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Spadaccia Gianfranco - 11 marzo 1978
Riconquistiamo il diritto all'opposizione
di Gianfranco Spadaccia

SOMMARIO: La segretaria del Partito radicale Adelaide Aglietta decide di dichiarare cessate le attività politiche nazionali per l'assenza delle consizioni costituzionaliper esercitare l'opposizione politica. Gianfranco Spadaccia rivolge un appello ai militanti perché riprendano e potenzino le attività radicali nel paese con la lotta, senza deleghe, rifiutandosi di farsi travolgere ed imbavagliare.

(NOTIZIE RADICALI n. 117, 11 marzo 1978)

Il partito cessa la sua attività a Roma, nelle sue sedi istituzionali, il partito la riprenda e la potenzi nel paese. Il segretario del partito, gli organi esecutivi e deliberativi si vedono negato dal regime il diritto di esercitare l'opposizione, le regole elementari che in una democrazia politica sono riconosciute agli oppositori, alle minoranze alternative. Il partito deve riconquistarli con la lotta, con la resistenza al regime, con il rifiuto di farsi travolgere e imbavagliare: il partito, cioè i radicali, senza deleghe, senza strutture organizzative, senza strumenti di informazione.

Pezzo a pezzo stanno smontando e distruggendo, sottraendo al dibattito e al confronto democratico e al giudizio del paese il grande programma legislativo di legalità repubblicana, di attuazione della Costituzione, di liberazione e alternativa non violenta che avevamo proposto con i referendum, costruito con un consenso di massa e con una partecipazione popolare che non ha precedenti nella storia della Repubblica. Ogni possibilità di intervento, ogni possibilità di parlare ci sono preclusi. Ci è negato perfino il diritto di replica e di contraddittorio rispetto alle calunnie di Nata o alle campagne diffamatorie di cui siamo oggetto.

Stanno edificando, PCI e DC con il consenso del PSI e dei partiti laici minori, un compromesso istituzionale fondato sulla violazione e sulla negazione della costituzione, dei diritti costituzionali, della democrazia politica. E stanno creando terra bruciata fra la loro strategia anticostituzionale e la strategia dell'assassinio politico. La violenza assassina delle brigate rosse e del partito armato viene eletta dai protagonisti di questo regime alla dignità di unico oppositore, di unico interlocutore della violenza delle istituzioni.

Se non si è violenti, se non ci si rivolge con l'arma della'ssassionio contro gli avversari per ammazzarli, occorre oggi per dei non-violenti mettere in gioco non il rischio ma la certezza del sacrificio della propria vita. Questo sarebbe oggi il prezzo necessario di uno sciopero della fame e della sete.

La decisione di Adelaide di dichiarare cessate le attività politiche nazionali non è stata due mesi fa un atto di fuga e di vigliaccheria. Come segretario del partito non ha voluto accettare che l'esercizio minimo dei diritti democratici di opposizione fosse conquistato a questo prezzo, non ha voluto accettare una situazione in cui sarebbe necessaria la morte di qualcuno di noi perché il partito viva.

Quando le regole del gioco vengono alterate e modificate a partita già cominciata, quando ogni diritto e possibilità di espressione viene negata, non esiste più la democrazia politica, non esiste più la possibilità di esercitare l'opposizione.

Ma quello che non è più possibile agli organi nazionali del partito, è ancora possibile nel paese. Quello che non è più possibile a un segretario nazionale del partito (non ad Adelaide, quindi, ma a qualsiasi segretario del partito) è ancora possibile ai radicali.

Se noi siamo messi a tacere, i fatti che abbiamo costruito con le nostre lotte ancora parlano per noi. Parlano quando la Corte costituzionale abroga quattro referendum con una sentenza che è un vero e proprio "golpe" legale e istituzionale. Parlano quando i partiti del potere si stanno adoperando, come in questi giorni sta accadendo, per impedire gli altri referendum rimesti. Parlano attraverso Berlinguer quando a Napoli si rivolge alla DC perché non frapponga ostacoli e impedimenti all'approvazione della legge-truffa sull'aborto. Parlano ancora attraverso la Corte costituzionale quando è costretta a riconoscere al comitato di referendum la funzione di "potere dello stato" in rappresentanza dei firmatari e di un diritto del popolo. Parlano perfino attraverso le calunnie e le falsità di Natta alla televisione sul finanziamento pubblico.

Non sappiamo se i partiti di questa nuova maggioranza/unanimità che sosterrà il nuovo governo Andreotti riusciranno nel loro intento. Non sappiamo ancora se avremo un solo referendum (sul finanziamento pubblico), più referendum o nessun referendum. Ma abbiamo ancora la possibilità di utilizzare questa straordinaria evidenza dei fatti. Potremo utilizzarlo soltanto se sapremo comprendere la straordinaria che viene dalla decisione di Adelaide, che è la forza della verità.

Privi di strumenti di informazione propri, privi di strutture organizzative, i radicali sono vittime come tutti della disinformazione di regime. L'informazione che è negata a noi è negata a tutti i cittadini. Ignorando comunicati e documenti, dichiarazioni e notizie, gli organi di stampa possono ancora scrivere ("Repubblica" in testa) che il partito ha cessato le sue attività nazionali per le difficoltà derivanti dal proprio deficit. Questo deficit esiste ancora anche se è già stato ripianato in due mesi di oltre un terzo. Ma sostenere che il partito sospende ogni attività politica per 200 o 220 milioni di debito, quando ne ha trovati in due mesi 140, e potrebbe trovarne a centinaia solo che potessimo confrontare attraverso i mezzi di comunicazione di massa, la nostra scelta dell'autofinanziamento alla scelta degli altri partiti di essere tributari del finanziamento pubblico, è semplicemente ridicolo. O meglio sarebbe ridicolo se avessimo i mezzi e le possibilità di controbattere queste menzogne di stampa.

Moltiplicare i centri di iniziative

Come meravigliarsi, in queste condizioni, che la decisione di Adelaide non sia stata ancora appieno compresa da molti di noi, che si confonda ancora la cessazione delle attività politiche nazionali con la chiusura provvisoria delle sedi o addirittura con la chiusura del partito, che stenti ad affermarsi la coscienza della gravità della situazione del partito e del paese e di conseguenza a prendere corpo la necessaria reazione e mobilitazione per impedire che la situazione di oggi diventi una crisi senza ritorno e definitiva?

Sempre più chiaramente oggi il partito radicale può esistere soltanto se trarrà forza dall'insediamento nel paese, delle sue lotte politiche dai partiti radicali del nostro statuto di cui esistono soltanto modesti embrioni nella realtà del partito attuale e soltanto in alcune regioni. Senza questo salto qualitativo che moltiplichi i centri di iniziativa e di promozione della lotta politica radicale, non ce la faremo a sostenere lo scontro con il regime e a mantenere in piedi una frontiera non-violenta e libertaria contro il doppio fronte della violenza delle istituzioni e della violenza del "partito armato" della strategia del compromesso storico e della strategia dell'assassinio e del terrorismo.

Ma questo non è un compito di un giorno né di qualche mese e non potremo affrontarlo se non saremo stati capaci nelle prossime settimane e nei prossimi mesi a rispondere con la lotta, in mezzo alla gente, al tentativo, già in gran parte realizzato, di imbavagliarci e di farci fuori. E non riusciremo a creare partiti radicali autonomi se tutti, associazioni e singoli radicali, non daremo prova della nostra capacità di difendere le nostre lotte e le nostre scelte politiche che sono la sedimentazione di un lungo patrimonio o di una lunga esperienza collettiva, senza attendere indicazioni dall'alto, da organi esecutivi che sono stati costretti a sospendere la loro attività, senza attendere strumenti di propaganda che nessuno potrà fornire ma che dovremo ciascuno avere la fantasia e trovare i mezzi per procurarci.

1/2 Aprile conferenza organizzativa

Questo numero di "Notizie Radicali" è un numero del tutto straordinario fatto uscire per convocare una conferenza organizzativa, l'1 e il 2 aprile, del consiglio federativo, dei partiti regionali (o almeno dei partiti regionali esistenti) e delle associazioni. Altri non ne seguiranno. Questa conferenza organizzativa è essa stessa un appuntamento eccezionale e in qualche misura rispetto alle decisioni prese contraddittorio per consentire alle associazioni un momento di coordinamento e di iniziativa comune. Nessuno si attende che avremo, che potremo avere, dopo di essa, altri strumenti di coordinamento oltre quelli, modesti, che possono essere assicurati dal consiglio federativo e dai segretari dei partiti regionali.

Tornare in mezzo alla gente significa tornare con i tavoli nelle strade e nelle piazze a fare dei tavoli gli strumenti della nostra contro-informazione, dell'autofinanziamento, della nostra attività politica.

Alle calunnie di Natta risponderemo, possiamo rispondere con i tavoli dell'onestà, senza aver paura delle accuse di qualunquismo o di populismo che ci pioveranno addosso: onestà è la scelta della nostra povertà di partito contro la ricchezza e la corruzione del potere, è il rifiuto del finanziamento pubblico e il rifiuto di farci strumento di mercificazione e di consumismo con i "festival", ma è anche l'onestà della democrazia e della legalità repubblicana contro l'illegalità e il soffocamento e l'impedimento del diritto all'opposizione.

 
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