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Spadaccia Gianfranco - 4 marzo 1979
ABOLIRE BECCARIA?
di Gianfranco Spadaccia

SOMMARIO: Nel momento in cui più forte è la tentazione di rispondere al terrorismo in modo irrazionale, il referendum radicale per l'abrogazione dell'ergastolo è il modo per contrapporre la cultura di Beccaria, di Calamandrei a chi chiede la pena di morte. Sbaglia Neppi Modona a temere il referendum sull'ergastolo perché questo è l'unico modo per riportare alla razionalità la giusta, necessaria, drammatica lotta contro la violenza e contro il terrorismo, che non è solo quello delle Br.

(La Repubblica del 4 marzo 1979)

E' nei momenti di difficoltà e di disordine, e non in quelli di "ordine" e di "normalità", che i principi nei quali si crede - gli stessi che furono posti a base della convivenza civile trent'anni fa e mai attuati - vengono messi alla prova.

E nei momenti in cui il sonno della ragione produce mostri che è necessario fare appello alla nostra razionalità: la nostra, che è quella della Costituzione, dello Stato di diritto, dell'habeas corpus, del rispetto della vita e della persona, e non quella dei codici Rocco, che è la stessa di Robespierre, dei codici napoleonici e del diritto sovietico.

Viviamo momenti nei quali ogni principio sembra essere travolto e la civiltà sembra regredire alla legge della giungla o a quella del taglione. C'è chi chiede la pena di morte e invoca la spada: e a farlo non è soltanto l'"uomo della strada", ma sono state alcune tra le più elette "coscienze morali" di questa Repubblica. L'umanissima reazione isterica alla notizia del rapimento di Moro non sarebbe stata sufficiente a motivare queste richieste e queste invocazioni, se esse non avessero affondato le loro radici in una cultura che viene da lontano e non è solo di destra, ma anche di sinistra, in Italia della "sinistra" di Crespi e di Mussolini.

E dunque proprio in questi momenti che a quella cultura è necessario contrapporre la cultura di Cesare Beccaria, di Achille Battaglia, di Piero Calamandrei; proporre l'abolizione dell'ergastolo; trarre subito r fino in fondo tutte le conseguenze dei principi che sono affermati dalla Costituzione.

Quello che vogliamo è un confronto di civiltà, un confronto chiaro e aperto fra due civiltà giuridiche, fra due ipotesi di Stato e di società, che coinvolga l'intero paese e non sia rinchiuso all'interno di una èlite di legislatori, di giuristi, di letterati, di "maitres a penser": i "lumi" oggi possono venire dalla società e dalla crescita della coscienza collettiva, non purtroppo dai templi della scienza, della religione e del diritto che sono sempre di più e soltanto templi di potere.

Abbiamo contro i sostenitori clericali e fascisti (nel senso più alto e più lato dei due termini) del codice Rocco. Abbiamo contro le Brigate rosse che non a caso proclamano che il più reazionario dei giudici è quello più liberale e più garantista. Avremo contro anche giuristi come Neppi Modona.

Qual è il messaggio, la "proposta" culturale e politica che ci viene da Neppi Modona nel suo articolo "Abolire l'ergastolo?", pubblicato su Repubblica. E'il messaggio, è la proposta del realismo e dell'opportunismo, della rassegnazione e della resa delle proprie speranze e dei propri ideali. Siamo ormai disabituati al dialogo, ed è probabile che queste definizioni siano scambiate per insulti. Non lo sono. Nel confronto cultura e sinistra (un confronto che viene sempre negato e impedito), un laico e un libertario incontra normalmente due tipi di interlocutori: c'è il giacobino che alla prova della politica e della responsabilità del governo - stende un panno sulla Costituzione e impugna la spada o chiede che sia lo Stato a impugnarla. Questo giacobinismo, conscio o incuocio, proclamato o nascosto,serpeggia in tutte le culture e subculture di sinistra. moderate ed estreme. E l'interlocutore storico e teorico del libertarismo, del liberalismo gobettiano, del liberalsocialismo.

Poi c'è chi non rinuncia a rivendicare principi opposti a quelli della spada e della violenza (non importa se di Stato o rivoluzionaria), ma rinuncia ad applicare per "senso della realtà" e per considerazioni di opportunità. Rinuncia a farli valere per sottrarli al rischio della sconfitta, in nome di una loro possibilità di affermazione sempre rimandata a un futuro migliore. Anche questa è una componente storica della cultura della sinistra. Anche quando non produce, con il trasformismo, l'accettazione pura e semplice dei principi e della pratica dell'avversario, è una politica perdente: chi non crede nella forza e nella validità anche pratica dei propri principi e ideali, li priva di ogni prospettiva teorica e storica. Rinuncia al rischio della sconfitta perché è già sconfitto.

Neppi Modona teme il referendum sull'ergastolo, e non si accorge che proprio il referendum è l'unico modo per riportare alla razionalità la giusta, necessaria, drammatica lotta contro la violenza e contro il terrorismo, che non è solo quello delle Br. Oppositore della legge Reale, è stato un avversario del referendum, e non si accorge che quella metà degli elettori comunisti e socialisti che hanno votato SI in contrasto con le indicazioni dei propri partiti, hanno avuto il merito di rendere nozione comune il concetto che la forza di uno Stato non coincide con il tasso di violenza dei suoi codici e con l'arbitrio e la licenza di uccidere delle sue polizie. Teme le reazioni emotive contro la smilitarizzazione della polizia, e non si accorge dei guasti che ha già prodotto la politica della rinuncia e del rinvio adottata dalla sinistra in tema di riforma, sindacalizzazione e smilitarizzazione della polizia. Ci accusa di avallare le spinte reazionarie e irrazionali, e dimentica quale contributo e quale avall

o a queste spinte stato dato dalla campagna diseducativa e maccarthysta condotta contro il referendum sulla legge Reale, non dalla DC e dal MSI, ma dal PCI.

In una sola cosa ha ragione; nel nuovo progetto referendario del Partito radicale (centrali nucleari, aborto, reati di opinioni, tribunali militari, caccia), le richieste di abrogazione dell'ergastolo e di smilitarizzazione della polizia e della guardia di finanza hanno un valore simbolico e centrale.

 
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