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Pannella Marco - 31 maggio 1977
Sì alla non violenza, no alla sudditanza
di Marco Pannella

SOMMARIO: Dopo la tragedia del 12 maggio, Pannella rivendica il diritto a manifestare. Per anni i radicali, contrari ai cortei che bloccano la citta e le cui conseguenze si abbattono sui cittadini, hanno promosso marce nonviolente sui marciapiedi, rispettando la segnaletica stradale.Il 12 maggio alle ore 15 i radicali cercavano i responsabili di Pubblica sicurezza per garantire il deflusso ordinato di manifestanti e turisti da Piazza Navona. Illegittimo il divieto di manifestazione nel centro storico.

(IL TEMPO, 31 maggio 1977)

- Da venti anni noi ci siamo sempre autolimitati. Abbiamo sempre affermato che i cortei che interrompono la vita cittadina costituiscono una sostanziale violenza per tutti coloro la cui giornata viene appesantita e ulteriormente aggravata dalle conseguenze dei cortei. Quando ne abbiamo fatti, li abbiamo fatti sui marciapiedi e rispettando anche la segnaletica stradale. E questo, spesso, è parso ridicolo o patetico, oltre a suscitare incomprensione in coloro che hanno, più o meno incosapevolmente, una visione di scontro o ludica della vita civile: lo Stato da una parte e certe opposizioni dall'altra. Sia a destra sia a sinistra spesso si è avuta l'idea di una manifestazione maschia di forza.

(- "Allora non siete contrari al principio della manifestazione in uno spazio determinato?")

- Non a caso, a Roma, abbiamo sempre scelto piazza Navona perché è in realtà un luogo chiuso. Lo stadio, che ha la stessa struttura, ha numerosi ingressi. Piazza Navona ne ha soltanto sei. Di conseguenza mi pare che abbiamo anticipato un comportamento che nessuna sanzione legale se non accompagnata da convinzione riuscirà mai, nei momenti fondamentali, ad assicurare. E' infatti per questo che alle 15 del 12 maggio, come risulta da varie registrazioni, come deputati ed esponenti radicali cercavano i responsabili delle forze di PS per concordare, e lo dicevamo, un »deflusso ordinato di turisti, passanti e possibilmente manifestanti da piazza Navona e dalle zone limitrofe. Il 12 giugno, un mese dopo, faremo la manifestazione che allora ci è stata impedita con violenza illegittima (come risulta dalla sentenza della Corte Costituzionale del '61) dalle autorità e ci opporremo senza nessuna possibilità di compromesso al cosiddetto divieto di manifestazione politica nel centro storico. Le norme che regolano il traf

fico sono esistenti e tassative da 30 anni: potere, partiti e sindacati hanno fatto delle eccezioni una regola e noi siamo felici se anche loro, come noi, vorranno tornare a rispettarle. Ma non tollereremo che, con il pretesto della loro resipiscenza, facciano di Roma che è innanzitutto il centro storico di Roma una città proibita alla manifestazioni espressione di libertà di pensiero e di associazione (articolo 21 della Costituzione). In tal caso disobbediremo perché siamo non-violenti ma non sudditi inerti che obbediscono a ordini ingiusti disposti a subire la violenza da qualsiasi parte venga, dallo Stato o da altrove.

(- "Non crede che, però, nel momento politico attuale una manifestazione offra facilmente spazio a occasioni di guerriglia urbana o, come dicono alcuni, anche alle cosiddette »provocazioni poliziesche?")

- No. La stragrande maggioranza dei morti e delle stragi è stata provocata proditoriamente da anonimi in banche, treni, eccetera; gli assassini di lavoratori della PS (Ciotta, Calabresi, Passamonti, Custrà) sono stati eseguiti da killer. Oppure si sono avute provocazioni da parte di forze dello Stato acuisite a tradizioni o strategie violente o fasciste. Se bastasse la minaccia o anche l'esecuzione di qualche assassionio per sospendereo, come si dice, regolamentare l'esercizio pubblico e collettivo dei diritti politici, le dittature avrebbero scoperto che la vecchia strada diventa oggi percorribile anche alla luce del sole. Basta qualche sicario che ammazzi i democratici e i non violenti quando si si riuniscono per togliere i diritti non già all'assassino ma alle »vittime . Cammino comodo e tradizionale anche se con motivazioni apparentemente paternalistiche e umane per fare strage di diritti e quindi, per chi crede nelle virtù repubblicane come fondamento di una vita ordinata delle città, per fare poi neces

sariamente strage anche di persone.

 
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