di Marco Pannella, Mimmo PintoSOMMARIO: Dc e Pci cercano 8 giudici su 15, nella Corte Costituzionale, per cassare i referendum. Se questo non riesce, in Parlamento le poche unità di opposizione possono facilmente essere spazzate via dalla maggioranza, che approverebbe delle leggine per impedire che sui referendum si arrivi al voto. Il regime deve far presto, perché non si crei e non si organizzi un dissenso di base alle decisioni dei vertici politici. Mai come in questa occasione, nel profondo e all'interno delle istituzioni e della sovrastruttura politica sono rappresentati interessi e sentimenti vastissimi, maggioritari nel Paese.
(LOTTA CONTINUA, 21 dicembre 1977)
Il 17 gennaio la Corte Costituzionale dovrà emettere una sua sentenza di legittimità sulle 8 richieste di referendum che la stessa Corte di Cassazione ha dovuto, alla fine malgrado tutto, dichiarare valide. DC e PCI stanno disperatamente tentando di trovare 8 giudici su 15, necessari per rapinare i nostri referendum, per i quali raccogliemmo oltre 6 milioni di firme autenticate in meno di 90 giorni, malgrado l'ostracismo e la violenza, anche assassina, del regime. In particolare si tenta di far dichiarare illegittimi i referendum contro l'ordinamento giudiziario militare, e contro le norme liberticide del codice Rocco, con motivazioni tali che renderebbero per sempre impossibili o inutili i referendum popolari.
La Camera dei Deputati sta intanto discutendo già in aula, una riforma sanitaria all'interno della quale si è surrettiziamente inserita l'abrogazione delle leggi maniconiali sottoposte a referendum, aggravandole con l'inserimento di un fermo medico-poliziesco di 48 ore contro la generalità dei cittadini sospetti d'esser malati. In Commissione Giustizia si stanno discutendo le norme del disegno di legge governativo si fermo di polizia, intercettazioni telefoniche, aggravamento delle norme di prevenzione, all'interno delle quali vi sono altri quattro articoli volti a sottrarre al referendum altrettanti punti della legge Reale; articoli peggiorativi, naturalmente.
Non resterebbero in piedi quindi che i referendum sul finanziamento pubblico dei partiti, sull'Inquirente e sull'aborto. Per i primi due non c'è problema: basterà che si presentino due leggine da varare in sede legislativa in Commissione per farli fuori. Quando al nono, quello sull'aborto, già convocato da 2 anni, la Camera dei deputati inizierà il dibattito in aula il 16 gennaio. Ma non vi sono, sui mille parlamentari, che i 4 deputati radicali e quello di lotta Continua, ad essere impegnati contro una legge che nega ogni autodeterminazione e libertà di coscienza e del proprio corpo alla donna.
In tutta fretta e con l'accordo di tutti - da Flaminio Piccoli a Luciana Castellina - voglio approvarla per evitare il referendum.
La leggi ultra-fasciste sull'ordine pubblico sono state finora bloccate dalla nostra opposizione parlamentare. Lo scandaloso progetto di farle votare in sede legislativa dalla Commissione Giustizia, fatto proprio dalla presidenza della Camera è stato da noi battuto: abbiamo bloccato per ora il parere favorevole della Commissine Interni e in Commissione Giustizia abbiamo attenuto che fino a metà gennaio almeno non si passi ancora a discutere l'articolato di queste leggi. Abbiamo potuto, inoltre, assegnare il limite massimo del 15 gennaio alla Commissione Giustizia per rimettere all'aula i progetti di legge sull'amnistia e sulla riforma del corpo degli agenti di custodia (a cominciare dalla sua smilitarizzazione).
Abbiamo, infine ottenuto che il Parlamento sia investito entro la fine di gennaio di un dibattito generale sulla Rai-TV e la sua violenza antidemocratica e antipopolare.
Sintetizziamo, per un attimo, queste scadenze parlamentari: il 15 inizia la lotta di difesa della depenalizzazione e liberalizzazione dell'aborto, in 5 contro il migliaio di deputati e senatori. Il 17 la Corte Costituzionale dà il definitivo via alla convocazione dei referendum o ne rapina il grosso, premessa per la loro totale, tecnica liquidazione. Il 17 la Commissione Giustizia tenterà di strozzare a poche ore il dibattito e le votazioni sulle leggi liberticide Cossiga-Bonifacio. Il 15 la Camera dovrà tentare di smentirsi per impedire l'inizio del dibattito sull'amnistia e la smilitarizzazione degli agenti di custodia (che il generale Della Chiesa cerca di impedire).
La posta in gioco è tale che la crisi di governo non è possibile perché, interrompendo i lavori del Parlamento, renderebbe automaticamente ineluttabili i referendum, quello dell'aborto compreso, a meno che non si vada ad elezioni anticipate.
Malgrado la sproporzione enorme delle forze in Parlamento, le contraddizioni dello schieramento della sinistra ufficiale non possono consentire il diffondersi dell'informazione su queste scadenze, debbono stringere i tempi per evitare che si crei un vasto movimento di opinione democratica nel paese e che possa organizzarsi e esprimersi il dissenso delle loro basi sociali e politiche.
Siamo pienamente consapevoli che i momenti risolutivi di lotta e di alternativa sono altri, e altrove. Siamo convinti, però, che raramente come oggi siamo riusciti a portarci così nel profondo e all'interno delle istituzioni di regime, del potere, della sovrastruttura politica ed a rappresentarvi potenzialmente interessi e sentimenti di vastissimi, maggioritari settori del paese.
E' un'occasione, ma anche un pericolo. Possiamo stravolgere un disegno e fors'anche un assetto di regime nel momento in cui esso tenta definitivamente di travolgere il residuo di democrazia e di Costituzione ancora salvo e di schiacciare, criminalizzandola o violando le sue stesse leggi, ogni vera opposizione organizzata.