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Spadaccia Gianfranco - 13 giugno 1978
RISULTATI REFERENDUM (2) DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO FEDERATIVO DEL PARTITO RADICALE, GIANFRANCO SPADACCIA

SOMMARIO: Degli otto referendum promossi dal Partito radicale, i primi quattro vengono dichiarati inammissibili dalla Corte costituzionale (Concordato, tribunali militari, codice penale militare, reati d'opinione del Codice penale) e quelli sulla legge manicomiale e sull'inquirente non si possono svolgere perchè il Parlamento ha varato nuove leggi sulle due materie che abrogano le precedenti sulle quali era stato posto il quesito referendario. L'11 giugno 1978 si vota quindi solo su due referendum con i seguenti risultati: Referendum sul finanziamento pubblico dei partiti, a favore dell'abrogazione (SI) 13.691.900 (43,6%) - contro (NO) 17.718.478 (56,4%) - Referendum sulla legge "Reale", a favore dell'abrogazione (SI) 7.400.619 (23,5%) - contro (NO) 24.038.806 (76,5%). Commentando questi risultati, il presidente del Consiglio federativo del Pr, Gianfranco Spadaccia, afferma che "nessuno può negare che il voto sul Finanziamento pubblico sia la manifestazione non di una rivolta qualunquista, ma di un vasto sen

timento popolare che esprime esigenza di un diverso rapporto dei partiti con il loro elettorato".

(NOTIZIE RADICALI N. 15, 13 giugno 1978)

Roma, 13 giugno (N.R.) - Il Presidente del Consiglio Federativo del Partito Radicale, Gianfranco Spadaccia, ha dichiarato:

"Il coro della stampa di regime, che si era schierato in maniera quasi totalitaria per il NO durante la campagna referendaria, fa di tutto oggi per nascondere e mascherare il risultato e il significato del voto. Il voto sul finanziamento pubblico sarebbe un voto qualunquista. Il voto del Mezzogiorno sarebbe un voto qualunquista e di protesta anche sulla legge Reale. L'unico qualunquismo è invece di chi si ostina a trattare gli elettori con questi giudizi paternalistici e con questi comportamenti di regime.

Nessuno può negare che il voto sul Finanziamento pubblico sia la manifestazione non di una rivolta qualunquista, ma di un vasto sentimento popolare che esprime esigenza di un diverso rapporto dei partiti con il loro elettorato, con le loro basi e il desiderio di una maggiore moralità pubblica. Sulla legge Reale nessuno può negare che al 5% dei voti di cui disponeva lo schieramento del SI' si è aggiunto oltre il 18% degli elettori, cioè oltre la metà dell'elettorato socialista e un terzo dell'elettorato comunista.

Ma queste proporzioni assumono dimensioni ancora maggiori in alcune città e zone operaie del Nord e in tutto il Mezzogiorno. Il voto del Mezzogiorno investe quella gran parte di elettorato cristiano e di destra che nel 1976 si era riversato in massa con fiducia e speranza sulle liste del PCI.

E' il voto della povertà, della disoccupazione, delle famiglie disgregate dall'emigrazione, degli anziani, delle donne, dei giovani emarginati: è forse un voto di protesta, ma è con chiarezza una protesta di sinistra e di classe.

Il PCI ha detto che il voto comunista è stato determinante per assicurare il mantenimento delle due leggi e la vittoria del NO. Affermare questo significa però riconoscere che se la sinistra avesse scelto il SI' avrebbe potuto conseguire un grande successo imprimendo una svolta positiva alla drammatica situazione politica italiana. Il PCI ha invece vinto con il fronte dei NO avendo abbandonato e rovesciato le sue opposizioni ideali e politiche e avendo venduto il suo patrimonio di lotte. Non meravigli che non ci fosse ieri sera e ieri notte nessun clima di allegria e di vittoria fra gli elettori comunisti. Il risultato di ieri deve servire di ammonimento a tutti i partiti. Noi ci auguriamo che serva anche al gruppo dirigente del PCI per cambiare radicalmente la sua politica".

 
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