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Lipperini Loredana, Vecellio Walter - 7 aprile 1978
L'ANTAGONISTA RADICALE: (7) Il linguaggio dell'informazione
di Loredana Lipperini e Walter Vecellio

SOMMARIO: Gli atti del convegno sullo statuto e sull'esperienza del Parito radicale che si è svolto a Roma all'Hotel Parco dei Principi nei giorni 5, 6 e 7 aprile 1978.

("L'ANTAGONISTA RADICALE" - La teoria e la prassi del partito nuovo, socialista e libertario; e lo statuto e l'esperienza del PR nella società e nelle istituzioni - Convegno del consiglio federativo del Partito Radicale - Roma, aprile 1978)

Loredana Lipperini / Walter Vecellio

IL LINGUAGGIO DELL'INFORMAZIONE *

Rispetto non solamente ai partiti tradizionali e della sinistra storica, ma agli stessi gruppi della nuova sinistra, il PR presenta, nel campo dell'informazione, caratteristiche originali.

Le formazioni extraparlamentari, in particolare ``Manifesto'', ``Lotta Continua'', ``Avanguardia Operaia'', fin dalla loro nascita si coagulano attorno a un quotidiano a diffusione esterna, nazionale: si vuole conseguire il duplice scopo di trasmettere messaggi agli iscritti e simpatizzanti, e insieme di raggiungere un'area di opinione più vasta. Se il primo scopo è raggiunto, l'area di pubblico toccata resta invece esigua: manca la capillarità di distribuzione e l'efficienza informativa dei "mass media".

Il PR segue un'altra strada, operando una distinzione tra il messaggio da trasmettere al proprio interno, finalizzato alla mobilitazione degli aderenti attorno a determinate iniziative, e il messaggio destinato all'esterno; questo non deve essere trasmesso in ``alternativa'' ai "mass media", ma "attraverso" di essi.

Perché il PR compie questa scelta? In primo luogo, un organo di stampa di partito comporta la stabilizzazione di un'area ``privilegiata'' di lettori. Il PR invece intende raggiungere, "potenzialmente", l'intera opinione pubblica, così rivendicando, sul piano teorico, il diritto all'informazione per tutti e non per un'"élite", per i milioni, e non per le migliaia. Gli sforzi del partito vengono finalizzati a pretendere, o strappare, informazione sulle sue iniziative ai mezzi di comunicazione di massa. L'iniziativa diretta sui "mass media" mira a far esplodere al loro interno forti contraddizioni, che spingono ad un mutamento di comportamenti più positivo.

La seconda motivazione della prassi radicale è nella carente rivendicazione di una scelta "laica": la costituzione di un organo di stampa ufficiale, centralizzato, comporterebbe la creazione di una fonte di potere, e il coagularsi, attorno ad essai di un ``clero'', composto di ``coloro che sanno scrivere'' rispetto ai non specialisti.

Infine, cosi come è strutturato e come è stato organizzato fino ad oggi, il PR non ha potuto permettersi un quotidiano, che richiede enormi spese di stampa e di distribuzione, ben al di là delle possibilità di un partito autofinanziato. L'esempio viene proprio dagli altri partiti, i quali sono costretti ad impiegare larga parte del finanziamento pubblico per mantenere in vita giornali destinati peraltro ad una fetta esigua ed inadeguata di lettori.

Persino "L'Unità", che per distribuzione ed efficienza è l'unico organo di partito che possa definirsi ``giornale'', può reggere i costi solo grazie ai generosi finanziamenti del partito e ad eccezionali campagne finanziarie.

Per fornire informazione al proprio interno, dunque, il PR utilizza, quasi sempre, stampati ``militanti'', il cui scopo è creare mobilitazione attorno ad una iniziativa determinata. Il loro carattere è di stimolo, di slancio e di lotta. Praticamente, fin quasi dalla nascita, supplisce allo scopo "Notizie Radicali" con periodicità e formato variabile, il più possibile adeguati alle iniziative in corso.

Poste queste motivazioni e premesse generali, il partito individua e realizza di volta in volta gli strumenti di azione diretta sui "mass media", per far passare al l'esterno i l proprio messaggio. Nel 1963 viene realizzata "Agenzia Radicale", agenzia di stampa con periodicità all'inizio quotidiana, distribuita alle redazioni degli organi di stampa e alla RAI-TV. L'"Agenzia" riporta non solo le iniziative del partito, ma anche ad es. informazione su tematiche e lotte condotte in altri paesi per i diritti civili (siamo nel 1962!). L'"Agenzia" diviene subito il fulcro per le iniziative contro Cefis, l'assistenza clericale e l'ONMl, la speculazione edilizia, il commercio di armi ecc, e rispecchia perfettamente la concezione radicale dell'informazione e comunicazione. L'esperienza verrà infatti ripresa e ampliata nel 1975, con la costituzione di "Notizie Radicali" sotto forma di agenzia quotidiana. "Notizie Radicali", che è il più importante canale di comunicazione ``esterno'' sia nel periodo elettorale che dura

nte la campagna per gli otto referendum, viene curata da un vero e proprio ``corpo redazionale'' formato a livello militante, sia pure a livello embrionale che, in piena autonomia, cerca di fare lavoro giornalistico e di informazione alternativa. Ma una agenzia alternativa di controinformazione, se è tramite di azione quotidiana sui "mass media", non risolve il problema nella sua complessità. La sua stessa incisività è compromessa se non è sostenuta da iniziative politiche sugli stessi "mass media" e da forme di comunicazione più immediate rispetto alla gente, e più capillari, Ecco allora che l'iniziativa sull'informazione, il braccio di ferro con la stampa e la RAI-TV divengono battaglie centrali di tutto il partito, un perno attorno a cui ruoteranno tutte le sue iniziative: marce, sit-in, azioni dirette, occupazioni, e soprattutto i lunghi scioperi della fame e della sete per ottenere spazi televisivi e per rivendicare il diritto di tutti i cittadini a conoscere ``per deliberare'', saranno momenti "fondame

ntali" di lotta nel la storia del partito.

Lo scontro sarà sempre aspro e difficile, e non sempre porterà i risultati sperati: anche con la crescita del PR, e persino dopo l'ingresso in Parlamento di quattro suoi deputati, sarà sempre più difficile ottenere dagli organi di informazione la correttezza e la completezza richiesti. Né sarà sempre possibile la collaborazione di alcuni organi di stampa in appoggio a iniziative specifiche (come accade con "ABC" per il divorzio, con l'"Espresso" per l'aborto, con "Lotta Continua" per gli otto referendum). Parallelamente, quindi, al braccio di ferro con i canali istituzionali di informazione, il partito ricerca mezzi di contatto diretto con la gente, per informarla delle iniziative radicali.

Iniziative ``dirette'' rivolte all'opinione pubblica si hanno subito nei primi anni di vita del partito, per il divorzio; manifestazioni di pochi militanti, silenziosi, con cartelli sandwich. E' una forma di protesta e di comunicazione nuova, per l'Italia; catalogata ironicamente dai partiti e dai "mass media" come ``folkloristica'', si rivela invece subito di grande efficacia.

La scoperta e l'approfondimento di questi mezzi di contatto ``fisico'' con l'opinione pubblica non vanno visti come individuazione di uno strumento di comunicazione che il partito riesce a realizzare magari a partire dalla necessità di spendere poco, ma proprio come di uno dei momenti, probabilmente il più alto, di quella ``rivoluzione'' del linguaggio politico che i radicali perseguono. Al linguaggio politico, fino a questo momento ``teorico'', ``mediato'' (quando non ``involuto''), destinato ad una "élite", già elaborato per il destinatario, il PR tenta di sostituirne uno immediato, non ``teorico'', ma ``narrativo'', che esponga più che analizzare messaggi e contenuti. Un linguaggio, dunque, ``esibizionista'' (da "esibire", appunto). Spetta al lettore, al ``fruitore'', elaborarli e ``teorizzarli'' divenendo così soggetto politico attivo, non più passivo/recettivo. Nella stessa direzione vanno anche il comizio/concerto e i tavoli, che verranno largamente impiegati dal partito in epoche successive.

Con il comizio/concerto, che compare per la prima volta nel 1974 con una manifestazione al Palasport di Roma per il referendum sul divorzio, i radicali, accostando il messaggio politico a quello musicale, smitizzano l'immagine stessa del comizio politico, inteso anche esso come elitario, mediato, oltreché ritualizzato ormai e agonizzante. Questa forma di comunicazione farà scuola nella nuova sinistra, così come quella del raduno politico/musicale, il cui modello è costituito dai ``dieci giorni contro la violenza'', organizzati nel l'estate del '74 a sostegno del digiuno di Marco Pannella. Con il raduno si ha la saldatura tra privato e politico, e si dà una risposta alternativa, emblematica ed espressiva, di politica del sorriso, dell'amore, della vita nei confronti di una società che appare sempre più ``società della morte'' (sono gli anni delle stragi). Ancora successivamente, il tavolo (se ne diffonderanno a centinaia e forse migliaia, in tutta Italia, per la raccolta dalle firme sugli otto referendum) app

rofondisce la prassi della comunicazione immediata: da strumento di propaganda di una iniziativa, esso diverrà via via ``sede'' effettiva del partito, punto di aggregazione, momento di incontro e dialogo: il vero organo di comunicazione, anche solo "visiva", per milioni di persone, che così cominciano a conoscere il partito.

Pur rifiutando di avere un ``organo di stampa'' il PR favorisce la crescita, eventualmente, di strumenti di informazione che, pur muovendosi nell'area radicale, ne siano autonomi sia formalmente che sostanzialmente (quindi anche finanziariamente). ll primo esempio si ha con la rivista "La Prova Radicale", nata nel 1971 per continuare il dialogo, in forme mature, con gli aderenti alla battaglia divorzista e per approfondire e ampliare il bagaglio politico e culturale, in quegli anni notevolmente sviluppatosi. La rivista è gestita da un "collettivo di direzione" dove sono Bandinelli, Spadaccia, Pannella, Rendi ed altri, con responsabile Teodori.

Su "La Prova" si sonderanno ed approfondiranno i nuovi filoni politici di iniziativa radicale, come l'antimilitarismo e la battaglia contro il finanziamento pubblico. Dopo un primo momento che durerà all'incirca sino al terzo numero, la rivista perderà però il suo carattere rivoluzionario costituito proprio dall'adozione di un linguaggio narrativo ed espositivo, per assumere toni più mediati e ``teorici''.

Il secondo esempio di iniziativa autonoma nel campo dell'informazione sarà "Liberazione", quotidiano nato nell'autunno del 1973 in coincidenza con l'ipotesi di un progetto referendario, che si troverà ad essere la vera battaglia costitutiva del partito. Il quotidiano radicale, agendo come supporto a questa iniziativa, costituisce un importante momento di diffusione radicale nel paese, e crea un dato di forza in vista dell'allora probabile indizione del referendum sul divorzio. "Liberazione" rappresenta un tentativo, che si può dire riuscito, di smitizzazione e semplificazione del linguaggio dei quotidiani politici, e il primo tentativo radicale di giungere al paese con messaggi e analisi politiche nuovi. Esso riprende ed amplia innovazioni introdotte da "Agenzia Radicale", come l'attenzione alla politica estera, all'attività dei movimenti pacifisti internazionali, e costituisce uno dei più importanti trampolini di lancio per la costituzione e la crescita di nuovi gruppi radicali nel paese. Dal punto di vista

giornalistico, sarà un episodio insuperato, riconducibile forse per certi versi all'ultima formula di "Lotta Continua".

"Prova Radicale", terzo esempio di centro autonomo di informazione promosso da radicali, esce nel mogio del 76, in campagna elettorale: la rivista, a periodicità mensile, ha purtroppo breve vita e chiude, dopo cinque numeri, nel marzo del '77, per difficoltà finanziarie. "Prova" costituisce un esperimento unico nella storia dell'informazione radicale; mentre infatti nel campo del contatto diretto, della prassi, si era riusciti a raggiungere forme di comunicazione immediata con l'opinione pubblica, nel campo giornalistico i due tentativi precedenti della vecchia "Prova" e di "Liberazione" erano rimasti senza seguito, e da allora non era neanche più esistito uno stampato radicale a diffusione esterna. "Prova Radicale" esce in edicola, riprende ed amplia il tentativo di linguaggio narrativo, espositivo, semplice, non mediato, che illustri ed approfondisca i messaggi radicali senza teorizzarli. E se nei confronti della linea di fondo radicale sull'informazione "Prova" costituisce il momento più completo dell'esp

erimento di smitizzazione del linguaggio politico tradizionale, essa ha avuto un ruolo importante anche nel campo dell'editoria italiana: è infatti il primo giornale che introduce in Italia un modo di fare satira tipicamente francese, avvalendosi anche della collaborazione di umoristi come Reiser e Wolinskj, e richiamandosi ai modelli francesi di "Charlie Hebdo" e di "Hara Kiri".

Sempre in periodo elettorale, nascerà a Roma ``Radio Radicale'': non per iniziativa del partito, ma di iscritti e militanti che mettono a disposizione i loro impianti tecnici. ``Radio Radicale'' si rivelerà un mezzo importantissimo di comunicazione, di aggregazione e di dibattito per il partito: basti pensare alla risonanza avuta dal filo diretto di Marco Pannella che consentirà di raggiungere il "quorum" di voti a Roma, ai dibattiti parlamentari diffusi integralmente, alla polemica sorta in seguito all'annunciato confronto radiofonico Pannella-Almirante, al grosso contributo dato prima dalla radio di Roma e in seguito da quelle di Torino, Milano, Napoli, Bari, alla raccolta firme per i referendum del 77.

Dopo il 20 giugno sorgeranno nuovi esperimenti: in particolare, le riviste "Argomenti Radicali, Quaderni Radicali, Alternativa Nonviolenta". Se si esclude "Alternativa Nonviolenta", che nasce e si sviluppa per l'esigenza di riprendere e approfondire l'iniziativa antimilitarista e nonviolenta radicale, le altre due riviste presentano caratteristiche nuove.

Con "Argomenti Radicali" si abbandona esplicitamente la linea narrativa per preferire la saggistica, e ritorna la prevalenza del linguaggio politico mediato e teorico su quello narrativo. E' una strada che in un certo senso viene percorsa, anche se in minore misura, da "Quaderni Radicali", che pur adottando toni e caratteri più documentari, è incline anch'essa all'esperimento saggistico più che a quello narrativo. Ambedue le riviste forniscono contributi di analisi politica, ma sono indici anche di tendenze nuove: l'abbandono del linguaggio espositivo, il rivolgersi, inevitabilmente, a un pubblico più ristretto, già informato sui contenuti e la prassi radicali, fornendogli materiale elaborato più che narrato. Sono sintomi anche di una tendenza a ripiegarsi su se stessi, di una necessità di rivolgersi ad un'area interna e di approfondire ed analizzare quanto è stato fatto, più che di aprirsi all'esterno. E' una caratteristica che anche essa segnala una situazione politica esterna mutata e notevolmente irrigid

ita.

Tirare le somme sulle prospettive dell'informazione radicale è problematico: evidente la difficoltà, ancora più accentuatasi, dell'azione diretta, dell'incidenza sui mass media, che resta comunque fondamentale, anche se deve dotarsi di strumenti nuovi. Appare estremamente improbabile, oggi, una iniziativa nonviolenta quale è il digiuno senza che essa debba prevedere esiti gravissimi; le azioni dirette e di disobbidienza civile che una volta destavano clamore perché profondamente innovative oggi vengono ristrette nei margini del folklore.

Ma è altrettanto chiaro che scegliere oggi, in questa situazione, di stringersi attorno ad un organo centrale di stampa, sarebbe, oltre che in piena e profonda contraddizione con le motivazioni che hanno portato il partito a sospendere le sue attività nazionali, un errore gravissimo che porterebbe il Partito Radicale sulla stessa strada, perdente, del Manifesto. In un quadro politico chiuso, l'unica via di informazione praticabile è, ancora, quella del contatto diretto e ``fisico'' con i propri interlocutori, con l'opinione pubblica, contatto immediato da moltiplicare e diffondere ancora di più che negli anni precedenti. Un ritorno alle origini, dunque, probabilmente molto più valido ed efficace di altre strade che rischierebbero non solo lo snaturamento, ma anche la sconfitta del Partito Radicale.

 
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