a cura del Collettivo di Giurisprudenza dell'Università di Bologna (espone Valentino)SOMMARIO: Due questioni vengono essenzialmente affrontati nel corso del convegno, quella dell'istituto del referendum che progetti di legge comunisti, socialdemocratici, democristiani sottopongono a revisioni più o meno decise e il disegno di legge governativo in tema di ordine pubblico. Questi due temi vengono affrontati in relazione ai principi stabiliti dalla Carta Costituzionale.
("REFERENDUM ORDINE PUBBLICO COSTITUZIONE", Rispondono i giuristi. Atti del convegno giuridico organizzato dal gruppo parlamentare radicale - A cura di Ernesto Bettinelli e Luca Boneschi - Tascabili Bompiani, marzo 1978)
Intendo leggere un documento che con altri studenti del Collettivo di Giurisprudenza di Bologna, è stato stilato ieri sera, dopo i primi interventi dei giuristi; principalmente noi vorremmo puntualizzare alcuni elementi di analisi critica che il professor Bricola ha portato alla discussione.
Intendiamo con questo nostro intervento cogliere alcuni aspetti della relazione svolta dal professor Bricola, puntualizzandone i fenomeni di carattere repressivo, che sempre più concretizzano lo sviluppo, nonché il nuovo orientamento, che il sistema penale sta avendo. Infatti la riscoperta di determinate fattispecie criminose, l'uso della carcerazione preventiva intesa come anticipazione della pena, nonché come strumento idoneo alla creazione di prove, l'uso sempre più indiscriminato del sospetto, trovano, se calate nella realtà, concretizzazione nell'istruttoria che, attualmente, il Giudice istruttore Bruno Catalanotti, sta portando avanti rispetto ai fatti accaduti l'11 marzo a Bologna.
Attualmente ci sono 15 compagni in stato di detenzione preventiva sparsi nelle carceri di Bologna, Modena e Ferrara, e 3 latitanti. I reati che più spesso ricorrono, e che hanno indotto qualcuno, come il corrispondente locale dell'"Unità", a parlare di un complotto contro le istituzioni, sono: apologia di reato, associazione sovversiva, istigazione a delinquere. E' da sottolineare, che, mentre l'istruttoria per i fatti accaduti alla manifestazione svoltasi nel pomeriggio dell'11 marzo in città ha presso quasi immediatamente il via, coprendo un largo raggio di indagine, l'istruttoria per l'uccisione di Francesco Lo Russo, di converso, è stata aperta solo dopo più di due mesi. E per poter arrestare il carabiniere Tramontani, reo confesso della sparatoria, si è dovuti arrivare al 6 settembre, contrapponendo a tale arresto, quello di altri 4 compagni, a mo' di compensazione. Mentre in una prima fase si è dato spazio ad una forma di giustizia sommaria (si pensi per esempio al processo, terminato con una condanna,
nel quale il fatto di essere in possesso di limoni o di fazzoletti è stato considerato come elemento probante della partecipazione di alcuni compagni alla manifestazione sediziosa), nell'attuale fase, invece, il giudizio viene ostacolato, proprio perché, seguendo la logica del complotto, si cercano sempre nuovi elementi (magari aspettando manifestazioni politiche di piazza) che permettano di dare corpo a tutta l'inchiesta. C'è da aggiungere, inoltre, un nuovo elemento di analisi che meglio permette di capire l'assurdo giuridico di questa istruttoria: da tempo il giudice istruttore ha acquisito tutti gli elementi necessari per formarsi un convincimento idoneo a decidere sul rinvio a giudizio, e l'abnorme prolungamento dell'istruttoria serve soltanto ad anticipare pene detentive ingiustificate e a dare un ulteriore sviluppo alla costituzione del complotto, dimostrando, così, l'evidente difficoltà del giudice di portare davanti alla magistratura giudicante il materiale probatorio raccolto.
Di fronte a questi fatti riteniamo che non ci si debba accontentare di affermazioni di principio, relative alle garanzie costituzionali, ma che occorre una presa di posizione e una assunzione di responsabilità. Noi non abbiamo alcuna pregiudiziale fiducia nel processo che si dovrà celebrare a Bologna, ma chiediamo che finalmente ci si arrivi per poter dimostrare l'infondatezza di tutta la montatura del complotto e per restituire ai compagni la loro libertà e la loro dignità di militanti politici.
Lo stesso Convegno sulla repressione, tenutosi recentemente a Bologna, si è espresso con una grande mobilitazione di massa in favore della chiusura dell'istruttoria, per la liberazione dei compagni arrestati.
Per questi motivi io adesso vi sottopongo il testo di un documento il richiederebbe da parte di tutti i presenti una adesione: ``I sottoscritti venuti a conoscenza del perdurare del procedimento istruttorio, condotto dal Giudice Catalanotti Bruno, contro numerosi militanti che hanno partecipato alle lotte della scorsa primavera a Bologna, dei quali 15 tra impiegati, studenti, lavoratori e disoccupati sono in stato di carcerazione preventiva, e 3 perseguiti da mandato di cattura, chiedono: che la Magistratura bolognese ponga immediatamente termine alla istruttoria, ogni giorno più abnorme, e proceda al rinvio a giudizio degli imputati, ed all'apertura sollecita del pubblico dibattimento; che vengano posti in libertà provvisoria i 15 militanti detenuti, accusati prevalentemente di reati di opinione (tali detenuti hanno condotto per 18 giorni lo sciopero della fame), perché non c'è alcuna ragione di prolungare la loro carcerazione preventiva; e che vengano revocati i 3 mandati di cattura contro gli indiziati la
titanti''.