SOMMARIO: Il "volantone" diffuso dal Partito radicale in occasione dello svolgimento dei referendum sulla legge Reale e del finanziamento pubblico dei partiti - "Se una grande maggioranza popolare di comunisti, di socialisti, di democratici, di cristiani voterà SI' l'11 giugno vincerà la democrazia, vincerà il paese, vincerà il partito della non-violenza, dello stato di diritto, dell'onestà e del rinnovamento. E nessuno sarà sconfitto.
Se il SI' vincerà l'11 di giugno saranno sconfitti soltanto la politica di vertice, i compromessi di potere, l'immobilismo e il trasformismo, l'illegalità e la violenza del regime, il terrorismo delle Brigate Rosse, e si aprirà di nuovo la strada alla speranza e alla possibilità di un ordine e di una legalità fondati sulla Costituzione, sui diritti civili, sulle riforme."
(NOTIZIE RADICALI n. 119, 26 maggio 1978)
Votare SI l'11 giugno significa votare SI all'abrogazione di questa legge del finanziamento pubblico e all'abrogazione della legge Reale.
Ma significa anche molte altre cose.
Significa innanzitutto votare SI a una politica diversa e a partiti diversi, che non siano più partiti-apparato e partiti-regime ma partiti della società e della gente; non più strumenti del potere e delle istituzioni per piegare il consenso della società, ma espressione della società per trasformare il potere e le istituzioni.
Significa votare SI alla legalità, alla Costituzione, alle riforme: significa bloccare e respingere la politica delle misure eccezionali e delle leggi speciali che non hanno risolto nessun problema di ordine e di legalità, ma li hanno aggravati tutti, facendo dilagare nella società la disperazione e la violenza.
Votare SI è votare per la democrazia e per il rispetto della volontà e della sovranità popolare, da parte di ristretti vertici politici i quali oggi usurpano ogni giorno poteri e funzioni che la Costituzione assegna al Parlamento e al Popolo.
Votare SI è votare per questi due referendum popolari, ma è un modo anche per votare SI agli altri sette che ci hanno sottratto e sui quali ci hanno impedito, hanno impedito all'elettorato e al popolo di potersi esprimere (l'aborto, il Concordato, i reati d'opinione, i Tribunali e i codici militari, l'inquirente, la legge manicomiale); è anche un modo per difendere il diritto del popolo e dei cittadini al referendum, un diritto costituzionale che altri vuole definitivamente affossare.
Votare SI è anche votare SI alla speranza e alla possibilità di una alternativa contro la politica dell'ammucchiata, del compromesso di vertice e di potere; alla politica del cambiamento, contro la politica dell'immobilismo e del trasformismo.
Tutti insieme, i partiti del compromesso - dalla DC al PCI, al PSI al PSDI e al PRI - vi chiedono invece di votare NO: cercano un plebiscito che li rafforzi nella loro politica di vertice contro la volontà di rinnovamento e di alternativa delle loro basi e del paese. Utilizzano a questo scopo tutti i mezzi e gli strumenti del regime e del potere: i soldi del finanziamento pubblico che noi abbiamo rifiutato di utilizzare, i giornali foraggiati con gli stanziamenti di regime i giornali radio e i telegiornali.
Ancora una volta i partiti del compromesso sono ricorsi all'illegalità, alla violenza, alla protervia e alla prepotenza per impedire una campagna elettorale onesta e leale, un vero confronto democratico. Ancora una volta, per ottenere il rispetto della democrazia, il rispetto delle regole del gioco, noi invece dobbiamo mettere in gioco la nostra salute e la nostra esistenza con nuovi scioperi della fame e della sete.
I vertici dei partiti di regime pensano di avere di fronte un elettorato immaturo. Pensano che se non ci sarà campagna elettorale, se i sostenitori del SI non potranno spiegare le loro ragioni, se saranno annullate anche le parvenze di una campagna elettorale combattuta a parità di condizioni, gli elettori si affideranno passivamente alle indicazioni dei loro partiti e alle menzogne delle loro propaganda.
Invece l'11 giugno la decisione è nelle mani degli elettori, è nelle mani di ciascuno di tutti noi, senza mediazioni e senza deleghe. L'11 giugno ogni cittadino sarà depositario diretto della sovranità popolare.
I comunisti, i socialisti, i cristiani avranno la possibilità, contro gli errori dei loro vertici, di fermare la violenza e il disordine, di imporre al regime e al potere un'altra grande vittoria, come quella del 13 maggio 1974.
Una sconfitta del SI sarebbe una sconfitta della democrazia, di ogni speranza di rinnovamento e di alternativa, di cambiamento dei partiti e delle loro strategie fallimentari. Sarebbe anche una vittoria della violenza e del terrorismo, che potrebbero accreditarsi sempre di più, illusoriamente, come l'unica alternativa possibile a questo regime.
Una vittoria del SI sarà invece una vittoria della Costituzione e della democrazia. Nessuno ne uscirà perdente. Il paese si aprirà di nuovo, come nel '74, alla speranza del cambiamento, del ripristino della legalità, all'affermazione dei diritti civili. Sarà una vittoria di tutti.