SOMMARIO: Priorità degli organi d'informazione: abolire i radicali. Gli esempi.
(NOTIZIE RADICALI N. 121, 20 settembre 1978)
Anche dopo l'11 giugno, la consegna degli organi d'informazione non muta di una virgola: silenzio assoluto su ogni iniziativa radicale, silenzio anche sugli stessi referendum. Se prima e durante la campagna elettorale censura o distorsione erano la parola d'ordine per i mass media, se la chiusura della stampa e della televisione aveva portato la segreteria del Partito alla sospensione delle proprie attività, se erano stati ancora una volta necessari digiuni della sete, sit-in, marce, iniziative nonviolente per tentare di ripristinare correttezza e imparzialità, il voto di giugno non modifica in nulla l'atteggiamento arrogante e illegale degli organi d'informazione di regime.
Gli esempi sono illuminanti: non una parola di commento sugli stessi esiti dei referendum è stata pronunciata dai radicali alla televisione. Pur di evitare che questo avvenisse, si è preferito abolire le pur usuali Tribune post voto; quando sulla stampa è apparso qualche articolo di analisi del voto dell'11 giugno, in esso i radicali venivano nominati solo per essere tacciati, e con essi gli elettori che avevano votato sì, di demagogia e di qualunquismo. E non un solo articolo, non un'intervista ad un radicale.
Ancora: nel corso della campagna elettorale per il rinnovo della giunta di Trieste, e nel corso delle sedute per l'elezione del sindaco, di radicali si parlava solo per accusarli nuovamente di populismo e di connivenze con i missini senza riportare mai, ovviamente, le diverse ed antitetiche motivazioni che spingevano i due gruppi a votare per lo stesso candidato.
Nello stesso dibattito parlamentare sull'amnistia, il gruppo radicale si è visto addirittura costretto a pubblicare a pagamento il resoconto stenografico di una seduta. In quell'occasione, Marco Pannella era stato letteralmente aggredito da alcuni deputati comunisti, ed il resoconto della stampa parlava dell'episodio come di una "gazzarra radicale". E si è mai vista un'intervista ad un radicale in occasione della pausa estiva? Eccezione che non fa testo quella del "Giorno", che dopo aver rimandato per settimane, si è visto costretto a pubblicare un'intervista a Marco Pannella quando il non farlo avrebbe costituito un'enormità, visto che dalle colonne del quotidiano dell'ENI erano ormai intervenuti tutti, dai liberali a DP.
Ma a qualche giornale è forse venuto in mente di chiedere l'opinione di un radicale sul dibattito sul leninismo aperto da Bettino Craxi, e su cui tante colonne di piombo vengono dedicate? Tre righe (tre) di una dichiarazione di Marco Pannella sembrano aver messo la coscienza a posto a tutti.
Sembra, come si vede, di essere di fronte ad un muro di gomma dal momento che con tanta ostinata protervia si continua a tacere spudoratamente persino dell'esistenza di un partito di opposizione. E' chiaro che le motivazioni e le analisi fatte a gennaio sono ora più che mai di attualità, se neanche il 43 per cento di elettori riesce a spezzare, e neanche ad incrinare, un simile muro del silenzio.