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Notizie Radicali - 20 settembre 1978
Un anno di lotte (5): le elezioni di Trieste

SOMMARIO: La presentazione di una lista radicale alle elezioni amministrative di Trieste e del Friuli-Venezia Giulia è un'importante banco di prova dell'iniziativa radicale contro il Trattato di Osimo per la creazione di una zona franca industriale sul Carso. La cronaca degli avvenimenti in Consiglio comunale a Trieste.

(NOTIZIE RADICALI N. 121, 20 settembre 1978)

Se gli accordi italo-jugoslavi di Osimo rappresentano tuttora, per le disastrose conseguenze che la creazione di una zona franca industriale avrà sulle risorse naturali del Carso, un grosso appuntamento per le iniziativa di lotte ecologiste, è altrettanto vero che la presentazione di una lista radicale alle elezioni amministrative di Trieste e del Friuli Venezia Giulia ha costituito, dopo l'esito dei referendum, un banco di prova per il partito.

Proprio dall'iniziativa radicale anti-Osimo, che largo consenso e sostegno ha trovato nell'opinione pubblica triestina, deriva la presenza radicale alla tornata elettorale di giugno. Le iniziative in difesa del Carso e l'impegno del gruppo parlamentare nella campagna elettorale ne sanciscono il successo. A causa di incidenti tecnici, il partito non riesce a presentare liste regionali, ma a Gorizia, dove le liste vengono accettate, i voti radicali raddoppiano. Lo stesso accade alle elezioni comunali di Trieste, dove il partito passa dal 3 per cento dei voti, conseguito alle politiche del 1976 al 6 per cento ed ottiene tre consiglieri comunali (risulteranno eletti Marco Pannella, Giulio Ercolessi e Gianni Pecol). Si tratta di voti fortemente caratterizzati a sinistra. Lo dicono chiaramente le cifre: i voti persi da PCI e PSI confluiscono nella lista radicale e, in parte, in quella civica del "Melone".

Proprio la conquista della maggioranza relativa da parte del "Melone" e l'affermazione radicale, unite al crollo degli altri partiti, rinfocolano, le già numerose polemiche sul "neoqualunquismo" degli elettori: lungi dal considerare il voto dei referendum e del 25 giugno come un campanello d'allarme provocato da scelte sbagliate della maggioranza, la polemica, che trova ampio spazio sulla stampa, ha al centro la demagogia radicale e l'ondata neoqualunquista degli italiani. Tale è il commento anche di organizzazioni di estrema sinistra come PDUP e Democrazia Proletaria. Ad ogni modo, l'attenzione politica si punta su Trieste. E' chiaro che non solo la situazione triestina (nonostante si tenti di esorcizzarla attribuendone la difficoltà alle caratteristiche "particolari" di Trieste) risulta essere la spia della situazione nazionale, ma che proprio in questi mesi la difesa da parte della maggioranza degli accordi di Osimo si fa più serrata. Ogni minaccia, venga essa dal Melone o dal Partito radicale, viene cons

iderata un pericolo da stroncare. Ed è anche ovvio tanto accanimento, se si pensa agli interessi politici nazionali e internazionali che hanno portato alla firma del trattato.

La situazione triestina si rivela subito difficile: agli inizi di luglio viene eletto sindaco Manlio Cecovini della lista "Per Trieste". Il gruppo consiliare radicale gli dà il proprio voto. dopo 13 giorni Cecovini si dimette e annuncia il passaggio all'opposizione del Melone. Marco Pannella propone un accordo Melone-sinistre, e il passaggio alla opposizione della DC. La proposta viene respinta, Cecovini si ricandida a sindaco e viene riconfermato. Ancora, il gruppo radicale lo vota, ma esprime dure critiche nei confronti del Melone per la sua chiusura a sinistra.

La verifica, ancora una volta si avrà sull'attuazione degli accordi di Osimo.

 
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