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Mellini Mauro - 26 maggio 1978
Un bis per la legge Reale
di Mauro Mellini

SOMMARIO: E' difficile concepire una legge peggiore della "Reale" ma il governo Andreotti c'è riuscito con una legge che sarebbe meglio chiamare "Reale super". La legge Reale contiene una disposizione per cui coloro che compiono atti preparatori di delitti "di particolare allarma sociale" possono essere sottoposti a misure di prevenzione. La "Reale bis" inventa quali delitti questi atti preparatori. Comprare una parrucca può essere un atto preparatorio di un delitto; avere la testa è atto preparatorio del reato di parrucca, secondo la logica del deputato Testa (Psi). Una legge piena di amenità eppure gravissima: secondo Spagnoli (Pci) essa "normalizza" le norme eccezionali della legge Reale, inserendole direttamente nel codice penale e di procedura penale. Viene intanto convertito in legge il "decreto antiterrorismo", una legge che al terrorismo farà un baffo, ma che contribuirà a renderci meno liberi e meno sicuri.

(NOTIZIE RADICALI N. 119, 26 maggio 1978)

E' difficile concepire una legge peggiore della legge Reale. Ci sono riusciti il Governo Andreotti e la sua maggioranza dei cinque partiti con la "Reale bis" (che sarebbe meglio chiamare "Reale super") la legge che avrebbe dovuto "scongiurare" il referendum promosso dal Partito radicale.

L'ostruzionismo con il quale siamo riusciti a sventare i propositi anticostituzionali della maggioranza, l'ostruzionismo parlamentare della minoranza contro l'ostruzionismo antireferendario ed antipopolare della maggioranza e del suo governo, è stato in realtà facilitato dalle enormità contenute nella legge, cui si sono aggiunte le enormità procedurali con le quali si è tentato di spazzare via la "fastidiosa" opposizione.

La Legge Reale contiene, tra l'altro, una disposizione (art. 18) secondo cui coloro che, agendo in gruppi o isolatamente, compiono atti preparatori di eversione dello stato con la commissione di taluni reati, possono essere sottoposti a misure di prevenzione, che poi sarebbero il "soggiorno obbligato" (per parlar chiaro il confino) etc. E' la solita storia secondo cui bisogna colpire i criminali prima che i crimini li abbiano commessi.

Ebbene la "Reale super", visto che essere "proclivi a commettere delitti" non è, secondo la costituzione, un buon motivo per privare i cittadini della libertà personale, ha pensato bene di creare nuovi "delitti di proclività", stabilendo che per tali "delitti" si vada in galera invece che al confino. E' stato così inventato il delitto di "atto preparatorio" dei delitti di grave allarme sociale, delitto punito con la pena ridotta fino alla metà di quella stabilità per il tentativo del delitto preparato. Si dà il caso che tra questi delitti, oltre a quello di "frana e valanga", di "epimia" etc. ve ne siano alcuni per i quali il tentativo non è concepibile logicamente e giuridicamente, come quelli di "attentato" alla sicurezza dei trasporti etc, o quello di banda armata.

In che cosa consista il reato di atto preparatorio, è stato spiegato efficacissimamente da un deputato socialista in uno dei pochissimi interventi della maggioranza. Atto preparatorio di una rapina, ci fu detto, di un reato di particolare allarme sociale. Tra gli atti preparatori ci sarebbe ad esempio l'acquisto di parrucche. Poiché il deputato in questione si chiama Testa, gli è stato subito fatto notare che egli stesso è un atto preparatorio. La testa infatti è atto preparatorio del reato di parrucca.

Altre amenità: il reato di "associazione allo scopo di commettere un determinato reato", sempre della solita specie di questi anche il reato di banda armata, così che si avrebbe il reato di associazione allo scopo di commettere una banda.

La casistica che può svilupparsi da queste peregrine norme è sorprendente: se Tizio, dopo aver litigato con la suocera, affila rabbiosamente con la pietra di smeriglio un coltello da cucina, può essere arrestato e condannato per atto preparatorio del reato di omicidio, rischiando una decina d'anni di galera. Buon per lui se una coltellatina alla suocera invece le da sul serio, magari in una parte polputa e poco vitale, perché allora c'è solo il reato di lesione personale e scompare quello assai più grave di atto preparatorio di omicidio.

Il grave della "Reale super" è che, come ha spiegato compiaciuto il relatore comunista Spagnoli, essa "normalizza" le norme eccezionali della legge Reale, inserendole direttamente nel codice penale e di procedura penale, alterandone i principi e sconvolgendone l'architettura, la cui linearità è parte necessaria ed essenziale per la certezza del diritto.

Contemporaneamente al braccio di ferro sulla Reale, la Camera ha affrontato in aula, dopo l'esame in sede referente in commissione interni, fatto di per sé scandaloso, visto che si trattava di un altro testo in materia penale e di procedura chiaramente di competenza della Commissione Giustizia, la conversione in legge del cosiddetto decreto antiterrorismo. Una legge che al terrorismo farà il classico baffo, ma che certo contribuirà moltissimo a renderci meno liberi e meno sicuri.

Il blocco della "Reale bis" è stato certamente un successo, ed il referendum sulla "Reale n. 1" può diventare l'occasione di un grosso dibattito nel paese su tutta la legislazione eccezionale, che stimola un tipo di interventi di polizia che si sono dimostrati i più inefficaci nei confronti del terrorismo e della grande criminalità. L'arroganza della maggioranza e della Presidenza della Camera da essa espressa, che, contro ogni correttezza costituzionale ed ogni possibile interpretazione regolamentare, avevano rimesso in commissione in sede legislativa addirittura la liquidazione di un referendum popolare, ha avuto la sua paga.

Ma l'arroganza resta. Pur dichiarando che ormai sulla "Reale" si va al referendum, la maggioranza pretende di continuare a discutere come se niente fosse la legge che dovrebbe sostituirla. Come se il voto dell'11 giugno non dovesse esistere, non dovesse avere nessun valore e nessun significato, quasi a sfidare gli elettori e ad ammonirli che le loro scelte non cambieranno in nessun caso di un et le determinazioni dei partiti che, pretendendo di identificarsi con l'arco costituzionale, pensano di poter considerare il popolo come un intruso quando si tratta di decidere della sua libertà e della sua sicurezza. Il voto dell'11 giugno dovrebbe essere una risposta anche a questa sfida al popolo.

 
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