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Franzoni Giovanni - 12 marzo 1979
Ai bambini non serve Pannella
di Giovanni Franzoni

SOMMARIO: Nel precisare che non ha aderito all'appello di Marco contro lo sterminio per fame, Giovanni Franzoni afferma che "Salvare i bambini nei primi anni di vita per vederli poi, più crudelmente morire non appena usciti dall'arco di età previsto dagli interventi dell'Unicef, è stupido e serve solo a chi lautamente campa sugli enti". E' impossibile e mistificante affrontare il problema della fame e del sottosviluppo senza prima analizzare le responsabilità di classe e di gruppo e le contraddizioni del nostro sistema economico. "E' per lo meno sconcertante che oggi un approccio qualunquistico al problema coinvolga anche molti marxisti, mettendoli nello stesso schieramento con persone che difendono interessi antagonistici"

[Replica di Marco Pannella al testo n. 1631]

(LA REPUBBLICA, 11-12 marzo 1979)

(Sull'iniziativa di Pannella in favore dei bambini pubblichiamo volentieri quest'intervento critico di dom Franzoni.)

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Con stupefacente unanimità, politici e uomini di cultura si stanno mobilitando intorno al problema imposto dall'azione di Marco Pannella in favore dei 17 milioni di bambini che ogni anno inesorabilmente muoiono per fame o per malattie derivanti da denutrizione.

Il digiuno di Pannella è giunto questa volta a mobilitare non solo radicali e indipendenti, ma anche marxisti e democristiani, in genere diffidenti od ostili nei confronti delle iniziative dei radicali, per cui quell'unità che le forze democratiche non sembrano capaci di produrre per affrontare i problemi più urgenti del paese e risolvere la crisi di governo, verrebbe a realizzarsi in virtù dell'emozione suscitata da questi fatti.

Sono dolente di dover guastare questo coro ma sento l'urgenza di esprimermi soprattutto perché vengo arbitrariamente incluso nella lista della persone che hanno dato l'adesione a quest'operazione di cui invece sono stato critico fin dell'inizio andando a raggiungere quei pochi che hanno sfidato il rischio di sembrare "cattivi" agli occhi dell'opinione pubblica.

Il problema dei bambini infatti non può essere scorporato dal problema degli adulti, come il problema della fame non può essere isolato dal più ampio problema dello sviluppo sul pianeta. Tutta l'articolazione degli organismi dell'Onu è segnata da una mentalità assistenzialistica che ha prodotto enti inutili e sovrapposti, quanti cerchiamo faticosamente di liquidare in Italia. Salvare i bambini nei primi anni di vita per vederli poi, più crudelmente morire non appena usciti dall'arco di età previsto dagli interventi dell'Unicef, è stupido e serve solo a chi lautamente campa sugli enti.

La salvezza del bambino è l'adulto: anzitutto perché sono adulti sani che generano bambini predisposti a vivere sanamente; poi perché è il gruppo adulto che sostiene il bambino nel suo ambiente e lo fa crescere nel suo tessuto culturale e sociale meglio di quanto possano fare gli operatori dell'Unicef ed infine perché il bambino dovrà diventare adulto ed è solo in questa prospettiva che la sua sopravvivenza non è una beffa.

Non si tratta quindi di contrapporre in alcun modo la vita dei bambini a quella degli adulti, ma si tratta di rendere consapevoli tutti (e questo era lo spazio di una giusta sensibilizzazione) che dobbiamo creare un piano di sviluppo complessivo nel quale siano compressi i falsi consumi mentre ci si preoccupa del soddisfacimento dei bisogni fondamentali per la vita. Creare bisogni artificiali e dispendiosi è però indissolubilmente legato al sistema capitalistico e al profitto privato ed è dunque impossibile e mistificante, come giustamente nota Norberto Bobbio, affrontare il problema della fame e del sottosviluppo senza prima analizzare le responsabilità di classe e di gruppo e le contraddizioni del nostro sistema economico.

Emblematico di questa contraddizione è il comportamento di Susanna Agnelli, che spende simultaneamente la propria immagine per cause opposte: mentre aderisce a questa campagna proponendo a tutti di saltare un pasto al giorno, nello stesso tempo si presta ad una pubblicità sfacciata per una certa casa di abbigliamento, incentivando così la corsa al soddisfacimento di bisogni inessenziali.

Questo modo di affrontare i problemi fu tipico del mondo cattolico; moti dei cristiani approdati ad un'analisi marxista del sottosviluppo e del colonialismo, provengono da esperienze "terzomondiste" come quelle di "Mani tese" o degli "Amici dei lebbrosi", che appunto funzionavano stimolando sentimenti solidaristici e spingendo alle collette o a raccogliere carta straccia e ferrivecchi "contro la fame". Raoul Follereau chiedeva due aerei da bombardamento (uno ai sovietici e l'altro agli americani) per risolvere il problema della lebbra e Paolo VI chiese l'uno per cento dei bilanci degli Stati per sconfiggere la fame nel mondo.

Si arrivò in questa corsa ai gesti simbolici al famoso congresso eucaristico di Filadelfia, in cui i partecipanti (fra di essi il principe Ranieri di Monaco e Grace Kelly) digiunarono per un giorno e col frutto del digiuno furono confezionati "dodicimila panieri di cibi ad alto valore proteico ed a lunga conservazione" per i poveri.

Quando negli anni fra il '68 ed il '70 emerse nei gruppi cattolici un "bisogno di marxismo" per affrontare con strumenti più rigorosi quei problemi che avevamo affrontato con la "buona volontà" questi gruppi furono emarginati dal mondo cattolico. E' per lo meno sconcertante che oggi un approccio qualunquistico al problema coinvolga anche molti marxisti, mettendoli nello stesso schieramento con persone che difendono interessi antagonistici.

In altre occasioni Marco Pannella ha posto dei problemi veri (basti pensare alla lotta contro la legge Reale ed a quella contro le centrali nucleari) ed è stato deriso; oggi che risospinge la barca al punto ove eravamo noi cattolici 15 anni fa, viene seguito anche da marxisti!

 
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