di Gianfranco SPADACCIASOMMARIO: Gianfranco Spadaccia interviene nel dibattito sull'abbinamento tra elezioni politiche ed elezioni europee. Questa decisione, sostenuta anche dal Psi, ammazza l'autonomia delle elezioni del Parlamento europeo e le riduce a un supplemento e a una appendice delle elezioni politiche. Dov'è finita la "grinta" di Craxi se alla prima scelta impegnativa i socialisti "del nuovo corso" si trasformano in gendarme degli equilibri politici esistenti?. Mai come oggi i partiti hanno dimostrato che il Parlamento è ormai soltanto una sorta di Istat elettorale del regime, serve solo per la registrazione statistica dei loro rapporti di forza
(LA REPUBBLICA, 18 marzo 1979)
I vasi di coccio non mediano. Il loro destino è quello di essere schiacciati dai vasi di ferro. E la mediazione che il Psi dovrebbe raccogliere in eredità da Moro non è una strategia. La mediazione può essere lo strumento di una strategia. Moro l'aveva. Il Psi non mostra di averla.
Quella di Moro era la strategia trentennale di questo regime democristiano, era la strategia del coinvolgimento progressivo della sinistra nella gestione corporativa dello Stato e dell'assorbimento di ogni tensione, di ogni potenzialità di rinnovamento, di alternativa. Ogni volta che il Psi tenta di mediare, si trasforma in gendarme degli equilibri politici esistenti, stringe ancora di più intorno al suo collo il cappio della politica di unità nazionale, e allontana da sé ogni possibilità di essere l'interprete e il protagonista di una politica di rinnovamento e di alternativa della società e dello Stato.
Questo è quello che mi sembra di poter rispondere all'articolo di Gianni Baget Bozzo ("La grinta di Craxi"). Quel che è avvenuto in questi giorni sull'abbinamento delle elezioni politiche alle elezioni europee, mi sembra che ne costituisca da più punti di vista una puntuale conferma.
Che cosa ha prodotto "la grinta" di Craxi? Dopo tanto parlare di Proudhon, dopo i tanti articoli e saggi degli intellettuali socialisti del "nuovo corso", la prima scelta impegnativa del Psi ammazza per calcoli di partito, per altro miopi e sbagliati, l'autonomia delle elezioni del Parlamento europeo e le riduce a un supplemento e a una appendice delle elezioni politiche. Antonio Giolitti non si accorge che proprio i suoi argomenti sono i migliori argomenti contro l'abbinamento?
Non a caso la DC e Pci si guardano bene dallo scontrarsi con il Psi su questo terreno. Lo lasciano fare. Avranno una campagna elettorale in cui scomparirà ogni dibattito sulle responsabilità e i guasti di due anni e mezzo di politica di cosiddetta unità nazionale, scomparirà ogni confronto reale sulla politica europea e sul ruolo che le forze politiche italiane intendono assolvere nel Parlamento europeo. L'unico scontro, falso e pretestuoso, avverrà sull'ingresso o meno dei comunisti al governo: falso e pretestuoso, ma necessario per consentire alla DC di fare di nuovo il pieno dei voti anticomunisti e al Pci di fare il pieno dei voti comunisti.
Dopo tanto parlare di svuotamento delle istituzioni ad opera dei vertici dei partiti, si sanziona con queste elezioni anticipate il principio che è sufficiente un dissenso, per quanto importante, fra i partiti dell'"unità nazionale" per sciogliere il Parlamento. Che importanza ha di fronte agli interessi dei partiti, trascinare un mese in più la crisi di governo? Che importanza ha se il paese rimarrà poi senza governo e senza Parlamento in pratica fino all'autunno? Tanto a che servono il Governo e il Parlamento?
Con queste elezioni siamo già a una svolta costituzionale. Mai come oggi i partiti hanno dimostrato che il Parlamento è ormai soltanto una sorta di Istat elettorale del regime, serve solo per la registrazione statistica dei loro rapporti di forza. Non a caso Piccoli fa l'esaltazione della legge elettorale del 1953. Cominciamo così a capire quale musica ci sarà suonata nella prossima legislatura. E a suonarla saranno anche i costituzionalisti del Psi che tenteranno di assicurarsi (per il 1985) con operazioni di ingegneria costituzionale la forza elettorale che il Psi non avrà saputo e voluto trovarsi nel paese. A suonarla saranno i progettisti comunisti e democristiani dello strangolamento definitivo dei regolamenti parlamentari.
C'erano due strade maestre, sicuramente costituzionali: un governo di tregua, come se ne sono fatti tanti, che consentisse di non far inquinare gli sviluppi della situazione politica dalla prospettiva imminente dell'attesa del risultato delle elezioni europee; oppure elezioni anticipate subito, nel rispetto delle regole più elementari del gioco politico e della gravità della situazione del paese. Si sta scegliendo la strada peggiore, la più inquinante, la meno costituzionale.
La crisi del Psi, di cui si torna a parlare, non è la crisi vitale del Ps di Mitterrand e di Rocard. E' la crisi della Sfio di Mollet, con l'aggravante che le presidenze della Rai e degli enti pubblici, gli assessorati nelle giunte di sinistra e in quelle di centro-sinistra, i rapporti con Rizzoli e con i suoi giornali, nell'Italia morotea del dopo Moro, a differenza di quel che avvenne nella Francia di De Gaulle, possono riuscire a mascherare e a nasconderla agli occhi dell'elettorato e degli stessi socialisti, e quindi rinviarne o impedirne il superamento, e con esso la rinascita del Psi.