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Tropea Salvatore, Pannella Marco - 19 dicembre 1977
Pannella spara sul pci: "Boicotta i referendum"
INTERVISTA-SFOGO DEL LEADER RADICALE

di Salvatore Tropea

SOMMARIO: Il Pr ha raccolto settecentomila firme di cittadini per "8 referendum contro il regime" (abrogazione del Concordato, dei tribunali militari, dei reati d'opinione contenuti nel Codice penale, di parti della legge manicomiale, della legge che attribuisce alla polizia poteri speciali in materia di arresto, perquisizione e intercettazioni telefoniche, della legge che attribuisce ai partiti un consistente finanziamento pubblico, della "Commissione inquirente" - lo speciale "tribunale" composto da parlamentari per il giudizio preventivo sui reati compiuti dai ministri). Ma i cittadini saranno chiamati alle urne per votare questi referendum? "C'è un'alleanza iniqua nella Corte Costituzionale, guidata da Alberto Malagugini e Leopoldo Elia, per farne saltare alcuni". "L'accordo a sei è un errore, la sinistra deve cambiare rotta e andare unita alle elezioni". Cossiga mandante della morte di Giorgiana Masi. Il Pr chiuderà per mancanza di soldi? "Spero ancora di no".

(GAZZETTA DEL POPOLO, 19 dicembre 1977)

Parlare con Marco Pannella è come lasciarsi prendere nel vortice di un torrente in piena. Il leader radicale affronta con collaudata tenacia l'argomento scottante dei referendum, il vagheggiato progetto dell'alternativa di sinistra, l'urgente esigenza del suo partito di sottrarsi allo strangolamento finanziario che rischia di provocare a brevissima scadenza la chiusura di tutte le sedi.

Lo incontriamo nella hall di un albergo qualche minuto dopo avere concluso un comizio (ha parlato ieri mattina al cinema Massimo). E' contento dei risultati della manifestazione ("Stamane è stato raccolto un milione 900 mila lire di cui 900 mila in cambiali e si sono iscritte al partito parecchie persone, dodici delle quali sono operai comunisti"), preoccupato per la sorte dei referendum e per gli sviluppi politici verso i quali sembra avviarsi il Paese.

"- La domanda è d'obbligo: onorevole Pannella crede che si andrà alle urne per gli otto referendum sottoscritti da settecentomila cittadini e dichiarati ammissibili dalla Corte di Cassazione?"

"Con l'alleanza iniqua all'interno della Corte Costituzionale guidata da Alberto Malagugini e Leopoldo Elia (qui più che altrove la posta in gioco è la presidenza della Repubblica di Moro perché proprio sui referendum il vertice del pci è più terrorizzato e ricattabile che mai) si tenta di raggiungere una maggioranza di almeno 8 giudici su 15 per far fuori tre o quattro degli otto referendum, con un inimmaginabile abuso di potere che costituirebbe la definitiva liquidazione della Costituzione e di quella sua struttura portante che, secondo Umberto Terracini, è l'istituto del referendum".

"- Come potrebbe avvenire tutto questo?"

"La Corte Costituzionale dovrà esprimersi entro il 16 gennaio, ma ha già fatto passare l'aberrazione giuridica secondo la quale una modifica in peggio operata dal Parlamento sulla legge sottoposta a referendum fa decadere il referendum stesso. Come dire che se la proposta di referendum per l'abolizione dell'ergastolo viene seguita da un'altra favorevole alla pena di morte, la prima decade e il referendum non si fa".

"- C'è dunque il pericolo che i referendum siano bloccati prima che gli italiani siano chiamati ad esprimere a favore o contro?"

"Non è un'ipotesi assurda. Le leggi Cossiga-Bonifacio, che il pci in particolare sta cercando di far passare in fretta in Parlamento, contengono cinque o sei peggioramenti della legge Reale (fermo di polizia, ecc.) che di fatto lasciano intravedere o parte di essi saltino".

"- Sembra piuttosto pessimista sull'esito della battaglia".

"Ne abbiamo viste di peggiori. La farina del diavolo sovente va in crusca ed è probabile, come sempre, che la violenza di regime ci batta e sconfigga diritto e morale, ma come sempre è possibile che non ce la faccia".

"- Come mai questa mattina, lei è stato ancor più duro rispetto al suo ultimo discorso a Torino di sei mei fa? Come mai è apparso piuttosto amareggiato?"

"Non amareggiato, direi più addolorato e ammaccato. Ma è perché i fatti ci hanno dato ragione. Allora ci eravamo augurato di avere torto noi e ragione il pci. Invece... le istituzioni, l'economia, l'ordine pubblico".

"- Quale altra strada c'è oltre l'accordo a sei che lei ha definito "dell'esarchia programmatica"?"

"L'alternativa o l'alternanza. E se la sinistra ha una politica che la coinvolge totalmente nel disastro è evidente che il primo dovere è di correggere la rotta o cambiare il timoniere. Oggi è necessario e possibile, domani credo che non lo sarà più".

"- Come cambiare rotta o timoniere? Non sarebbe pericoloso?"

"Credo si possa e si debba fare un programma alternativo di radicale cambiamento da contrapporre al non-governo di oggi, andando quindi alle elezioni, anticipate o no, con da una parte lo schieramento moroteo che va da La Malfa a De Marzio e dall'altra gli undici che possono fare un programma alternativo di buon governo. Sulla base dell'esperienza francese. Lo dissi già a Togliatti nel '59 quando gli rimproverai il puojadismo del pci".

"- Perché attacca così duramente le sinistre e il pci in particolare?"

"Perché questa classe dirigente del pci sta perdendo la calma ed è sempre più contraddittoria. La sua permanenza al vertice della sinistra è il prodotto della tutela del regime. Basti vedere come si comportano con noi i giornalisti comunisti e socialisti; con la censura e col silenzio cercano di assassinare la nostra immagine. E alla testa ci sono al di sopra di ogni sospetto".

"- In un manifesto apparso nei giorni scorsi il partito radicale accusa il ministro Cossiga di essere il "mandante" della morte di Giorgiana Masi: non ha paura di essere classificato tra i simpatizzanti del terrorismo?"

"Sui fatti del 12 maggio c'è un film che accusa e credo che, malgrado tutte le manovre, riusciremo ad arrivare ad almeno quaranta comunicazioni giudiziarie a carico dello stato maggiore del ministero dell'Interno e della Questura di Roma per strage e altri 12 reati".

"- Se non troverete 350 milioni tra qualche giorno dovrete chiudere i battenti: le fa tristezza? E' preoccupato?"

"Meglio chiudere che vivere con i soldi del regime. Spero comunque che non si arrivi a questo punto, anche se capisco che si sta facendo di tutto per metterci a tacere".

 
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