SOMMARIO: I corsivi pubblicati dal quotidiano del Partito Comunista Italiano "L'UNITA'" dal 1966 al 1978 ("il pugno o la rosa", a cura di Valter Vecellio, Bertani editore, 1979)
(L'UNITA', 14-1-1978)
L'incriminazione, nei reati commessi col mezzo della stampa, va estesa a tutti i giornalisti, i quali, anche se non hanno responsabilità di direzione nel quotidiano, o rivista in questione, non abbiamo tentato di impedire la pubblicazione del servizio o della notizia, denunciata come diffamatoria. La persecutoria tesi è stata sostenuta nientemeno che dal legale dell'onorevole Marco Pannella, il quale, come è noto, in altra sede ha promosso un referendum per sopprimere, fra gli altri, il reato di "diffamazione a mezzo stampa".
In tribunale, invece, esige che siano perseguiti tutti i giornalisti "implicati" nella pubblicazione di un articolo. Una tesi pericolosa, evidentemente, che potrebbe portare perfino ad accuse di "associazione per delinquere" qualora i giornalisti "sospetti" siano almeno cinque.
La proposta è stata fatta ieri mattina dinanzi al tribunale di Bologna (presidente Poli) che doveva giudicar l'ex direttore del "Resto del Carlino", Girolamo Modesti, per diffamazione, per aver pubblicato, il 24 ottobre 1974 un articolo dell'allora ministro socialdemocratico Luigi Preti per il quale Pannella aveva sporto querela.
Pannella aveva querelato, naturalmente, anche Preti, ma per due volte non è stata concessa l'autorizzazione a procedere.
Modesti sostiene di aver appreso della querela solo quando, lasciare la carica di direttore responsabile era già stato rispedito negli USA come corrispondente dello stesso giornale. Inviò al deputato radicale un lungo "telex" per significargli, a titolo personale, il proprio rammarico per le espressioni contenute nell'articolo di Preti ("non ci fu mai articolo scritto con tanta trascurata leggerezza") e per spiegargli che, con ogni probabilità, quel servizio era stato passato con leggerezza. In tribunale, tuttavia, Modesti, pur confermando il contenuto di quel telex, si è rammaricato che il deputato radicale abbia ritenuto di doverne fare uso pubblico e giudiziario, tanto più che egli si assumeva, pur non condividendone il contenuto, l'intera responsabilità dell'articolo.
Ma, a questo punto, il dado era tratto e, al rifiuto di Modesti, di "denunciare" gli autori del "guasto", il legale di Pannella, avvocato Franco De Cataldo, ha precisato che non era più intenzione del deputato radicale di coltivare la querela contro Girolamo Modesti, ma bensì contro i responsabili della pubblicazione del servizio diffamatorio e chiedeva, pertanto, la remissione degli atti del processo al P.M.
Scartato Preti come autore dell'articolo, rifiutato Modesti come responsabile della pubblicazione, la caccia all'ignoto colpevole è aperta. Il tribunale, accogliendo la richiesta di Pannella, svolgerà un'indagine suppletiva, fino a scovare il "responsabile" che non ha censurato l'articolo sottoscritto dall'ex ministro. Lunedì le parti si ripresenteranno e Pannella, forse, avrà il suo o i suoi colpevoli. Sarà soddisfatto? O chiederà un supplemento di indagine? La questione è aperta: forse il paladino di tutte le libertà vorrà farne oggetto di un altro referendum.