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Pannella Marco - 21 marzo 1978
Una sfida dalla non-violenza
di Marco Pannella

SOMMARIO: Alle minacce brigatiste contro Adelaide Aglietta, rispondiamo come sempre con la nonviolenza. Se verranno ad assassinarci, ci troveranno inermi. Vedremo cosa ne penserà il popolo. Responsabilità della Rai-tv, che ha censurato le motivazioni di Aglietta nel'accettare l'incarico. Dc, Pci e Brigate Rosse temono insieme il partito "armato di nonviolenza", l'unico, da vent'anni, ad aver vinto battaglie civili che hanno scosso il regime. Non è la prima volta che i radicali rischiano la vita contro la morte. I digiuni e gli scioperi della fame lasciano nei corpi segni e conseguenze maggiori che le ferite alle gambe o le pallottole in organi non vitali. All'attivo del Partito radicale non ci sono morti ammazzati, ma divorzio, aborto, obiezione di coscienza. Se fossimo colpiti, se fosse colpita Adelaide Aglietta, organizzeremmo immediatamente altri giurati, altri giudici, altri avvocati, le famiglie delle vittime del terrorismo. Stiano attenti: Gobetti non è più solo.

(PANORAMA, 21 marzo 1978)

(Adelaide Aglietta, segretaria del partito radicale, giudice popolare supplente al processo di Torino, è stata minacciata dalle Brigate rosse. Marco Pannella risponde a nome del Pr. Panorama ospita questa sua »sfida della non-violenza al terrorismo )

Già lo dicemmo, subito, all'inizio di questa vicenda. Se hanno deciso di sparare, di ammazzarci, s'accomodino. Non rischieranno nulla, i boia che si credono giustizieri e rivoluzionari. Le vittime saranno inermi. Vedremo cosa ne penserà il popolo. Non acquisteremo armi o armati per difenderci. Non tollereremo che l'assassinio impunito di Giorgana Masi faccia rischiare vite di agenti di Ps o di Cc o dei servizi speciali per proteggerci. Non muteremo il corso delle nostre vite o delle nostre lotte, nemmeno in questi giorni.

La semplice minaccia della morte avrebbe già altrimenti colpito la nostra vita e spegnerebbe di già quello per cui l'assassinio è stato decretato. Non accetteremo, insomma, l'alternativa d'esser assassinati o assassini: poiché non può che generare e legare altro che morte, una vita simile è già persa, per rivoluzionari autentici, libertari, socialisti, umanisti quali sono i nonviolenti del partito radicale. E noi siamo tutt'altro che dei vinti. La nostra forza non cessa di crescere. Siamo sempre una componente essenziale e vincente dell'alternativa socialista.

Se le Brigate rosse hanno deciso di assassinare Adelaide Aglietta, ne siamo pienamente consapevoli, così come ne sono pienamente consapevoli e responsabili i giornalisti, i politici e gli amministratori della Rai-Tv che concordano con questa eventuale scelta delle Br e hanno per questo rifiutato di rimuovere le cause della scelta di Adelaide Aglietta come vittima di turno e di prestiggio. Se accadrà qualcosa dimostreremo a qual punto questi rapinatori di verità, questi teppisti e brigatisti del video non si limitano ad ammazzare moralmente e quotidianamente democrazia e legalità repubblicana, ma concorrono attivamente a liquidare anche fisicamente ogni opposizione nonviolenta e civile. A qual punto abbiano, loro, già sparato contro Adelaide.

La Rai-Tv, come il potere, ha bisogno di »brigatisti rossi e di radicali nei giornali radio e nei notiziari televisivi: ma i primi li vuole assassini, i secondi assassinati. Vivi, siamo pericolosi e ci si deve abrogare un po' ogni giorno con la censura, con la denigrazione: come i referendum. Il governo e la sua maggioranza hanno bisogno di »rappresentare anche noi, vogliono davvero l'unanimità. Cossiga che - sostenuto dal Pci - commemora in aula Giorgiana Masi, accusando noi della responsabilità morale della sua morte e gli »autonomi (che aveva mandato lui) della responsabilità pratica, costituisce un momento perfettamente emblematico della vicenda politica italiana. Dc, Pci e Br temono insieme il »partito armato della nonviolenza.

E' l'unico, da quasi vent'anni che ha vinto battaglie democratiche e civili e che ha scosso alle fondamenta il regime. Non sono ancora affatto sicuro che anche questa volta gli »autonomi delle Br siano davvero autonomi da servizi segreti nazionali e internazionali. Se invece lo sono, non sono certo che abbiano voglia e che ritengono giusto di dedicarsi al tiro al piccione contro di noi. Vedremo ben presto, comunque...

Non è la prima volta che Adelaide rischia letteralmente la vita contro la morale della giustizia, di altri, di noi e di se stessa. Viviamo da sempre insidiati e colpiti dalla violenza delle istituzioni e da quella che ne consegue nella società. Abbiamo sempre sostenuto che chi assassina legalità prepara stragi e massacri, chi sequestra e rapina verità, democrazia, onestà, diritto e diritti, che lo faccia in nome della Chiesa, dello Stato, del partito, che sia clericale, fascista o stalinista è alla radice del disordine e della catastrofe. Contro costoro abbiamo sempre lottato.

La gente sappia che nei nostri corpi e nelle nostre esistenze, a cominciare da quella di Adelaide, poiché di lei oggi si parla, digiuni di mesi, o digiuni della sete, si sono conficcati lasciando segni e conseguenze certamente maggiori che se fossimo stati feriti alle gambe o in organi non vitali da pallottole. Ogni mese di digiuno sono comunque anni di vita che si bruciano, forse compensati, questo è vero, da altri che se ne conquistano o riconquistano con l'amore e la speranza praticati. Scienza, medici, documenti di cliniche non solamente italiane lo dimostrano. Ma la canea ignobile e volgare per cui la denigrazione dei nonviolenti e dei loro mezzi di lotta è divenuta una sorta di sport nazionale, per screditare presso la gente, che è la destinataria prima di questi civili messaggi, il »partito armato della nonviolenza. Perché noi non abbiamo al nostro attivo decine di assassinati, ma il divorzio, il referndum, l'obiezione di coscienza, brecce di libertà e di liberazione, vittoria in lotte ritenute impos

sibili, lo stesso odio cieco dei vertici dei partiti responsabili del caos e tutti sanno che più ci si isola al vertice più siamo popolari fra la gente.

Decideranno i radicali, nei prossimi giorni. Ma non resteremo inerti, non subiremo alcun ricatto, non lasceremo affatto via libera alla minaccia, alla paura, all'assassinio come metodo di lotta politica e sociale. Non l'abbiamo mai fatto. Se il processo di Torino ha accumulato vizi di nullità o d'altro, è evidente che non può e non deve giungere ad altra conclusione che alla sua fine. Ma se così non è, se si continuasse a minacciare e si colpissero i giudici, giurati, avvocati nelle loro esistenze e nei loro diritti, non v'è dubbio che sapremmo organizzare a migliaia e migliaia altri giurati, altri giudici, altri avvocati. Faremmo appello alla solidarietà militante internazionalista, democratica di classe, passeremmmo a organizzare le famiglie delle vittime.

Vogliono di nuovo ammazzare Gobetti? Stiano attenti non è più solo.

 
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