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Notizie Radicali - 18 ottobre 1978
500 mila firme per abrogare la caccia

SOMMARIO: Sulla caccia, è ora di proporre un referendum abrogativo, che proprio dal partito radicale dovrebbe essere indetto con decisione e rapidità, prima che di questa arma si impadroniscano, con intenti ambigui e forse pericolosi, alcune associazioni nominalmente protezionistiche, in realtà favorevoli alla caccia, sia pure in forme più limitate. Solo i radicali, si sente ripetere, potrebbero impostare correttamente il problema, evitando di ridurlo ad una disputa marginale e "umanitaria".

(NOTIZIE RADICALI N. 123, 18 ottobre 1978)

Il comitato contro la caccia (di cui fanno parte studiosi come Consiglio, Buzzati Traverso e Nebbia), ha raccolto in questi giorni più di 80 mila firme, in tutta Italia, su una petizione popolare "abolizionista". E' la conferma dell'indagine condotta dall'Eurisko nel 1976, che diceva che il 65 per cento degli italiani è favorevole all'eliminazione totale di questo "sport" inutile e dannoso.

Il dibattito sull'opportunità o meno di mantenere la caccia è stato ulteriormente fomentato dall'approvazione della nuova legge, contro la quale in Parlamento si sono battuti, opponendosi alle cosche e alle "lobbies" equamente ripartite fra la Dc, comunisti e repubblicani, soltanto i radicali. Di nuovo si parla di un referendum abrogativo, che proprio dal partito radicale dovrebbe essere indetto con decisione e rapidità, prima che di questa arma si impadroniscano, con intenti ambigui e forse pericolosi, alcune associazioni protezionistiche notoriamente, in realtà, favorevoli alla caccia, sia pure in forme più limitate. Solo i radicali, si sente ripetere, potrebbero impostare correttamente il problema, evitando di ridurlo ad una disputa marginale e "umanitaria", magari pro o contro la sola uccellagione e gli appostamenti.

Vediamo, in una prima sommaria analisi, alcuni punti fermi per avviare la questione a soluzione.

La caccia è regolamentata, in Italia, dalla legge 27 dicembre 1977, n. 968. Un referendum abrogativo dell'intera legge sarebbe sconsigliabile; in caso di successo, infatti, tornerebbe in vigore il Testo Unico sulla caccia del 1939, che sotto molti aspetti è peggiore della legge attuale. Questa è almeno autorevole opinione di Carlo Consiglio. Egli suggerisce piuttosto l'abrogazione per via referendaria, di alcune parti della legge; poiché questa contiene alcune contraddizioni tra articoli che proteggono la fauna e altri che ne facilitano la distruzione, per questa via la si trasformerebbe in una legge "che abolisce totalmente la caccia".

Gli articoli e le loro parti da abrogare sarebbero i seguenti:

"Art. 11, comma secondo e terzo". L'articolo "emendato" reciterebbe così: "E' vietato, ai fini della presente legge, abbattere, catturarne, detenere o commerciare esemplari di qualsiasi specie di mammiferi e uccelli appartenenti alla fauna selvatica italiana". Il divieto assoluto di caccia resta sancito dal suddetto comma e dall'art. 1 ("La fauna selvatica italiana costituisce patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelato nell'interesse della comunità nazionale"), con l'eccezione di talpe, ratti, topi propriamente detti e arvicole (art. 2) e del controllo, da parte delle Regioni, delle specie che, moltiplicandosi eccessivamente, arrechino gravi danni alle colture, al patrimonio faunistico alla piscicoltura, ecc. (art 12).

"Art. 13, comma secondo (parte) e terzo (parte)". Si otterrebbe il divieto di importazione dall'estero di mammiferi ed uccelli esotici, eccetto quelli destinati ai giardini zoologici e alla ricerca (attualmente l'importazione è consentita anche per i circhi e per la detenzione in gabbia da parte degli "amatori").

"Art. 18, comma secondo, terzo e quarto". Si abolirebbero l'uccellagione, l'inanellamento di uccelli e la cattura di falchi e civette.

"Art. 19, comma primo, lettera b)". Questa lettera stabilisce che le Regioni possono autorizzare allevamenti di mammiferi e uccelli, sia italiani che esotici a scopo ornamentale e "amatoriale".

"Art. 20, comma primo, lettera q (parte)". L'abrogazione parziale del comma porta il divieto di tiro al volo, attualmente permesso con gli uccelli provenienti da allevamento.

Sono poi da abrogare, per coerenza, anche i seguenti articoli: 2 (parte), 4 (parte), 5, 6, 7, 8, 9, 10, 12 (parte), 14, 15, 16, 17, 19 (parte), 20 (parte), 21, 22, 23, 24, 25, 26 (parte) 27 (parte), 28 (parte), 29, 30, 31 (parte), 33, 34 (parte), 36.

L'esperienza acquisita in questi anni ci dice anche che la raccolta di mezzo milione di firme è legata alla possibilità di investimenti, non enormi ma che per ora il partito o i partiti regionali non sembrano in grado di affrontare: circa, si può presumere due o trecento milioni. Una cifra non eccessiva, ma che dovrà essere reperita attraverso l'autofinanziamento, o attraverso contributi esterni, perché è impossibile pensare che possa provenire, sotto qualsiasi forma e titolo, dal finanziamento pubblico.

Vi sono inoltre, all'esterno del partito, condizioni minime oggettive favorevoli, forze aggiuntive, come associazioni, gruppi, iniziative concorrenti, interessate, disponibili a dare un appoggio non nominale ma serio, leale, paritetico?

Vi è infine dentro il partito, oggi, chiarezza sugli obiettivi e sulle condizioni necessarie a vincere su questo obiettivo? Vi è la forza sufficiente, almeno in alcuni dei partiti regionali, per sviluppare un'adeguata iniziativa militante? E' un problema che a Bari bisognerà risolvere.

 
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