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Pannella Marco - 15 aprile 1977
Raggiunto un milione di firme. Non bastano
di Marco Pannella

SOMMARIO: Telegiornali e giornali radio ignorano la campagna per gli otto referendum. Gli operai firmano i referendum per le strade, ma non ne possono discutere in fabbrica. Sondaggi demoscopici indicano che la stragrande maggioranza degli italiani è favorevole, ma non può esprimere politicamente le proprie convinzioni. Possiamo contare solo sulle nostre forze militanti per raggiungere l'obiettivo.

(LOTTA CONTINUA, 15 aprile 1977)

"Come avevamo previsto, avanti ieri abbiamo raggiunto e superato nettamente il centomillesimo firmatario del progetto dei referendum. Ieri, probabilmente, s'è raggiunto il milione di firme autenticate.

TG1, TG2, GR1, GR3, continuano a ignorare questa campagna politica, cui dedicano a mala pena notizie aride e insignificanti, ma nessun servizio giornalistico, nessun dibattito, nessun rilievo nei loro »pastoni politici quotidiani, mentre quotidiana è questa lotta, quotidianamente se ne rafforza il carattere di proposta politica concreta che si aggiunge, converge, o più probabilmente è alternativa a quelle che vengono ogni giorno registrate e decantate dal giornalismo audio-visivo di regime, oltre che dalla stampa. Non staremo a vedere, le mani in mano, cosa fanno in queste condizioni il nuovo presidente, il nuovo consiglio di amministrazione della RAI-TV, la Commissione parlamentare cosiddetta di vigilanza e di indirizzo.

Continua, anche, il vero plebiscito dei passanti, nelle strade, attorno al centinaio di tavoli che, per mancanza spesso di autenticatori e, non di rado, di militanti, in tutta l'Italia, offrono loro questo servizio democratico, perché il paese abbia, secondo la Costituzione, il diritto di iniziativa legislativa diretto contro il cattivo uso della delega parlamentare.

Diventano contraddittorie le altre notizie: da una parte un incredibile articolo di Luciana Castellina su ``Il Manifesto'' (Luciana è già tornata, crede di esser già tornata in via dei Taurini?), dall'altra, si moltiplicano le adesioni e gli impegni militanti di base dei compagni del PdUP; nelle fabbriche, nelle università, negli uffici sembra che nessuno esista e si muova (l'operaio plebiscita i referendum come passante nelle strade, non può nemmeno discuterne in fabbrica) mentre da comuni dispersi, disastrati delle zone più remote d'Italia giungono i primi segni di un impegno duro dei compagni, probabilmente in primo luogo quelli di Lotta Continua, oltre ai radicali, perché i centri di raccolta istituzionali, segreterie comunali e tribunali, siano fatti funzionare; aumentano le adesioni di prestigio, sembrano scomparsi gli esponenti nazionali del PSI, in passato sempre accanto in queste iniziative alternative.

Così, restiamo preoccupati pur nel segno di una forza che nessuno ci prestava. I risultati finora acquisiti sono tali che solamente grossissime organizzazioni partitiche e chiesastiche sembravano in condizione di raggiungerli; ma restano inadeguati e sembravano avviarsi ad una crisi. Sarebbe probabilmente sufficiente che, per qualche settimana, anche ``Il Manifesto''e ``Il quotidiano dei lavoratori'' facessero campagna per questa iniziativa, facendola anche loro, perché il risultato finale divenga probabilmente garantito. Invece ancora nulla: qualcuno teme, appunto, che questo apporto risulti determinante, e rimanda le sue assunzioni di responsabilità per quanto la vittoria risultasse già acquisita o il fallimento sicuro?

Non resta, comunque, per ora, che contare su noi stessi, già impegnati e sul punto di farlo. E' un dovere militante, non sostitutivo, ma integrativo, necessario rispetto alla stragrande maggioranza delle donne e degli uomini di questo paese ormai nauseati, impauriti, rivoltati contro il disordine costitutivo di questo regime e sistema.

Lo ripeto: è allucinante che quaranta milioni di italiani almeno, secondo i sondaggi demoscopici, siano d'accordo e con lo strumento dei referendum e con questi referendum, e non possano in alcun modo esprimere politicamente queste loro convinzioni.

Vogliamo che l'Inquirente continui ad essere quella che ieri ha dato spettacolo incredibile di omertà politica nella vicenda Lockheed-D'Ovidio-Leone? Vogliamo che centinaia di miliardi vadano indiscriminatamente nelle casse dei burocrati di partito, anziché nelle casse del popolo, nelle strutture e nei servizi democratici alle attività democratiche dei partiti e della gente? Vogliamo che i militari continuino ad esser terrorizzati, se semplici lavoratori sfruttati come tanti altri, dai codici e dai tribunali militari, ed il paese vivere sotto la prospettiva di golpe legali? Vogliamo continuare a fondare sulle leggi fasciste di Rocco e di Reale il cosiddetto »ordine pubblico , ordine o disordine assassino, sempre più, di innocenti, di poliziotti, di ladri di polli? Vogliamo che il Concordato continui a rafforzare le correnti e il potere clerico-fascisti dello Stato e della Chiesa, imbavagliando e opprimendo credenti e cittadini?

Vogliamo, infine, programmi politici che, come quello socialista, ignorino totalmente questi temi? Vogliamo che scontri e confronti, lotte e accordi, fra PCI, PSI e DC eludano questi temi di confronto costituzionale, di civiltà giuridica e democratica? Vogliamo che la" politika "sia sempre più di classe, di addetti ai lavori, sempre più impopolare e antipopolare?

Vogliamo, sui nostri temi, su nostre esigenze e speranze socialiste, rinunciare a far pronunciare quaranta milioni di italiani che sono in grandissima maggioranza, oggi, d'accordo con noi e non con chi ci combatte, ci sbatte in galera, ci spinge alla sottoccupazione o alla disoccupazione, alle pensioni di fame, alla vanificazione del potere d'acquisto dei salari, alla strategia delle tensioni e delle stragi e dei sequestri, ai »giorni di emergenza , di »compromesso , cioè ai governi di Andreotti o Moro?

Vogliamo rinunciare a questa occasione di base, totale, profonda, unità di base, militante, comunista, socialista, democratica, repubblicana, cristiana e gobettiana?

E' inutile rispondere no o dire che i problemi non sono questi. Non è vero: i problemi sono anche questi, e oggi la via dell'unità, dell'alternativa, della vittoria democratica passa, per alcune settimane, innanzitutto dalla loro positiva soluzione."

 
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