di Marco PannellaSOMMARIO: Le ragioni per le quali il 12 maggio 1977 il Partito radicale ha disobbedito al divieto di manifestare; le responsabilità di chi ha cercato a tutti i costi lo scontro e i morti.
(EUREKA, 7 luglio 1977)
Cara MGP,
due mesi saranno passati da quel 12 Maggio quando comparirà su Eureka questa mia risposta.
Intanto sarà stato pubblicato e diffuso il nostro libro bianco su quei fatti con la sua documentazione schiacciante: per 8 ore 5200 agenti, carabinieri, provocatori di stato costretti a sparare, ad aggredire, a picchiare, ammazzando Giorgiana, ferendo altri 12 con colpi di arma da fuoco ed altri 70 con candelotti sparati ad altezza d'uomo, manganelli, pietre, insultando e malmenando centinaia di donne e uomini, passanti, agenti terrorizzati anch'essi dalla voce fatta circolare tra di loro di manifestanti che già alle 15 sparavano e molti loro colleghi erano già feriti, umanamente comprensibili, pieni di rabbia, di rivolta, di paura per le notizie false deliberatamente diffuse da funzionari e superiori; e dall'altra parte, per 8 ore, mentre cercavano inutilmente di defluire, presi in sacche assieme a migliaia di turisti e di passanti, 20 o 30 mila persone, venute per ascoltare musica e firmare i referendum, bombardate di fuoco e di gas da ogni parte.
Ecco la fotografia di quel 12 Maggio, cara MGP! Ed ecco il bilancio, che dovrebbe una volta per tutte impedire non solamente a te ma a chiunque non abbia il gusto e la perversione della menzogna e dell'ingiustizia di parlare di "facinorosi", "autonomi assassini", "violenti", speculatori sulle nostre lotte e manifestazioni: queste 30.000 persone non hanno mai reagito con la violenza, non hanno mai esercitato la legittima difesa, si sono mosse con un senso di forza e di responsabilità senza precedenti in Italia e in Europa. Tant'è vero che questa è la prima volta da 20 anni in cui la polizia non ha avuto un solo contuso o ferito in 8 ore di "scontri", essendo in 5200 contro decine di migliaia. Si era parlato di un carabiniere "ferito di striscio ad un polso da un colpo di arma da fuoco": ma poi non si è insistito nemmeno in questa versione: chissà da dove era venuto il colpo, se c'è stato, e non si è trattato di un graffio! Il Ministro degli Interni aveva parlato alla Camera di undici arrestati; cifra già di p
er se ridicola. Sono scomparsi. Anche quelli non c'erano mancati "manifestanti". Chi erano??? Dove sono finiti? Dunque avevamo visto giusto quando avevamo deciso di rifiutare l'ordine ingiusto (e illegale: l'articolo 2 del testo unico è stato giudicato incostituzionale già del 1961!) e avevamo puntato sul senso di lealtà di tutti i cittadini di fronte al nostro invito alla non violenza? Di tutti, senza eccezioni. E' stata una prova di maturità civile e non violenta, straordinaria, esemplare quanto dolorosa. Ma, dici tu, non bisognava farla per nulla la manifestazione. Ci sono stati dei morti e dei feriti: quindi non bisognava farla! Cara MGP, sapessi quante volte abbiamo, hanno rischiato la vita (non la morte, c'è una differenza di angolazione) i non violenti che siamo! Quanti compagni e compagne con i loro digiuni, anche assoluti, della sette! Quante centinaia d'anni di vita in meno; comunque, deliberatamente sono stati posti sulla bilancia della giustizia, della verità, della lotta non violenta contro la v
iolenza assassina delle istituzioni.
Quanti dubbi, paure, ogni volta! Essere non violenti significa: non collaborare all'ordine ingiusto, organizzare la disobbedienza civile, fare obiezione di coscienza contro le leggi ingiuste e incostituzionali, opporre il proprio corpo alle aggressioni contro l'umanità e la legge, non fosse che quella degli altri, perché venga rispettata.
Così siamo tutti, Emma, Adele, Gianfranco, Roberto, io stesso, "avanzi di galera", come sai. In libertà provvisoria. Abbiamo disobbedito per l'obiezione di coscienza contro il servizio militare obbligatorio, e invitato a disobbedire: la legge approvata è costata secoli di carcere e penitenziario militare. Oggi molti giovani possono risparmiarsi questa scelta atroce fra la propria coscienza e la galera. Abbiamo disobbedito, con le compagne del CISA, organizzando alla luce del sole per centomila donne gli aborti costituzionali contro quelli immondi delle mammane e dei ferri da calza, del terrore e della morte morale e spesso fisica di milioni e milioni di donne: solo andando in carcere, solo su questa disobbedienza "turpe" il problema è stato imposto alla classe dirigente. Abbiamo disobbedito contro l'immonda legge che legava i drogati, per sempre, all'industria criminale della morte per droga, li rendeva necessariamente complici assassini e suicidi dei loro stessi assassini; abbiamo disobbedito perché i droga
ti fossero considerati finalmente come malati o come donne e uomini vittime di una violenza senza nome, e non come criminali, e siamo andati in galera: solo allora una legge - pur cattiva, pur inadeguata - è venuta a cancellare quella precedente, ignobile anche nei suoi presupposti. Potrei continuare l'elenco, a lungo. Personalmente sono stato denunciato centinaia e centinaia di volte, processato oltre cinquanta, assolto quasi sempre, tranne in un caso "condannato ad una pena pecuniaria di quattrocento mila lire in primo grado", ho decine di altri processi che attendono.
Perché il 12 maggio dovevamo disobbedire? Vuoi saperlo, MGP? Perché non ci fossero, perché non ci siano altre centinaia di morti assassinati per strage in Italia. Ascoltami: se per due o tre assassinati a freddo (e da chi?) un Ministro degli Interni può sospendere i diritti civili di una città di 4 milioni di abitanti; se, contrariamente a quanto accade in ogni paese di democrazia parlamentare e politica, un Ministro degli Interni diventa tanto più potente e inamovibile e autoritario, quanto più assassinati vi sono sotto il suo regno; se non deve invece dimettersi; quanto meno per incapacità, come ovunque accadrebbe; se questo fosse accettato basterebbe una bella strage riuscita su un treno estivo, con qualche centinaia di morti, per consentirgli di sospendere le libertà di e i diritti civili dell'intero paese per 6 mesi almeno. Se si accetta che per punire e colpire i violenti si deve o può impedire ai non violenti e ai democratici di manifestare, di riunirsi, di isolare nelle città le forze e i metodi dell
e stragi è evidente che gli assassini di ogni colore e i nuovi fascisti di stato (quelli delle stragi di Piazza Fontana, di Brescia, di Trento, fino a quelli di Piazza Navona, dei vari Sid e Affari Riservati) avranno interesse ad ammazzare sempre di più.
Dobbiamo spezzare, da non violenti, questa spirale orrenda di stragi e di assassini di stato e non. Potrei ricordarti che il PSI, la CGIL-CISL-UIL, decine di deputati si erano impegnati al nostro fianco, anche prima che togliessimo ogni carattere politica alla riunione: solo musica e film, avevamo assicurato. Ma non abbiamo bisogno di alleati rivelatisi poi vili e non liberi di assumersi le proprie responsabilità.
Ovunque, quando hanno successo, i non violenti sono considerati gli avversari più pericolosi da coloro che difendono una società disumana, violenta, ingiusta. Prima li si lincia moralmente, poi li si assassina. Da Lambrakis a Martin Luther King. Per noi, già da anni, c'è la strage della verità, dell'informazione, del diritto alla nostra identità ma questa splendida gente che c'è nelle strade, nelle case, negli uffici e nelle fabbriche, nelle cucine e nei letti, non sappiamo per quale miracolo, è sempre riuscita alla fine a capirci, a riconoscerci riconoscendoci e riconoscendosi. E abbiamo insieme vinto tante volte e in tanti campi. Ora le ore diventano tragiche. Ma non abbiamo altra speranza di tornare a vederle vivibili o renderle felici, che restare tali quali siamo stati, crescere nella fedeltà alle idee, ai metodi, alle speranze, ai dialoghi che sono i nostri. Un poeta scriveva: "basta che uno solo fra noi resti tale quali fummo, per salvare tutta la speranza nel mondo". E di "uno solo" di questo tipo, M
GP, anche grazie alla Piazza Navona, dolorose e tragiche, ma necessarie per vivere (anche se poi ci ammazzano perché capiscono che rischiano altrimenti di non potere più fare le gigantesche carneficine che sono nei loro calcoli), di "uno o una" così, ormai, senza di me o di te, ce ne sono centinaia di migliaia. Certo, è come se vivessimo sotto il fascismo. Anzi, non dimentichiamo che negli anni 30 il PNF ha avuto bisogno di meno di un decimo degli assassinati, di cui in questi sette anni ha avuto necessità il regime che ci sgoverna. Il fascismo, per vivere, deve cambiare e rinnovarsi: altrimenti muore, finisce. S'è rinnovato, è diverso: guardate la DC e il regime e ve ne accorgerete.