Isa Di Domizio, Milano, del Partito Radicale della LombardiaSOMMARIO: Altro problema del partito è il linguaggio: si deve compiere ogni sforzo per rendere le comunicazioni più universalmente comprensibili. L'informazione è più quantitativa che qualitativa.
(ARGOMENTI RADICALI, BIMESTRALE POLITICO PER L'ALTERNATIVA, Agosto-Novembre 1977, n.3-4)
Ho letto attentamente il documento i cui contenuti sono indubbiamente chiari. Nonostante ciò, mi sono sentita in difficoltà. Dipenderà certamente dalla mia scarsa dimestichezza con il linguaggio dei politici, ma allora devo dedurre che contrariamente a quanto asserisce, è proprio ai "professionisti della politica" che si rivolge, e provo soggezione, mi sento incapace e quindi mi chiedo: ma allora è opportuno non parlare? Mai! Soprattutto quando non si è d'accordo.
Perciò eccomi e se il mio linguaggio non sarà chiaro, saremo pari.
Coerentemente con quanto sopra, suggerirei di includere fra i problemi connesso con l'informazione quello del linguaggio, ovvero, se il PR è, come deve essere, un `partito di cittadini' si deve compiere ogni sforzo per rendere le comunicazioni più universalmente comprensibili. In altre parole, poiché la differenziazione fra partiti della sinistra è quasi unicamente nella forma, o meglio nel "come" determinati obiettivi vadano raggiunti, propongo che la metodologia investa anche il problema del linguaggio. Termini quali inidoneo, intermittenti (lotte), salto coscienziale politico, ecc. pongono chi legge nella posizione di spettatore, contraria a quella di protagonista in cui il PR ci vuole da sempre. Il pensiero di una possibile replica mi fa sentire nuda fra gentiluomini in doppiopetto.
Sempre in tema di informazione, o meglio di "miglioramento e intensificazione dell'informazione all'interno del partito", mi sembra che la logica adottata sia quella di sempre: quantitativa piuttosto che qualitativa. Avete mai osservato con quale velocità si propagano all'interno come all'esterno del partito certe notizie, perché ritenute interessanti? Certe informazioni sembrano fatte apposta per essere passate ad altri. Si direbbe che l'interesse a comunicarle è almeno pari a quello di riceverle. E allora il problema non è soltanto di canali o di responsabilità, ma anche soprattutto di contenuti. Inoltre, vi è un tipo di informazione che stimola all'attività e un altro che, per così dire, appaga. Questa è secondo me una importante distinzione da tener presente nella scelta dei canali di informazione.