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Pannella Marco - 7 gennaio 1978
C'è da lacerare, sì
di Marco Pannella

SOMMARIO: Pci e Dc d'accordo che tutto è necessario tentare pur di evitare lo scontro sugli otto referendum promossi dal Partito radicale: tutto, compreso lo scioglimento delle Camere e le elezioni anticipate. I referendum sarebbero laceranti: delle leggi fasciste, dell'unità clerico-fascista della Chiesa, della Dc e di tutti i partiti. Per il Pci il paese è ancora "immaturo". Cosa accadrebbe del regime se si scontrasse con i referendum? Il Pci dimostra di non aver mai creduto alle riforme costituzionali e democratiche, pur se finora ha addebitato alla Dc la loro mancata realizzazione. Si vuole impedire lo scontro referendario nella consapevolezza che la politica del compromesso storico ne sarebbe travolta. Per questo motivo, le stesse colonne di piombo vengono sparate nella stessa direzione da giornali diversi come "Il Giornale", "Il Giorno" e "L'Unità".

(LOTTA CONTINUA, 7 gennaio 1978)

Meglio tutto, ivi comprese le elezioni anticipate e lo scioglimento delle Camere, piuttosto che andare allo scontro »confuso e lacerante dei referendum. In buona sostanza è questo il succo del discorso del PCI alla DC, quale emerge dall'articolo sparato oggi in prima pagina, con straordinario rilievo tipografico, su "L'Unità". Secondo Enzo Roggi »lo sforzo di corresponsabilizzare più strettamente le forze democratiche e le grandi masse popolari per fronteggiare l'emergenza, dare certezze nuove, insomma governare la crisi e impedire lo sfascio, verrebbe dopo due o tre mesi vanificato... »se "contemporaneamente" non viene disinnescata questa vera e propria mina vaganta... di uno »scontro confuso e lacerante .

Finalmente, dunque, il PCI pone la sua prima condizione tassativa, precisa, per uscire dal pantano in cui le impazienze di La Malfa e di Craxi l'hanno fatto infognare. Dopo aver rinunciato al governo della sinistra contro la DC per il governo con la DC, adesso rinuncia anche al governo con la DC a condizione che Moro si impegni a impedire che si vada ai referendum.

Noi riconosciamo volentieri che i referendum possono essere lacerati; è anche per questo che l'abbiamo convocati. Tutto sta intendersi sul che cosa si debba lacerare o no. C'è da lacerare le leggi fasciste, classiste, che sono la più profonda e diretta causa istituzionale della violenza e del caos nel quale ci troviamo. C'è da lacerare l'unità interclassista, antipopolare, fascista e clericofascista della Chiesa e della DC, con tutte le loro correnti interne ed esterne, dal MSI al PSDI, dal PLI al PRI, da DN al PSDI. Come accadde il 13 maggio del 1974, quando raccogliemmo i frutti della sconfitta del vertice del PCI che aveva tentato in ogni modo di impedire il referendum sul divorzio, temendo (giustamente dal suo punto di vista) ben più di vincerlo che di perderlo. C'è da lacerare l'assetto anticostituzionale del regime, a favore dell'instaurazione di un ordine costituzionale e democratico. E c'è da stracciare l'avvallo storico e politico che il PCI ha dato e dà ai codici fascisti, per poterli magari usare

contro ogni dissenso interno o esterno, alle leggi Reale, Cossiga e Bonifacio, all'ergastolo, ai vilipendi, ai tribunali militari, ai codici militari, alle leggi che rendono aziende di stato i partiti, ai privilegi classisti e capitalistici, ai veritici vaticani ed al mondo nazionale e internazionale che rappresenta. Per il vertice del PCI la civiltà giuridica può essere ipotesi di una società »normalizzata , non di un paese dove lo scontro e la contrapposizione sociale, ideale, politica divengono sempre più drammatici. Insomma l'ergastolo, il fermo di polizia, le leggi militariste, clericali, fasciste, autoritarie possono essere aboliti ma solo quando non vi sia più concreta possibilità e occasione per usarli. Per il PCI, ieri come oggi, il paese è »immaturo , l'ordine deve regnare, dentro il partito e dentro lo Stato, e dove cresce la libertà o la certezza del diritto lì per lui cresce automaticamente il disordine e la violenza.

Ma cosa resterebbe del »compromesso storico se questa infausta e aberrante politica che seconda il caos economico e sociale, come sempre a favore dei padroni (»di stato o »privati che siano), si scontrasse con la »mina vagante dei referendum?

Questi referendum sono stati richiesti sei anni fa. Almeno da allora il PCI e il Parlamento intero potevano cogliere la »sollecitazione e lo »stimolo a legiferare finalmente nel senso della Costituzione e della civiltà, ma ce lo siamo augurato inutilmente. Le donne hanno abortito, sono state costrette ad abortire, ed abortire clandestinamente, durante tutti i trent'anni di »colloquio con la DC e il mondo cattolico ; le firme per il referendum sono state "presentate" da quasi tre anni: le leggi Rocco sono sempre vigenti. Perché la DC, la destra, dovrebbero mollare ora, in meno di quindici o dieci settimane, quel che per trent'anni hanno rifiutato di concedere? Quale forza contrattuale avrebbe mai il PCI, oggi, che non sia la consapevolezza anche da parte della DC che se i referendum si fanno, saremo noi a vincerli, o, comunque, il PCI e la DC, uniti, a perdere politicamente? Comunque non c'è più tempo per legiferare democraticamente; non c'è che da fare o vincere i referendum o rapinarli assassinando la Cos

tituzione.

Ma la verità è che il vertice del PCI dimostra oggi che non ha mai creduto alle riforme costituzionali, democratiche, liberali e civili ma hanno finora potuto addebitare alla DC la loro mancata realizzazione. La politica dei referendum può dare sbocco politico alla diversa convinzione dell'immensa maggioranza dei comunisti e a quella che v'e in tutto il paese. Se ci fosse questo sbocco politico la politica del compromesso storico ne sarebbbe travolta, né più né meno che quella tradizionale della DC e di questo Stato.

E' per questo che con sintonia perfetta, da assalto di brigatisti cossighiani, stamane hanno sparato lo stesso piombo nella stessa direzione, contro i referendum democratici, "il Giornale, Il Giorno e L'Unità, finora, per anni, silenziosi, censurati e censurati.

 
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