SOMMARIO: I corsivi pubblicati dal quotidiano del Partito Comunista Italiano "L'UNITA'" dal 1966 al 1978 ("il pugno o la rosa", a cura di Valter Vecellio, Bertani editore, 1979)
(L'UNITA', 27-12-1977)
Il partito radicale ha richiamato, per via telegrafica, l'attenzione di tutti i giornali sul fatto che il PCI ""ha teorizzato per voce di un suo autorevole esponente il principio che, di fronte alla richiesta referendaria, è sufficiente che il Parlamento approvi una legge in senso contrario alla richiesta venuta dal 500.000 cittadini per evitare il confronto e il giudizio popolare"".
Non è la prima volta che, secondo una buona consuetudine reazionaria, i radicali attribuiscono al PCI intenzioni (in questo caso, addirittura, un "principio") esattamente opposte a quelle reali. Abbiamo riletto la dichiarazione del compagno Spagnoli, a cui il PR si riferisce, e non vi abbiamo trovato la benché minima traccia di ciò che gli viene attribuito. Vi abbiamo invece trovato affermata per due volte l'esigenza che il Parlamento raccolga lo ""stimolo proveniente dalle iniziative referendarie"": che è principio esattamente opposto a quello scopertovi dai radicali. Il problema che il PCI pone è di legiferare in modo da dare risposta positiva (cioè riformando le leggi) alla motivazione che ha mosso gli aderenti alla richiesta referendaria, nella misura in cui essa sia ragionevole e non contraddica la Costituzione.
I radicali ne dovrebbero essere lieti. Se si adombrano, vuol dire che il loro scopo non è di avere leggi più giuste ma di celebrare delle rivalse propagandistiche snaturando così l'istituto del referendum che è un correttivo e non una alternativa della democrazia rappresentativa. E' infatti chiaro che la Costituzione non può affermare una forma di legittimità e il suo contrario.