di Anna TramontanaSOMMARIO: Gli atti del convegno sullo statuto e sull'esperienza del Parito radicale che si è svolto a Roma all'Hotel Parco dei Principi nei giorni 5, 6 e 7 aprile 1978.
("L'ANTAGONISTA RADICALE" - La teoria e la prassi del partito nuovo, socialista e libertario; e lo statuto e l'esperienza del PR nella società e nelle istituzioni - Convegno del consiglio federativo del Partito Radicale - Roma, aprile 1978)
Anna Tramontana
TESTIMONIANZA DI UNA CREDENTE *
Sono una cattolica, sono però cattolica aperta al dialogo, mi sono voluta collegare per quelli che sono i punti di incontro, in particolare la non-violenza, come metodo di azione socio-politico culturale. La non-violenza come metodo di azione per una società migliore, per una società più giusta. Ecco io non vi nascondo che devo fare già uno sforzo per superare non solo la timidezza di fondo che ho, ma la difficoltà che deriva dal fatto, dalla consapevolezza di essere, di sentirmi un po' diversa, nel senso che so che ci sono qui dei credenti, tuttavia so che sono credenti in un certo modo.
Io vi prego di tener presente come appello proprio, il pluralismo. Il pluralismo anche nell'azione non violenta, il che significa che se ci sono dei punti di divergenza, diciamo, insuperabili dal punto di vista ideologico, in quanto desidero ribadire la mia identità di cristiana, di cattolica, praticante, impegnata, impegnata anche per quanto riguarda certe lotte attuali, divisa da voi per esempio sul fronte dell'aborto. E' inutile discutere su questo, sono posizioni ideologiche diverse, io vi chiedo soltanto il rispetto di questa posizione mia, che non è solo mia. Io sono venuta qui a titolo personale, però sono venuta anche come portavoce di tante persone che a vari livelli sono impegnate nel sociale, credenti e non-credenti, i quali sono come me simpatizzanti per le vostre tesi, per le vostre azioni, sono come me ammiratrici della vostra azione e anche riconoscenti per l'impegno che svolgete a livello parlamentare e a livello di base. Ecco, queste persone tuttavia, combe me, sempre nell'ambito vasto del p
luralismo, divergono anche loro da voi per certe istanze.
Vi prego di voler considerare che siamo solamente dei credenti, dei credenti di una verità rivelata, alla quale aderiamo con impegno personale anche di tutta la vita, come è il mio caso. E quindi, come tale, mi pare che meriteremmo una certa credenziale, un certo rispetto, io e gli altri non vogliamo essere bollati così: siete dogmatici, siete integralisti. Peraltro se fossimo integralisti, io per lo meno non sarei qua. Ecco io per esempio sono una elettrice democristiana, confesso questo e per voi è una colpa, ho votato per la sinistra democristiana, però perché? Perché sinceramente, voi lo sapete bene, ci sono quelli che hanno votato per i socialcomunisti e non erano dei marxisti, era un voto di protesta e ci sono quelli che, come me, hanno continuato a votare per la DC malvolentieri perché avrebbero voluto qualcosa di diverso. Non ci ravvisiamo nelle radici filosofiche marxiste o radicali, per alcune cose per lo meno, però noi siamo anche anti-capitalisti. Io vorrei un comunismo democratico cristiano, vor
rei un comunitarismo cristiano, come quello delle prime comunità cristiane. Facendo la trasposizione storica di quello che raccontano gli atti degli apostoli, dove tutto era messo in comune, nessuno diceva suo essere qualcosa, perché era superato anche il concetto di proprietà privata nel nome di una fraternità autentica, laddove se Dio è veramente creduto come nostro padre noi non possiamo non considerarci fratelli e quindi non dividere i beni materiali, spirituali, culturali ecc. e quindi con questo ideale, facendo una trasposizione storica, sociologica, io dico che lo stato deve garantire i servizi essenziali, il lavoro, la casa, lo studio ecc.
Allora arrivati a questo, qual è il desiderio che mi ha spinto a dialogare con voi, con i marxisti di radio uno per esempio, partecipando spesso a dei dibattiti. Il desiderio veramente di dialogare, come diceva papa Giovanni, cercando più quello che unisce che quello che divide. Dialogare con credenti, sia pure nel pluralismo che ci può così un po' dividere su certe cose, con i non-credenti su quella base di buona volontà che papa Giovanni auspicava, sui grandi temi di interesse in comune: la giustizia sociale, la pace mondiale, il disarmo morale, per arrivare al disarmo anche effettivo.
Ecco, che cosa si potrebbe fare per un'azione non-violenta comune veramente con questa prospettiva di rispetto, di accettazione, cioè senza sentirsi emarginati politicamente o idealmente, cioè bollati: siete degli integristi, dei dogmatici, che poi i propri dogmi ognuno se li forma e io potrei contestarvi i vostri dogmi su certe cose, ecco via rispettiamo le relative posizioni. Quali sono, al di là di queste divisioni che tralasciamo, i punti in cui potremmo fare qualcosa e per l'Italia e in una visione così più di confederazione mondiale, come diceva papa Giovanni? Io penso veramente un'azione così non soltanto di massa che è anche necessaria, sulle piazze, ecc. le marce, i digiuni, ma a livello di dibattito comunitario, ecco, che non sia soltanto nei nostri ambienti cattolici dove appunto peraltro siamo divisi anche ecc. e fra di voi, con voi. No, dei dibattiti sostenuti veramente coram populo, in cui questa azione non-violenta, questa educazione alla non-violenza, questo disarmo morale, sia portato avanti
insieme alle lotte socio-politiche. Per poter arrivare a questo, secondo me, è indispensabile potersi incontrare, continuando questo mini-dialogo che io così da sola nella mia piccolezza, con i miei difetti, i miei limiti, sono venuta a proporvi.