XIX CONGRESSO PARTITO RADICALE - BOLOGNA - 29,30,31 OTTOBRE - I NOVEMBRE 1977SOMMARIO: Contesta alcune valutazioni secondo cui il partito radicale sarebbe un partito da "un miliardo" l'anno. Le "spese correnti" del partito non superano invece i 150 milioni l'anno. Quel che fa lievitare le spese sono le iniziative politiche, che si riflettono, "dilatandole", sulle spese di gestione, senza che sia facile poi scorporarle. Rende poi conto dei costi della raccolta delle firme referendarie (70% delle somme spese), la maggior parte delle quali necessarie per supplire alla carenza di informazione. Segue una relazione in cui si dà ragione delle decisioni prese "per garantire" la riuscita della campagna. Informa come, essendo assolutamente insufficienti le risposte ricevute, il tesoriere abbia deciso la convocazione del congresso straordinario, per ribadire "la scelta di non utilizzazione del finanziamento pubblico". La sottoscrizione straordinaria, pur inadeguata, ha mostrato che esistono grosse possibilità, legate all'iniziativa politica e alla presenza dei tavoli per le strade.
Seguono informazioni sulla situazione finanziaria. Sostiene di aver esercitato "dialetticamente" e non passivamente il suo ruolo, anche rispetto a Marco Pannella. Dà quindi informazioni sulla gestione del finanziamento pubblico, e sui pericoli di corruzione della politica e dei partiti che sono insiti nella stessa legge.
Sul tesseramento, informa che "il numero complessivo degli iscritti di quest'anno è...lo steso...dello scorso anno". Elenca le difficoltà che si sono frapposte ad una valida campagna di tesseramento. Deplora che il partito non abbia organizzato la Marcia antimilitarista. Dà informazioni sulla situazione della stampa di partito.
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Avete tutti e potete vedere il bilancio che è stato distribuito. Si discute molto della dilatazione delle spese del partito: ho letto e ho sentito nel corso del dibattito precongressuale la valutazione secondo la quale questo sarebbe ormai il partito dal bilancio di 500 milioni per alcuni, di almeno un miliardo secondo altri. Ho sentito in un Consiglio Federativo le valutazioni secondo le quali le spese correnti del partito sarebbero ormai di trenta milioni al mese. In risposta ad una analisi errata e superficiale di questo tipo dobbiamo innanzitutto chiarire che le spese della campagna referendaria vanno considerate separatamente dalle spese ordinarie del partito perché riguardano un'iniziativa di carattere straordinario per dimensioni e costi, che dovrebbero gravare sullo Stato e non sui promotori.
Lo sforzo che ho tentato di fare perciò, sia nella relazione sullo stato del partito sia nella stesura del bilancio, è stato quello di valutare l'effettiva destinazione delle somme che sono state spese. Da esse risulta che questo continua ad essere un partito le cui spese correnti, destinate cioè alla gestione delle strutture e dei servizi dell'organizzazione nazionale, incluse quella della stampa, non superano i 150 milioni l'anno. Occorre tener conto inoltre che iniziative come quella degli otto referendum si riflettono, dilatandole, sulle stesse spese ordinarie senza che poi in bilancio possano da queste essere scorporate. La situazione di quest'anno è stata la stessa dell'anno delle elezioni e di quello del referendum sull'aborto. A partire da queste considerazioni possiamo legittimamente prevedere che in un anno in cui iniziative delle dimensioni di quelle intraprese negli ultimi tre anni non venissero prese, le spese per l'attività ordinaria potrebbero essere ulteriormente contenute ed arrivare ad una
spesa complessiva che non superi i cento milioni. Come potete constatare dal bilancio, la campagna di raccolta delle firme ha assorbito il 70% delle somme complessivamente spese. Di queste, il 60% è formato dalle spese di informazione e di pubblicizzazione con le quali si è tentato di supplire alle carenze di informazione, alla censura e al boicottaggio degli organi di informazione, della Rai-Tv in particolare, che è andata aumentando progressivamente man mano che la campagna procedeva, e che raggiungeva il suo apice in occasione del 12 maggio e dell'intervento di Pannella in televisione. Siamo stati così costretti a campagne nazionali di affissioni di manifesti, a campagne di pubblicità a pagamento sui quotidiani, che hanno consentito, con le 70.000 firme raccolte negli ultimi giorni, di raggiungere le 700.000 firme e di mettere al sicuro la campagna da ogni possibile invalidazione da parte della Corte di Cassazione.
Anche per quanto concerne le spese di organizzazione della campagna e di gestione del comitato, dopo la spesa iniziale di stampa e di spedizione dei moduli in tutte le segreterie comunali, le spese maggiori sono state sostenute negli ultimi giorni della campagna quando, per il controllo delle firme e per il rientro dei moduli a Roma, sono entrate in funzione altre cinque sedi e sono stati impegnati giorno e notte oltre 800 militanti esclusi quelli per la gestione dei tavoli di raccolta.
II· - Relazione del Tesoriere
L'estrema incertezza nella fase di preparazione della campagna referendaria, per la mancanza di un progetto di realizzazione determinato in tutte le sue fasi (ricordiamo che addirittura fino al 12 febbraio si parlava ancora di 10 referendum), la sfiducia e l'incredulità di buona parte del partito di poter portare a compimento questa volta il progetto referendario, l'isolamento politico in cui veniva avviata la stessa campagna, la grossa incognita della possibilità di usufruire di spazi in televisione, non consentivano di prevedere, se non con ampi margini di errore, quali sarebbero stati i costi della campagna e quindi di determinare un piano di autofinanziamento. Ho quindi dovuto attuare, per garantire l'avvio del progetto, una politica di indebitamento progressivo accettando, come per la campagna elettorale, i rischi che un insuccesso poteva comportare e assumendomi quindi la responsabilità di non esercitare il diritto di veto sulle delibere di spesa della segreteria, che, come tesoriere, mi spetta.
Di questa situazione ho informato il partito ripetutamente durante il periodo precedente alla raccolta delle firme, attraverso Notizie Radicali, attraverso lettere alle associazioni e ai partiti regionali, comunicando l'aggravarsi della situazione finanziaria. Ho lanciato appelli e sottoscrizioni tra i partiti regionali e direttamente agli iscritti. Sono andato di persona, a volte con Adelaide, in giro per l'Italia in cerca di contributi e di sostegni finanziari. La risposta è stata però assolutamente insufficiente. Dopo pochi giorni dall'inizio della raccolta delle firme ho dovuto perciò sospendere e bloccare qualsiasi iniziativa di spesa e ho chiesto la convocazione del Congresso straordinario perché il deficit aveva raggiunto un limite tale per cui ogni ulteriore spesa avrebbe realizzato nei fatti una utilizzazione surrettizia del finanziamento pubblico, esponendolo alle azioni surrogatorie dei creditori. Il congresso straordinario ribadiva la scelta di non utilizzazione del finanziamento pubblico, n
emmeno per la campagna dei referendum, fissando un progetto di risanamento del debito e di autofinanziamento della campagna attraverso una sottoscrizione straordinaria che fissava le somme e le relative scadenze che settimana per settimana fino alla fine della campagna dovevano essere raccolte da ciascun partito regionale e dalle assicurazioni e comitati locali. Dopo aver rispettato la prima scadenza, tutti i successivi obiettivi non venivano raggiunti, e venivano raccolti solo 150 milioni, vale a dire la metà dell'obiettivo complessivo prefissato.
La sottoscrizione straordinaria ha dimostrato le reali possibilità di autofinanziamento del partito. Se non è stato raggiunto l'obiettivo prefissato, ha mostrato però che esistono grosse possibilità e capacità di autofinanziamento legate all'iniziativa politica.
Sotto questo profilo è stata confermata l'importanza dei tavoli come strumento non solo di iniziativa politica ma anche di autofinanziamento. Il bilancio della campagna di raccolta delle firme dei comitati locali e dei partiti regionali è complessivamente in pareggio.
Sono stati raccolti attraverso i tavoli circa 235 milioni per l'autofinanziamento locale, che sommati ai 226 raccolti per l'autofinanziamento dell'organizzazione centrale portano ad oltre 460 milioni l'autofinanziamento complessivo della campagna referendaria su un bilancio complessivo di 771 milioni. Per quel che riguarda il bilancio dell'attività centrale, ai 226 milioni di autofinanziamento per i referendum si devono aggiungere altri 80 milioni di quote e contributi degli iscritti e sostenitori per l'autofinanziamento della gestione e dell'iniziativa ordinaria; si ottiene così una cifra di oltre 300 milioni che rappresenta non solo la somma più alta in senso assoluto, ma anche in termini percentuali, la quota più alta di autofinanziamento rispetto al bilancio complessivo mai raggiunta dal partito.
Il partito ha oggi una situazione dei deficit che ammonta complessivamente a 336 milioni, di cui 50 di debiti con fornitori e 286 di prestito bancario. Di questa situazione il partito è stato continuamente informato. Nel corso di quest'anno ho presentato tre bilanci, due in occasione dei congressi, l'altro in occasione del Consiglio federativo di luglio. Questo lo dico non per dividere responsabilità che sono mie e che mi sono sempre assunto e mi assumo ora davanti al Congresso. C'è chi accusa il gruppo dirigente del partito di essere dipendente da Marco Pannella. Ma, almeno a questo proposito, sbaglia, perché nonostante e contro il suo parere, dopo il Congresso di maggio, quando era ormai chiaramente fallito l'obiettivo complessivo della campagna di autofinanziamento straordinaria, mi sono rifiutato di chiudere la sede del comitato per i referendum e di sospendere quindi la campagna, e mi sono assunto la responsabilità di violare la mozione congressuale accendendo nuovi debiti e facendo nuove spese.
Inoltre c'è chi ha detto e scritto che, quanto ai rapporti tra segreteria e tesoriere, la "figura del tesoriere" va restituita "ad una funzione dialettica piuttosto che integrata con la segreteria". Come tesoriere so di avere il diritto di veto rispetto alle delibere della segreteria. E' un diritto che ho esercitato in passato e non ho esercitato quest'anno come non lo avevo esercitato per la campagna elettorale. Perché esercitarlo allora, come quest'anno per la campagna per i referendum, avrebbe voluto dire impedire l'attuazione del mandato congressuale di Napoli. Nel corso del 76, durante la segreteria di Gianfranco Spadaccia, misi in mora il suo operato e quello della sua giunta bloccando qualsiasi iniziativa di spesa se non fossero stati realizzati alcuni obiettivi sul piano dell'autofinanziamento e della campagna di tesseramento. Sia per la campagna elettorale che per quella sui referendum ho dovuto accettare la scommessa rappresentata da un indebitamento straordinario per raggiungere questi obiettivi.
E' chiaro che un meccanismo di questo tipo non deve restare la prassi del partito. Si è parlato a questo proposito di bilanci preventivi. Non è possibile ipotizzare un bilancio preventivo di tutta l'attività del partito in sede di congresso da parte di un tesoriere appena eletto.
Il bilancio preventivo che realisticamente si può formulare in sede di congresso riguarda le spese ordinarie e l'autofinanziamento dell'attività politica ordinaria. Il progetto di autofinanziamento dell'iniziativa straordinaria non può riguardare solo il tesoriere, ma deve riguardare anche gli organi rappresentativi dei partiti regionali e può essere elaborata solo in una fase successiva al Congresso annuale.
Per quanto riguarda il fondo del fondo del finanziamento pubblico, in base alle mozioni dei congressi di Roma del 76 e di Napoli ci siamo attenuti ad un regolamento di blocco di finanziamento pubblico con gestione autonoma e separata dal bilancio del partito. Dal fondo del finanziamento pubblico, in base alle delibere del Consiglio Federativo, sono stati prelevati i 71 milioni necessari alla pubblicizzazione dei bilanci sui quotidiani previsti dalla legge sul finanziamento pubblico dei partiti. Lascio al Congresso una situazione identica a quella iniziale. Allo stato attuale il fondo del finanziamento pubblico è integro, dedotti i 71 milioni delle spese di pubblicizzazione dei bilanci anzidette e maggiorata degli interessi fino ad oggi maturati da febbraio. Rispetto agli 834 milioni che costituivano il fondo iniziale, sono oggi depositati in banca 842 milioni. Sul partito invece grava, come abbiamo visto, un deficit di 336 milioni, 286 dei quali in prestito bancario che ha un costo di 4 milioni al mese.
La soluzione dell'accantonamento del finanziamento pubblico ha comunque determinato una situazione grave che non può essere assolutamente protratta; tale soluzione infatti non ha immunizzato completamente il partito dai rischi e dai pericoli che abbiamo sempre denunciato insiti nella attuale legge sul finanziamento dei partiti per il cui referendum abrogativo abbiamo raccolto 700.000 firme. Vediamo di capire il perché. Sin dalla sua approvazione abbiamo sempre detto che questa legge sul finanziamento pubblico è un cuneo del regime all'interno dei partiti intesi come espressione della società civile; quando abbiamo parlato della "corruzione" prodotta da questo finanziamento pubblico non abbiamo mai fatto una valutazione di tipo moralistico che non ci interessa, ma una valutazione sostanziale; questa legge rappresenta con i miliardi che destina agli apparati e alle burocrazie dei partiti una vera e propria "occupazione" del regime al loro interno; immaginiamoci quindi gli effetti che determinerebbe se immesso
all'interno delle fragili strutture del Partito Radicale. Addirittura anche il solo accantonamento del fondo ha prodotto pericolosi effetti perché ha indotto tutto il partito e maggiormente proprio coloro che erano i più accesi assertori del rifiuto del finanziamento pubblico a essere deresponsabilizzati rispetto al problema dell'autofinanziamento; inoltre ha consentito la possibilità di indebitamenti e di spese superiori alle possibilità fisiologiche di autofinanziamento. Occorre porre termine a questa situazione con una soluzione chiara.
Tesseramento
Il numero complessivo degli iscritti di quest'anno è praticamente lo stesso di quello dello scorso anno. Possiamo affermare che il tesseramento attraversa una condizione di crisi reale, se confrontiamo i dati di quest'anno con la crescita di tipo geometrico che si è avuta negli ultimi anni. Crisi che va attribuita principalmente a tre fattori; primo: che nonostante la gravosità del compito che comporta una campagna di tesseramento delle dimensioni attuali, non c'è stato quest'anno un incarico di segreteria specifico sul tesseramento, e il compito è stato eseguito dalla tesoreria che ha potuto soltanto curarne l'aspetto contabile limitandosi ad una minima campagna di promozione. In secondo luogo dobbiamo rilevare che i referendum hanno allontanato l'attenzione dal problema. In terzo luogo, l'aver incentivato la campagna di tesseramento attraverso i partiti regionali e le associazioni locali ha invertito il rapporto tra iscritti direttamente alla sede nazionale e iscritti attraverso i partiti regionali e le as
sociazioni, ma non ha consentito l'aumento del numero complessivo che era lecito attendersi in base ai risultati degli anni precedenti e al successo della campagna referendaria.
Questo fatto è da attribuirsi inoltre ancora una volta ed anzi in maniera maggiore che in passato ad una sottovalutazione del significato dell'iscrizione come dato non formale ma sostanziale di adesione al partito e alle sue lotte così come è concepita dallo statuto.
Si è lamentata da molte parti quest'anno una mancanza di iniziativa radicale sia sul piano nazionale che su quello internazionale in tema di antimilitarismo ed ecologia.
Il fatto che quest'anno il Partito Radicale non si sia fatto promotore e non abbia organizzato la marcia antimilitarista nazionale e internazionale, è un fatto nuovo e unico nella storia del partito. La considerazione di Claudio Jaccarino che l'ha rilevato è giusta e deve essere oggetto di riflessione.
Quest'anno, nei mesi di luglio e agosto, mesi in cui solitamente veniva organizzata la marcia militarista, il partito era paralizzato ormai dalla situazione debitoria ed aveva stabilito la sospensione della propria attività nazionale.
Ma a questo proposito va ribadita la considerazione che ogni radicale è il partito, e che queste iniziative non devono necessariamente essere finanziate dall'iniziativa della tesoreria nazionale, ma che possono essere organizzate grazie ad una assunzione di responsabilità organizzativa di gruppi di compagni, di partiti regionali, di comitati o di leghe che a questo scopo si costituiscono e si danno gli strumenti necessari sia organizzativi che finanziari.
Non è possibile aspettarsi che ogni volta siano sempre quattro o cinque persone a doversi fare carico dei compiti di indire iniziative a carattere nazionale. In questo senso si è mosso negli ultimi mesi il collettivo di Alternativa Nonviolenta, che sia sul piano politico che su quello finanziario ed organizzativo si sta dando strumenti ed obiettivi propri. Altrettanto si può dire per la Lega Antinucleare e per alcune iniziative prese, soprattutto in occasione del digiuno di Pannella in Spagna, per i diritti degli obiettori di coscienza, da Radio Radicale di Milano.
Per quanto riguarda l'attività di stampa del partito, dobbiamo rilevare che si è cercato di assolvere attraverso Notizie Radicali a stampa una molteplicità di funzioni: garantire l'informazione interna sulle principali iniziative politiche di partito; appoggiare la lotta politica ed essere quindi uno strumento di mobilitazione rivolta anche all'esterno del partito; garantire il dibattito interno sui principali temi e problemi che hanno caratterizzato via via la vita politica del partito. Dovendo assolvere a funzioni tanto differenti durante l'anno, Notizie Radicali ha avuto caratteristiche estremamente variabili: l'impostazione giornalistica, lo stesso formato, il numero delle pagine, la tiratura, la periodicità sono continuamente variate adattandosi di volta in volta alle diverse esigenze e situazioni.
Esiste nel partito una esigenza sempre più diffusa di una soluzione del problema della stampa che garantisca almeno una maggiore e più continua informazione e circolazione delle idee all'interno del partito.
In questo senso si può anche pensare ad un organo di stampa con una periodicità fissa. E' un progetto che comporta però dei costi e pone dei problemi di autofinanziamento dell'attività ordinaria del partito.
Solo affrontando e risolvendo tali problemi il Congresso può deliberare l'attuazione di un tale progetto con la giusta pretesa di realizzarlo.