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Teodori Massimo - 20 dicembre 1977
PER IL DIALOGO
di Massimo Teodori

SOMMARIO: Dubbi sulla pubblicazione dell'intervento di Bettinelli al congresso "Disorganizzazione, Disaggregazione, Disgregazione" sullo stato del partito. A favore la serietà dell'analisi. Contro la possibilità di strumentalizzazioni.

(ARGOMENTI RADICALI, BIMESTRALE POLITICO PER L'ALTERNATIVA, Dicembre '77 Gennaio '78, n. 5)

Ernesto Bettinelli ha proposto alla rivista l'intervento sul partito che appare qui di seguito sotto il titolo: "Disorganizzazione, disaggregazione, disgregazione", scritto all'indomani del congresso di Bologna. Esso riflette una sua visione personale ed una sua interpretazione dello stato del partito attraverso l'individuazione delle forze che effettivamente plasmano il modo di essere e favoriscono la qualità della crescita o non-crescita dell'organismo politico radicale.

Siamo stati assai dubbiosi - e qui rivendichiamo il valore dell'esercizio del dubbio sistematico rispetto all'ostentazione di sicurezze di qualsiasi tipo - sulla opportunità di pubblicare l'intervento. Ciò in quanto abbiamo riflettuto proprio sull'importanza del tipo di ricerca che Bettinelli compie, e quindi sull'impatto e le conseguenze che essa può avere.

A nostro avviso, militavano a favore della pubblicazione la serietà e l'impegno dell'analisi dei meccanismi che Bettinelli mette a fuoco; quindi, il beneficio delle sollecitazioni e degli stimoli offerti ai compagni interessati a proseguire e sviluppare un dibattito sul partito in questa come in tutte le altre sedi disponibili.

Militavano, quali ragioni contrarie alla pubblicazione, l'accentuato isolamento di alcune questioni - in primo luogo, ad esempio, il rapporto Pannella-Partito Radicale - dalla complessità dei dati inerenti al modo d'essere della "cosa" radicale e dei vincoli ad essa imposti dalla situazione politica generale in questi anni; e, soprattutto, l'eventualità che le tesi avanzate da Bettinelli potessero essere isolatamente assunte contro il PR da parte di chi è interessato ad una strumentalizzazione dei dibattiti radicali in funzione distruttiva della nostra politica.

Come è ovvio, questi dubbi si riferivano alla nostra comune opportunità politica della pubblicazione in "Argomenti Radicali", e non già al diritto ed alla legittimità che un compagno come Ernesto - che è stato ed è tra i maggiori e migliori collaboratori della rivista e dato costituente della sua stessa fondazione - ha di proporre su queste pagine le sue riflessioni.

Tra i motivi contrari alla pubblicazione abbiamo ritenuto infine che quello del tipo "non offrire armi agli avversari" risultasse il più debole ed il meno proponibile in quanto - se condiviso e assunto - porterebbe diritto al ragionar per "ragion di partito". La logica della paura e dell'assedio finisce sempre per essere di marca staliniana e, a partire dal machiavellico "il fine giustifica i mezzi" passando per la gesuitica "doppia verità", arriva a legittimare in una determinata situazione le peggiori operazioni interne in nome del nemico esterno.

Resta dunque il giudizio di merito sulle analisi di Bettinelli, su cui né il gruppo redazionale della rivista né io entriamo, intendiamo entrare e sarebbe giusto che entrassimo.

"Argomenti Radicali" ha espresso alcune volte delle posizioni collettive e collettivamente maturate, come nel caso del documento "per un partito nuovo" pubblicato nel numero 3/4, e negli editoriali non firmati come quello d'apertura di questo numero 5: "Una rivista, un partito".

Per quello poi che mi riguarda personalmente, ho cercato di dare con la parte storica del libro "I nuovi Radicali" la mia interpretazione complessiva della vicenda radicale (così come Angelo Panebianco ha dato la sua nel saggio "Dalla società corporativa ai movimenti collettivi: natura e ruolo del PR" nello stesso libro), mettendo in atto tutti i possibili controlli critici di un'osservazione che fosse al tempo stessa partecipata e di ampio respiro attraverso la presa in considerazione delle molteplici variabili interne ed esterne che hanno giocato e giocano un ruolo nella vicenda radicale. Al libro dunque rimando quanti volessero conoscere il mio pensiero sull'argomento proprio in un momento in cui troppo facili e rapide esemplificazioni, non si sa bene se per superficialità o per calcolo denigratorio, mi sono state spesso attribuite negli ultimi tempi, imputandomi dolosamente idee, giudizi, posizioni o proposte che mai mi sono state proprie e mai ho espresso.

Ci auguriamo che quella di Bettinelli sia una "provocazione" nel senso migliore del termine, del tipo di quelle che noi radicali abbiamo talvolta messo in atto per suscitare dibattiti reali, e quindi azioni e mutazioni, intorno a questioni che ritenevamo cruciali. Lo scritto può anche essere letto dai lettori come un primo contributo a quella ricerca teorica su cui il partito intende promuovere un convegno. Non casualmente l'intervento è pubblicato nella sezione della rivista "campo lungo" la quale intende presentare materiali che guardino lontano suscitando ipotesi e prospettando interpretazioni non legate ad una visione miope della nostra avventura politica.

La pubblicazione dello scritto è accompagnata quindi da un invito esplicito e diretto ad intervenire sull'argomento a chiunque - e in primo luogo a chi si sente chiamato in causa - ha qualcosa da dire o da rispondere in proposito. Anche in questo senso le pagine di "Argomenti Radicali" continuano ad essere a disposizione come servizio - speriamo intelligente e non parrocchiale - del progetto radicale.

 
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