di Marco PannellaSOMMARIO: Curcio e compagni da una parte, Presidenti, ministri, generali, autori e mandanti delle stragi di Stato dall'altro, praticano la medesima ideologia: ritengono che il fine giustifichi i mezzi, che il vincere necessiti morte. Per i radicali, i mezzi prefigurano i fini. Il partito radicale non utilizzerà il finanziamento pubblico dei partiti per le sue iniziative. Il regime ha paura, anche i burocrati dei partiti di sinistra: non si deve far sapere alla gente che Terracini, Lombardi, Mancini, sostengono le iniziative radicali. Non c'è solo la censura della stampa di regime: c'è anche quella del "Manifesto": un miliardo di finanziamento pubblico, nei luoghi delle istituzioni sono citati come esemplari oppositori di comodo, con il loro opportunismo avvelenano e provocano la crisi della sinistra "rivoluzionaria": non contino più costoro sul silenzio della sinistra radicale. 12 e 13 maggio: in corteo ai luoghi di raccolta delle firme sui referendum.
(LOTTA CONTINUA, 8-9 maggio 1977)
Curcio e compagni ritengono che assassinare in guerra, civile o no, non sia assassinio; che assassinare il nemico, di classe o d'altro, non sia assassinio; che assassinare il colpevole, vero o presunto, diretto o indiretto, non sia assassinio; che assassinare l'assassino non sia assassinio.
Vedo il pericolo, non vedo lo scandalo. Curcio e compagni traggono queste loro convinzioni da molto lontano e da molto vicino. Per secoli teologi e filosofi di stato e di chiesa hanno costruito questa cultura, questa morale, questa politica. Assassinare per lo Stato, la Nazione, la Classe, il Partito, la Rivoluzione, la Chiesa, assassinare per il bene di tutti, assassinare il corpo per salvare con la propria anche l'anima dell'assassinato: il tema - con variazioni - è sempre lo stesso, e unisce per definizione eserciti contrapposti negli interessi, saldandoli nella fattualità, nei metodi, nella distruzione, nella morte.
Gli autori, i mandanti, i complici delle stragi di Stato, Presidenti di Repubbliche, del Consiglio, ministri degli interni e della difesa, generali del SID praticano questa ideologia.
Anche Curcio e compagni. Gli uni e gli altri ritengono che il fine giustifichi i mezzi, che la forma della lotta non prefiguri la forma della vittoria, che il vincere necessiti morte.
SBATTI IL »MOSTRO IN PRIMA PAGINA: UN GIORNO COSSIGA, UN GIORNO CURCIO
Questo nostro sistema sta raggiungendo non a caso una sua perfezione formale, geometrica. Tutti (o quasi) i partiti uniti da professioni di valori e da individuazione di obiettivi immediati e di programmi comuni, convergenti. Sulle prime pagine, ogni giorno, la cronaca degli assassini e degli assassinii. Di Stato o di classe. Eroi in positivo o in negativo, non importa. Tutti »i mostri sono tutti sbattuti su tutte le prime pagine.
Il sistema raccoglie quel che ha seminato. Un giorno Cossiga, un giorno Curcio. Sempre più spesso tutti e due, insieme, e con eguale evidenza. Anche i re ed i viceré saccheggiatori avevano bisogno di »briganti , per imporre i loro balzelli sempre più gravosi, per »salvare da loro il popolo, arruolandolo, affamandolo, organizzando la »corte dei miracoli dei soldati e degli schiavi, contro la »corte dei miracoli dei ribelli e dei disperati, legittimando in questa guerra il loro potere, e rafforzandolo, perpetuandolo.
Andreotti, Cossiga, il governo, la classe al potere, il regime hanno assassinato per trent'anni la Costituzione, la loro stessa legalità, la giustizia, la lealtà e l'onestà del gioco democratico, e poi persone, con leggi assassine e anticostituzionali, o hanno lasciato impuniti e liberi i diretti responsabili.
Curcio e compagni assassinano vecchi avvocati e giovani poliziotti, magistrati e carabinieri.
Non vedo lo scandalo, lo ripeto. L'ideologia unificante è quella che insegna e afferma che alla violenza si può replicare solo con la violenza e che l'attacco non è altro che una forma di legittima difesa preventiva, e che dalla morte può nascere la vita, che la morte (propria o delgi altri) può essere condizione di vita.
Vedo il pericolo, questo sì. Perché Andreotti appartiene alla storia degli oppressori, perché Curcio appartiene alla storia degli oppressi, cioè alla nostra, a quella cui partecipiamo e che non può essere assunta quando fa comodo, e respinta quando diventi scomoda. Temo il pericolo che stiamo correndo: il sistema rischia di riuscire nell'operazione di renderci simile ad esso, nei volti, nelle ferie, nelle armi, nelle convinzioni. Rischia di vincere sul piano ideologico e della cultura, irrobustendo direttamente e indirettamente le nostre scelte da »briganti e da disperati, queste nostre componenti ideologicamente subalterne e interne alla sua cultura ed alla sua strategia.
Riconosciamo, dunque, a quanti fra i compagni delle BR e anche dei NAP, e di quegli »autonomi a loro più vicini non sono infiltrati, pagati, provocati, teleguidati, controllati dai servizi di sicurezza nazionali e internazionali, d'aver vinto alcune loro tristi, terribili, mortali battaglie. Quelle, temiamo, che il regime aveva bisogno che vincessero, contro il pericolo incombente di una alternativa socialista, libertaria, classista democratica, non violenta, fondata sulla forza immensa delle masse di proletari e di proletarizzati, dei lavoratori e delle donne e degli uomini democratici, sulla loro pacifica »illegalità naturale e ormai obbligata contro le leggi e gli uomini del regime.
IL PARTITO RADICALE NON UTILIZZERA' UNA SOLA LIRA DEL FINANZIAMENTO PUBBLICO DEI PARTITI
Ma mentre questi compagni combattono assassinando, raccogliendo miliardi con i sequestri che riescono qua e là a compiere, divenendo »potenti per i mezzi e le paure (della gente, non certo degli Agnelli, dei Moro, degli Andreotti), acquistando arsenali, morendo e rischiando di morire, il Partito Radicale ha ieri deciso di non usare una sola lira del miliardo del finanziamento pubblico dei partiti per la propria attività e anche per la raccolta delle firme per i referendum (che corrono il rischio di non essere convocati) avendo a brevissimo termine la prospettiva della chiusura della propria attività, schiacciato dal peso dei trecento milioni spesi o necessari nei prossimi giorni per fornire al paese questa occasione di lotta e di sbocco politico alternativo e d'opposizione. Lo hanno stabilito, in primo luogo, il migliaio di compagni radicali impegnati da mesi nel lavoro massacrante che ha consentito, con l'aiuto di centinaia di compagni di LC, oltre che del MLS, e delle basi del PDUP e di AO, a trecentovent
imila elettori di opporre due milioni e 500 mila firme autenticate (sui 6 o 5,5 necessari), in 37 giorni, sotto le richieste di referendum abrogativi delle immonde leggi fasciste e democristiane sulle quali, non a caso, in questi giorni, si cerca di edificare altre ancor più proterve norme repressive, assassine, suicide per la democrazia repubblicana.
I MEZZI PER NOI, PREFIGURANO O CONDIZIONANO I FINI
I principi vanno difesi proprio quando è difficile dar loro corso: è allora che valgono e vanno affermati. Non toccare il danaro del finanziamento di regime quando non se ne ha bisogno, tutti ne sono capaci. Per questo o raccoglieremo trecento milioni di autofinanziamento in un arco breve di giorni o dovremo constatare di aver perduto.
Per questo, tenteremo di moltiplicare i tavoli, per raccogliervi oltre che firme, danaro, sottoscrizioni. Torneremo a rovesciarci le tasche per tirarne fuori fino all'ultimo spicciolo. Torneremo ad innalzare la bandiera della povertà fra la gente, perché vi si riconosca e raccolga attorno.
E' divenuto sempre più probabile che non ce la facciamo, con questi nostri referendum comuni, compagni di LC, lettori di questo quotidiano; ma per questo è ancora possibile che ce la si faccia. Il regime lo sa, e di questo ha paura: non ne parla sui suoi giornali, se non per pubblicare gli attacchi, in questi giorni, falsificatori e proditori, del quotidiano della FIAT.
La Rai-Tv tace e deforma al punto che perfino la commissione parlamentare di vigilanza ha dovuto all'unanimità protestare contro il sequestro di ogni minimo margine di onestà, da parte dei »socialisti alla Barbato ed alla Zavoli, alla Fichera e alla Paolo Grassi. I pennivendoli dell'»Espresso , lividi e bugiardi, hanno solamente dovuto tollerare che Camilla Cederna cercasse di far pubblicare una pagina di verità e di onestà in mezzo alle migliaia di servizio ai profitti di compromesso storico, dopo aver lucrato fino in fondo dal centro-sinistra i loro precedenti stipendi.
Siamo nonviolenti per questo: perché non vogliamo assassinare, essere assassinati, edificare la nostra vita e la nostra società sull'illusione che la morte degli altri e nostra possa costituirne le fondamenta. Ma il potere non mostri sdegno, né scandalo contro Curcio: se glielo consentiamo, assassini, continui ad assassinare. Non pretenda però d'apparire altro che anch'esso, esso in primo luogo, assassino. Tanto, più assassina, più sembra che i grandi partiti degli oppressi gli si accostino, per »controllarli , e far loro cambiare almeno programma.
I nostri compagni li vogliamo vivi. Vivi contro le morti bianche, le morti sul lavoro e di malattie e di stenti e di disperazione, le stragi di stato, vivi contro l'uccisione della loro anima, che non altro è poi che il diritto alla speranza, alla giustizia, alla democrazia, all'ordine ed alla pace.
I nostri compagni li vogliamo vivi: anche per questo non amiamo Curcio, che rischia di essere ormai e di già segnato come un morto in vacanza: e per i compagni che gli cadono attorno. Non passerà molto, temo, che il »pericolo non violento, radicale sarà denunciato dai compagni delle P38 e delle Brigate Rosse come il peggiore. Già accadde che gli stalinisti si dedicavano allo sport tragico e ineluttabile di ammazzare con maggior accanimento troskisti o bucarinisti, socialdemocratici o anarchici perché »peggiori dei fascisti . Vi sono rischi da denunciare, un dibattito serio da avviare prima che i »mass-media dei partiti di maggioranza riescano a promuovere fino in fondo l'antagonista che si sono non a caso scelto, l'»eroe sia pur negativo, il »mostro da prima pagina: che diventi così il »modello di sviluppo obbligato di migliaia e migliaia dei giovani e dei vecchi della disoccupazione, dell'emarginazione, delle pensioni, e della violenza di classe e di stato.
IL REGIME HA PAURA
Hanno paura i burocrati dei compromessi e delle emergenze, hanno paura di far solamente sapere ai propri militanti che Umberto Terracini, Riccardo Lombardi, Giacomo Mancini, centinaia fra eletti e rappresentanti socialisti, comunisti, sindacalisti della UIL, della CISL, della CGIL, ovunque stanno sostenendo questa nostra battaglia, la sottoscrivono e la difendono anche con il contributo della loro auotnimia, della loro adesione critica e ragionata. Così »L'Avanti e »L'Unità , ormai, censurano più comunisti e socialisti che radicali e compagni di LC. Il regime, i partiti della maggioranza andreottiana, sanno che è ancora possibile che scoppi fra di loro, contro i loro disegni e tentativi, contro la politica, una bomba costituzionale e non violenta, popolare e democratica, cento volte più forte di quella del divorzio e dell'aborto che, a due riprese, hanno fatto saltare in aria i loro progetti, interrotte due legislature, determinato la frana a sinistra dell'elettorato italiano, fra il 1974 ed il 1976.
Se riuscissimo, la DC dovrebbe fare i conti non con i »programmi di Berlinguer o di Craxi, che si dichiara pronta ormai a gestire in proprio, ma con un programma obbligato di immediato, affannoso lavoro legislativo di riforma e di attuazione costituzionale proprio su quei punti di libertà e di ordine pubblico, di diritti civili e di liberazione democratica contro cui sta invece per riportare i più pericolosi successi.
12 E 13 MAGGIO: DUE GIORNI DI LOTTA
Le manifestazioni del 12 e 13 maggio, a piazza Navona, a Roma, convocate ufficialmente due ore dopo il divieto Cossiga, per gli otto referendum, per la campagna di raccolta delle firme, dovranno costituire una nuova occasione di lotta, per superare se possibile di slancio le difficoltà sempre più gravi che abbiamo dinanzi. Le condurremo, se lo vorranno come lo vogliono, con i compagni di LC, del movimento, del MLS, con coloro che questa battaglia conducono ogni giorno.
CENSURA: QUELLA DELLA STAMPA DI REGIME E QUELLA DEL MANIFESTO
Ma rifiutiamo, lo precisiamo con durezza, ogni manifestazione comune con i vertici nazionali e romani del PDUP e di ogni altra organizzazione che, come quella, gareggi con la censura e la violenza del regime contro la riuscita della raccolta delle firme. Tutto quello che abbiamo infatti detto e denunciato in queste settimane contro la RAI-TV, contro la stampa di regime, vale pienamente e ancor più per »Il Manifesto . Costoro, che hanno incamerato da soli, dallo Stato, più di un miliardo di finanziamenti, che sono ormai citati in tutti gli ambulacri della Camera e del regime come esemplari oppositori di comodo, che con il loro opportunismo hanno avvelenato e provocato la crisi della sinistra rivoluzionaria o rivoluzionista, non contino più sulla tolleranza e sul silenzio della sinistra radicale. Anche per il miserevole gioco che compiono ogni giorno sulla pelle e sulle lotte dei loro militanti e dei loro compagni di base. Le P38, BR e NAP, certi anche se ancor rari, »autonomi sono il frutto di una disperazio
ne, di una rabbia che non hanno mancato di ricevere anche dalla loro politica un triste tributo.
Penso che i compagni radicali sapranno mostrare, con i compagni di LC e gli altri comunisti, socialisti, libertari, democratici, di saper usare l'arma di questa campagna per i referendum ancor con maggior perizia di quanti altri non usino quella del »giustiziere dell'assassinare gli avversari.
Per i prossimi giorni, per qualche settimana ancora, nel concreto, nei fatti non c'è altra scelta militante che conti, che possa tradursi in una vittoria alternativa, socialista e comunista.
IL 13 MAGGIO, IN CORTEO AI CENTRI DI RACCOLTA
Anzi, circoscriviamo ancor di più il tempo d'intervento necessario: il 13 maggio, nell'annivesario della vittoria del referendum sul divorzio, sciopero in tutte le università e scuole per riversarsi nei Comuni, nei Tribunali, verso i centri di raccolta delle firme. Se i compagni studenti si muovono con questo obiettivo, lasciando agli altri giorni, settimane, mesi le manifestazioni contro Andreotti, Cossiga e Malfatti, avranno preparato anche per il prossimo anno livelli di scontro e forza contrattuale con partiti e sindacati, con la sinistra riformista mai avuta finora.
Senza il sabotaggio del PDUP e la distrazione del movimento studentesco ricordiamolo, già nella primavera del 1974 avremmo probabilmente raccolto le firme per l'abrogazione di tutte le principali leggi democristiane e fasciste, e vinto da due anni questi referendum.