Quando il deputato comunista definì "disgustosa provocazione fascistoide" la copertina della rivista "Prova radicale" (poi sequestrata) raffigurante Giulio Andreotti con il pene eretto, il pene terminava con la testa di Enrico Berlinguer, fu la guerra. Campo dello scontro: la "tribuna aperta" della prima pagina del "Corriere della sera". Armi: lamenti e appelli da una parte, giudizi sferzanti, al limite dell'insulto, dall'altra. A Marco Pannella, che il 12 dicembre chiedeva la Pci "perché ce l'avete con noi?", Trombadori rispondeva due giorni dopo chiamando i radicali "in nostri montoni" e "massimalradicalisti degli anni '70".

Ma la polemica del Pci con il Pr, accesa un po' ovunque (in parlamento, negli interventi televisivi, nei dibattiti e nelle manifestazioni), trova il suo sbocco naturale soprattutto sulle pagine dell'"Unità". Le iniziative radicali vengono in genere commentate dai giornalisti del quotidiano comunista in tono duro e rabbioso: "Figurarsi se Pannella poteva lasciarsi sfuggire l'occasione per una nuova chiassata", si leggeva durante il periodo elettorale in un corsivo dal titolo "Esibizione e nient'altro". Pannella viene definito da Fortebraccio "mellifluo istrione", e il suo intervento alla tribuna elettorale televisiva un'"ennesima mascalzonata" (le frasi che per il corsivista dell'"Unità" meritavano la definizione di "mascalzonate" sono state soprattutto due: "In Italia c'è un falso governo e una falsa opposizione", e "In Italia governa il Sid e governano i sindacati"). E quando una nota radicale chiamò "sciagurata" la politica del Pci in merito all'aborto, l'"Unità" replicò: "Dal che si può desumere che l'obi

ettivo di questi cialtroni non è la lotta all'integralismo e alla repressione, ma il più volgare polverone anticomunista".

Se l'"Unità" non risparmia critiche feroci e attacchi frontali, dagli altri giornali le azioni del Pr vengono quasi sempre commentate con armi all'apparenza meno dure, ma in realtà altrettanto impietose: l'ironia o addirittura l'aperta derisione. "Pannella ha fatto ricorso molto spesso in tv ai lacrimevoli motivi del romanzo popolare per bussare al buon cuore degli italiani", ha scritto "Paese sera" commentando la campagna elettorale del Pr e definendo il leader radicale "orfano lamentoso, massimalista e vittimista".

Per il quotidiano romano di sinistra, il Pr è "un'area di parcheggio per idealisti imberbi", Marco Pannella è (Gianfranco Spadaccia sono "il gatto e la volpe". E, in vista di una possibile spaccatura del partito durante il congresso di Napoli del 31 ottobre '76, "Paese sera" ironizzava: "Si attende Marco l'apostolo, il solo che potrebbe fare il miracolo dell'unificazione".

Secondo i radicali, però, l'atteggiamento negativo nei loro confronti non è solo nei giornali del Pci o che lo fiancheggiano. "In genere la stampa di ogni colore politico, ci ignora. Vede di noi solo l'aspetto folcloristico. Ci tratta come pazzerelloni, mezzi matti, capelloni che si divertono a fare digiuni e marce a base di fiori e musica, tanto per fare un po' di scena. E tace completamente le nostre azioni politiche e la nostra linea di partito", si lamenta Enzo Zeno responsabile per il Pr dei rapporti con la stampa.

Qualche esempio di ironia non targata Pci: "La voce repubblicana" organo ufficiale del Pri, ha spiegato come Pannella sia "benzina super", mentre Spadaccia, che è "normale", "batte in testa". Il

"PopoIo", organo ufficiale della Dc, ha commentato così il congresso di Napoli: "... partito non è, ma piuttosto movimento, a tratti pittoresco, a tratti tenuto insieme da furbesche o sguaiate esibizioni di anticonformismo, a tratti sorretto solo dalla capacità di recitazione e di spettacolo di questo o quell'esponente. In ogni caso non una forza politica attenta e composta di fronte alla sostanza dei gravi problemi che la società deve risolvere".

 
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