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Pannella Marco - 26 maggio 1977
Il tempo dei lupi è venuto
Intervento di Marco Pannella

SOMMARIO: Il 12 maggio 1977 la polizia carica migliaia di manifestanti che partecipano a Roma ad una manifestazione nonviolenta del Partito radicale per la raccolta delle firme sugli "8 referendum contro il regime" (abrogazione del Concordato, dei tribunali militari, dei reati d'opinione contenuti nel Codice penale, di parti della legge manicomiale, della legge che attribuisce alla polizia poteri speciali in materia di arresto, perquisizione e intercettazioni telefoniche, della legge che attribuisce ai partiti un consistente finanziamento pubblico, della "Commissione inquirente" - lo speciale "tribunale" composto da parlamentari per il giudizio preventivo sui reati compiuti dai ministri). Una giovane, Giorgiana Masi, è colpita a morte da colpi di pistola e molti altri manifestanti vengono feriti. Il Ministro degli interni nega che la polizia abbia mai fatto uso d'armi da fuoco. Il Pr dimostra invece, attraverso un filmato che riprende un agente di polizia mentre spara ripetutamente contro la folla e centinai

a di fotografie che riprendono agenti armati, travestiti da "autonomi" che si è trattato di un deliberato tentativo di strage.

Dopo questi fatti e in questo clima, Marco Pannella, intervenendo in una Tribuna politica televisiva, denuncia la censura della stampa e il disegno violento ed autoritario che ha provocato il tentativo di strage del 12 maggio. L'unico modo per contrastarlo è quello di firmare per l'indizione degli 8 referendum, di contrapporre le matite alle P-38, di ottenere che la legge, la Costituzione sia rispettata.

Prima di trasmettere questo intervento, registrato il giorno prima, l'annunciatrice televisiva legge una dichiarazione della Commissione di vigilanza, di cui riportiamo il testo, in cui si accusa Marco Pannella di slealtà, scorrettezza, non documentazione nelle accuse rivolte al ministro degli interni.

Ma non è finita: al termine dell'intervento di Marco Pannella l'annunciatrice legge anche un comunicato del Ministro degli interni Cossiga in cui si respingono le accuse.

Per la prima volta una Tribuna politica di un rappresentante del popolo viene commentata, contestata senza possibilità di replica.

(Tribuna politica Maggio 1977 da " Marco Pannella - Scritti e discorsi - 1959-1980", editrice Gammalibri, gennaio 1982)

Comunicato della Commissione di vigilanza sulla Rai-Tv

L'Ufficio di Presidenza della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi investita a norma di regolamento dell'esame del contenuto della "Tribuna politica" dell'onorevole Pannella, registrata il 25 maggio, che sta per andare in onda questa sera, rileva che in determinati passaggi del discorso del rappresentante del Partito radicale sono contenute accuse gravi e non dimostrate a carico del Ministro dell'Interno e delle Forze dell'Ordine, e questo in contrasto con i principi fondamentali di lealtà, correttezza e obiettività a cui i partiti si sono impegnati nell'uso della "Tribuna politica".

Al termine della trasmissione sarà diffuso un comunicato del Ministero dell'Interno.

Testo stenografico dell'intervento di Marco Pannella

Buonasera. Abbiamo strappato, questa volta, non più di un quarto d'ora. Hanno ristretto a un quarto d'ora le Tribune politiche perché le voci diverse, che dalla televisione rischiavano di venire attraverso le normali Tribune politiche di mezz'ora o quaranta minuti, facciano meno guai possibili ai tenutari del regime della violenza e della corruzione.

Abbiamo pochissimo tempo. Io non farò nemmeno finta di finire di parlare al termine di questi quindici minuti: continuerò perché sia chiaro che questi quindici minuti terminano con un bavaglio per ricordare che chi è nonviolento, chi crede nella legge, chi disobbedisce alla violenza è censurato.

Può venire qui solo se strappa con durezza, una volta ogni sei o sette mesi, il diritto di parlare, di farsi ascoltare e vedere per quel che è.

La situazione mi pare abbastanza semplice. Voi sapete chi siamo e, forse, alcuni di voi lo intuiscono. Lo ricordano i 400 mila, uomini e donne, che, poco meno di un anno fa, il 20 giugno, dettero il loro voto coraggioso e onesto e probabilmente preoccupato, ma anche pieno di speranza, al Partito radicale. Sanno di che si tratta sicuramente i 450 mila cittadini censurati che hanno già firmato il nostro progetto di referendum costituzionali nonviolenti, coloro che hanno imbracciato, contro le "P-38", il lapis costituzionale, e han fatto le file per autenticare le loro firme attorno a dei tavoli pacifici, attorno a dei "tank", cercando di ottenere che la legge, la Costituzione, finalmente viva. Ecco, censurati tutti.

Censurati innanzitutto i capi storici del socialismo, non noi. Censurato Umberto Terracini, al quale non è stato dato più un secondo perché parlasse e perché, con la censura del L'Unità, il capo storico del comunismo italiano, Terracini, che firma come voi questo progetto di referendum così importante, non possa parlare innanzitutto ai compagni comunisti, che come lui pensano e che sono preoccupati di questa situazione nella quale più si vota Berlinguer, più si vota comunismo, socialismo, speranza, onestà, e più si hanno i Cossiga, gli Andreotti. Hanno censurato non noi, ma Riccardo Lombardi, capo storico del socialismo, al quale non si deve dare più di un secondo, perché, come lo si censura sull'Avanti!, lo censurano i cosiddetti socialisti di quest'altra "P-38" del regime contro la verità che è la Radiotelevisione, mezza socialista, lottizzata con della gente di regime.

Adesso dobbiamo dirvi che la rapina rischia di divenire grande: il miracolo non è che 450 mila cittadini non hanno il diritto perché non sparano, perché non ammazzano, perché non si mettono alla portata delle "P-38" di Cossiga e dei complici delle alternative a Cossiga: è che i cittadini non possono andare avanti, riscuotere il successo che stiamo probabilmente per costruire e che vogliono impedirci. I referendum popolari, un'arma pacifica: ebbene, siamo qui a dirvi che entro il primo di giugno debbono essere raccolte le firme necessarie. La cosa incredibile è che i sondaggi demoscopici ci dicono che il 90 per cento di voi è d'accordo su questi referendum. Noi non abbiamo fatto nulla di avanguardia. Contro il Concordato, contro le leggi manicomiali, contro questa Inquirente della Lockheed, contro i tribunali militari, carabinieri, agenti, militari, contro i tribunali fascisti, contro i "Codici Rocco", le "Leggi Reale", siete nel 90 per cento d'accordo.

E allora come mai, perché solo 450 mila firme? Perché non hanno voluto spiegarvi come, quando. In questa radiotelevisione di regime, uniti d'un tratto i dirigenti comunisti e socialisti con quelli democristiani, hanno impedito che vi si spiegasse almeno una sola volta che cosa fossero questi referendum. Vi hanno detto: sul Concordato. No, contro, ma contro quali norme? Non ve l'hanno detto. Contro norme dei codici penali, ma contro quali norme? Non si è voluto dire perché non sappiate dove si può firmare. Ebbene, noi vi diciamo che 450 mila cittadini, donne e uomini, hanno già firmato, sono coloro che non sono stati ammazzati mentre andavano a firmare, come Giorgiana Masi, col suo ragazzo, a piazza Navona.

Giorgiana l'hanno respinta e uccisa, dopo sei ore. Andava solo a firmare. Quando sono venuto qui, temendo che io parlassi di questo, e ne parlo, non posso non parlarne, sono andati in crisi. Avevo detto che avrei avuto, magari appesa al collo, qualche fotografia su quel 12 maggio. Questa è una fotografia presa in mezzo ad altre. Guardate, vedete? Vedete questi autonomi, questi assassini che stanno ammazzando i poliziotti?

Guardateli, li riconosciamo. Hanno la spranga, il volto coperto, sono teppisti, guardate. Li avete visti bene? Potremmo vederne degli altri. Volete vedere una "P-38", un'arma a tamburo? Eccola in questa foto. Il 12 maggio ce n'erano a centinaia di questi assassini dei poliziotti. Ma erano poliziotti!!! Noi questo lo dobbiamo dire.

Il tempo dei lupi è venuto, gli assassini stanno scendendo dalla montagna, è vero! Da nove anni: piazza Fontana. Vi ricordate Pinelli e Valpreda? Non vi ricordate la nostra solitudine quando dicevamo che dietro c'era lo Stato che ammazzava per farci paura, per poter ammazzare ancora di più, ritornare magari al fascismo, per difendere la corruzione e la corruzione della Loockeed contro la verità dei giornali o delle minoranze. Poi a Brescia e a Peteano. Tre carabinieri ammazzati! L'hanno scorso mi censurarono, qui, lo ricorderete, i nomi di generali: la magistratura, dopo sei anni, per i tre morti di Peteano, tre giovani carabinieri, stava incolpando generali dell'Arma e altri.

Noi sappiamo che in questo momento c'è della gente che si chiede cosa abbiamo fatto il 12 maggio, perché abbiamo fatto quella manifestazione disubbidendo. Ma noi non possiamo premiare il comportamento violento di uno Stato che inonda le strade di persone vestite come assassini e le cui foto, domani, verranno riportate dai giornali e dalla televisione come prova che gli assassini ci sono. Ma certo, qualcuno ce n'è: vi ricordate quella tremenda foto presa a Milano, per strada, di uno della "P-38", un autonomo che spara?

Però pensateci un momento: è quello uno studente, un sottoproletario sgangherato, o non è un uomo che sa prendere la mira, un guerrigliero? E dove si è formato? Nelle università o nelle galere? Cosa c'è dietro tutto questo? E allora noi, da nonviolenti, cosa dovevamo fare? Non è stato detto che il 12 maggio i sindacati, tre ore prima di quella manifestazione musicale, di festa, avevamo telegrafato al ministro di non intervenire perché quella manifestazione era giusta. I tre sindacati. Erano i socialisti, erano i democratici, erano gli intellettuali che invitavano noi a non disdire quella festa, a non obbedire a una legge che la Corte costituzionale, nel '61, aveva dichiarato fascista e che Cossiga quella mattina cercava di applicare.

Ci hanno invitato il 12 maggio a disobbedire, ad andare come cittadini pacifici. E sapete qual è il bilancio reale? Ne siamo fieri, nel dolore, ne siamo fieri. Ricompensateci per questo: andate a firmare prima del 1· giugno, e mandate dei soldi. Mi hanno detto i compagni: ricorda il numero del nostro conto corrente, perché noi abbiamo rifiutato il miliardo e non possiamo neanche stampare dei moduli, non possiamo più nulla. Il numero del conto corrente non ce l'ho. Fate un vaglia telegrafico al Partito radicale per dare l'obolo di uno scellino dicono gli inglesi di un danaro alle cose che vedete e sentite.

Dicevo che quel giorno siamo andati in allegria, per dimostrare che Roma poteva essere lieta, serena, pacifica, contando che fra di noi nessuno sarebbe stato violento. Come sono andate le cose? Guardate il bilancio, del quale siamo fieri, nel dolore, lo ripeto. Su 5200 poliziotti armati, su centinaia di giovani poliziotti costretti a vestirsi da assassini, costretti ad apparire nelle strade come i lupi dei quali abbiamo paura, per consentire a Cossiga, in nome di quei lupi, di fare leggi più fasciste e altre cose, e ammazzare passanti, ecco il bilancio: una scalfittura al polso di un carabiniere. Eravamo 20-30 mila! Dopo sei ore di attacchi, di scontri l'han detto loro l'unico atto di violenza, tra virgolette, perché forse c'è stato e non c'è stato, è il graffio al polso di uno dei 5200 uomini.

è un bilancio che rivendichiamo: eravamo lì con i lapis, ma hanno paura dei lapis! Devono portare ogni giorno alla televisione Curcio e Cossiga, devono farci vedere le "P-38", per distrarci dall'ottimismo, dalla bontà, dalla felicità della firma, della musica, dell'allegria, del girare per Roma dicendo: gli assassini li isoliamo con il sorriso essendo buoni noi, diversi dagli altri. Di questo non vi dicono nulla. Dalla nostra parte abbiamo avuto una morta, dieci feriti da arma da fuoco, decine di feriti da tondine, manganelli, gas, candelotti lacrimogeni sparati a vista d'uomo. Faremo un libro bianco, lo stiamo per fare.

Ebbene, dinanzi a questo bilancio, vi si voleva far credere che i radicali erano i responsabili della morte di uno di loro. E allora, sarebbe stata la stessa cosa quando disobbedivamo per l'aborto, per liberare dall'aborto tremendo e dalla morte per aborto migliaia e migliaia di donne, e andavamo in galera, in nome dei separati del matrimonio, contro l'immonda violenza del divorzio di classe della Sacra Rota. La stessa cosa che quando andavamo in galera come obiettori di coscienza, la stessa cosa che quando disobbedivamo agli ordini ingiusti, disobbedivamo alla violenza, come disobbediremmo se ci sequestrassero. Noi in tale circostanza diremmo: »Non collaboriamo con la violenza di chi sequestra. Non pagheremo un lira. Disobbediamo alla violenza .

Ecco, è invece come se tutta questa realtà non esistesse, non doveste prenderne atto. Entro pochi giorni, dobbiamo arrivare a 500 mila firme. Andate alle segreterie comunali, andateci, donne, uomini. Siete in milioni a non averlo fatto perché non vi han detto che potevate farlo, perché vogliono invalidare il progetto, han già deciso. Alle 500 mila firme, come la legge impone, ci saremmo già. Ma se saranno meno di 700 mila, il progetto lo faranno fuori. In nome di Riccardo Lombardi, di Umberto Terracini, di Giorgiana Masi, in nome della speranza che è, mi pare, l'unico giusto modo mentre la linea di compromesso di collaborazione di socialisti e comunisti, i balletti bilaterali, stanno distruggendo i salari, la tranquillità, e abbiamo tutti paura vi chiediamo di andare a firmare: ma domani, dopodomani, attorno ai tavoli e nelle fabbriche, organizzatevi.

Io non so fra quanto calerà questo sipario: ma da deputato avrei avuto tante cose da dirvi che non ci lasciano dire ogni giorno. Tante cose da fare, tante cose che, in realtà, ci rendono uguali, sempre di più a voi, così come siete, in ogni momento, con il vostro carico di speranze nella Costituzione, con la vostra speranza che il regime della violenza e della corruzione sia abbattuto. Io penso che dobbiamo, noi stessi, adesso, cercare di essere simili a quello che speriamo di essere, e firmare. Le donne, le mamme, le nonne di settantanni, quelle che ieri ci han salvato, hanno capito e sono tornate a essere felici e giovin compagne, tutti debbono firmare. E' a questo che noi affidiamo la salvezza non del movimento radicale, ma del dialogo democratico, mentre si stanno per varare leggi immonde, incredibili... Non sapete nulla di quello che succede! Può darsi che noi, in pochi, esageriamo, ma sempre, nella vita politica, nella storia, coloro che riuscivano a esprimere le speranze della gente normale quali noi

siamo, han finito per essere soffocati e rimanere soli dinanzi alla violenza di chi usa il potere illudendosi che non si molla dinanzi alla violenza quando viene dallo Stato.

Un appello devo rivolgere ai carabinieri e ai soldati: loro non sanno che alla Camera stiamo chiedendo la riforma per i loro diritti civili, riforma che gli altri, tutti d'accordo, stanno negando. I giovani carabinieri sono spaventati quando vedono i giovani delle "P-38", e non sanno che sono agenti come loro, costretti da questo regime a dare questo volto alla Repubblica.

Ecco, io sto andando avanti, ma non so se ancora voi mi ascoltate.

Certamente il dovere di un radicale è quello di non far finta di aver terminato di parlare, quando la violenza delle "P-38" della Radiotelevisione dello Stato si abbatte contro la sua possibilità di emettere parole, di non far finta e illudersi di comunicare con coloro ai quali vuol comunicare. Andremo avanti chiedendo e contando sulla vostra iniziativa; contando sul fatto che ciascuno sia responsabile e allora, probabilmente, di nuovo i 450 mila, i 500 mila, i milioni di donne e uomini che sono così come sono, come noi li conosciamo, che non vogliono né ammazzare, né morire ammazzati, queste donne e questi uomini potranno essere gli attori di una società della speranza e non quelli del regime democristiano e del "compromesso storico", della violenza e della corruzione...

Comunicato del Ministero dell'Interno

A proposito della conversazione televisiva dell'onorevole Pannella, un portavoce del Ministero dell'Interno ha dichiarato: "Della scorrettezza formale e sostanziale, dello stupefacente comportamento dell'onorevole Pannella, ha già detto l'Ufficio di Presidenza della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Le accuse dell'onorevole Pannella al Ministro dell'Interno ed ai suoi non indicati complici di praticare la politica delle P/38 e di ammazzare i passanti, le accuse allo Stato di inondare le strade di persone vestite come assassini, costretti ad apparire come lupi di cui si deve aver paura, sarebbero gravissime, ingiuriose ed infamanti se provenissero da altri. Pronunciate dall'onorevole Pannella sono solo indecenti, sconsiderate e inutilmente provocatorie. Il Ministro e i suoi collaboratori le respingono, comunque, con sdegno misto a profonda pena, ma anche con quel senso di ribellione che promana dal ricordo dei tanti appartenenti alle forze dell'ordin

e caduti negli ultimi mesi per difendere l'ordine e la legalità dello Stato democratico". Il portavoce del Ministero dell'Interno ha così concluso: "Come già si è assunta la responsabilità morale di aver dato spazio alla violenza infrangendo un legittimo divieto dell'autorità, così oggi l'onorevole Pannella si assume con questo dissennato uso di un mezzo di pubblica informazione un'ulteriore grave responsabilità additando al pubblico disprezzo istituzioni ed agenti dell'ordine per quello che la sua campagna d'odio potrà provocare. E' un bene che la trasmissione sia andata integralmente in onda in modo che i cittadini hanno potuto per oggi e per domani vedere l'onorevole Pannella per quello che è".

 
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