Pannella, il digiuno i suoi propositi le sue cento speranzedi Eugenio Scalfari
"Cosa voglio ottenere? Che la gente si commuova. Non solo per le vittime della fame, ma per un mondo inquinato che ha deformato il suo sviluppo economico. Se si può rimediare? Certo, vi spiego come..."
SOMMARIO: Le ragioni e gli obiettivi del digiuno che Marco Pannella sta conducendo da 19 giorni. "Anzitutto dobbiamo individuare qual'è la causa prima che ha deformato lo sviluppo economico del mondo. Ebbene, la causa prima è il sistema capitalistico nella sua attuale versione industriale-militare". "Le gigantesche spese militari e le gigantesche spese pubblicitarie, con le conseguenze che ne derivano sulle abitudini di vita e di consumo dei paesi industriali, condannano alla denutrizione e alla fame una massa immensa di persone e condannano a morte 30 milioni di persone l'anno". Cosa fare? "Atti di governo e decisioni dei Parlamenti. Bisogna cambiare il bilancio finanziario, tagliare altre spese, cominciando da quelle militari, e corrispondere all'Onu i denari richiesti"
(La Repubblica, 25-26 marzo 1979)
ROMA - Per la fame nel mondo e per scongiurare la morte, statisticamente già avvenuta, di 17 milioni di bambini sotto i 4 anni e di altri 13 milioni di giovani entro il 1979. Marco Pannella ha ricominciato a digiunare dal 6 marzo. Sono dunque diciannove giorni oggi, che va avanti con due cappuccini. Pesava all'inizio 97 chili, ieri ne pesava 82 al controllo medico. Ma Perché? Che cosa vuole il nostro rompiscatole nazionale? Che senso ha digiunare affinché milioni di affamati e di denutriti possano mangiare? Insomma: che cosa vuole ottenere in concreto Marco Pannella? E da chi?
" Il problema dei bambini che muoiono per denutrizione non è certo nuovo, non l'ho scoperto io, ne siamo tutti informati da sempre. Sta nelle statistiche dell'Onu, in quelle della Caritas International, in quelle della Croce Rossa, insomma è un dato di conoscenza comune. Il 1979 è stato intitolato internazionalmente l'anno del bambino. Ma i bambini continuano a morire, nessuno fa niente di concreto, di efficace su scale mondiale. Mentre stiamo parlando, lo sai?, ne sono già morti tremila. E' una notizia che ti scuote?".
Che posso dire, che posso opporre a questo invasato della nonviolenza che ha di nuovo le guance incavate e l'occhio azzurro, un po' lucidamente folle? Certo, il fatto che mentre stiamo parlando stiano morendo tremila bambini in qualche parte del mondo mi scuote, è una notizia inquietante, ma debbo ammettere che non mi toglierà né il sonno né l'appetito né la voglia di occuparmi d'altro, appena Pannella uscirà da questa stanza. ma Pannella non esce. Incalza.
"La notizia non ti scuote, lo so. E' normale. Non ti devi sentire cattivo per questo, non ti devi sentire colpevole. Sei semplicemente alienato, manipolato, psicologicamente deforme. Se ti ritorna alla mente la strage di sei milioni di ebrei nei forni nazisti, la tua coscienza morale s'indigna?".
"Si pensa alla fatalità, a una legge di natura"
Non ho bisogno di interrogarmi, rispondo si slancio: sì.
"Giusto. E se ti ritornano alla mente i massacri staliniani, quattro, cinque milioni di contadini crepati per fame tra il Don e la Volga negli anni tremendi del risparmio forzato e della "costruzione del socialismo" in Urss, che senti?".
Di nuovo indignazione e volontà di fare quel che posso Perché orrori di quel genere non abbiano mai più a ripetersi.
"Bravo. Ma per quest'altro tipo di genocidio ti commuovi poco".
Non è questo....
"Invece è proprio questo, ti commuovi poco. Inconsciamente pensi: la fame c'è sempre stata nel mondo; c'è sempre stato qualche angolo di terra nel pianeta dove c'è carestia, miseria, malattie infettive. E' la fatalità, è la legge di natura. Ti hanno indotto in questo stato, vedi? Ti hanno manipolato. Tu pensi in modo coatto".
E tu digiuni per farmi uscire dalla mia alienazione.
"E' esattamente così".
Bene, ma io ne sono già uscito. Assodato questo punto, continuo però a non capire a che cosa serve il tuo digiuno. Vuoi convincere e "disalienare" la gente uno per uno come hai fatto con me? Diciamo che anche tutti i lettori di "Repubblica" si convincano: avrai mobilitato duecentomila persone. Eppoi? Che dovremo fare? Una bella colletta per mandare latte in polvere e medicinali o pillole anticoncezionali in Tanzania o nel Bangladesh?
"Ovviamente no. L'obiettivo non è questo. Non sto chiedendo di fare una questua. E sono contrario all'assistenzialismo".
Allora che cosa vuoi per smettere di digiunare?
"Devi dire: che cosa vogliamo. Ebbene, ecco qua. Anzitutto dobbiamo individuare qual'è la causa prima che ha deformato lo sviluppo economico del mondo. Ebbene, la causa prima è il sistema capitalistico nella sua attuale versione industriale-militare. Bada che quando parlo di versione industriale-militare ci metto dentro interamente l'Urss e i paesi del cosiddetto socialismo reale. La disputa se siano paesi socialisti o no fa un po' ridere: sono, dal punto di vista del tipo di sviluppo, paesi capitalistici, imperialisti e sono dominati non meno - e forse più dell'America - dal complesso industriale-militare".
Quello che vuoi dire è chiaro, ma che c'entrano i bambini denutriti con questo ragionamento?
"C'entrano, eccome! Sai quanto spendono i paesi industriali per gli apparati militari? Cifre Onu: ogni anno 400 mila miliardi di lire, cioè 400 miliardi di dollari. Capisci? Capisci che cosa significa questa cifra? 400 miliardi di dollari. Ecco la prima e più aberrante deformazione dello sviluppo. La seconda cifra, appena meno impressionante di questa, è la spesa pubblicitaria per far aumentare e per controllare i consumi nei paesi ricchi: 100 miliardi di dollari l'anno. Con la conseguenza, anche questa abnorme, che il 30 per cento della popolazione dei paesi industriali è medicalmente insidiata, dall'obesità. Ed ecco la mia prima conclusione: le gigantesche spese militari e le gigantesche spese pubblicitarie, con le conseguenze che ne derivano sulle abitudini di vita e di consumo dei paesi industriali, condannano alla denutrizione e alla fame una massa immensa di persone e condannano a morte 30 milioni di persone l'anno, di cui 17 milioni al di sotto dei 4 anni di età. Suggerisco questa riflessione: ne
i prossimi dieci anni, se non si inverte radicalmente la situazione, sarà morta più gente che in tutti i tremila anni della storia del mondo".
Tu ti sei dunque proposto, se capisco bene, di utilizzare il fatto emotivo dei bambini "condannati a morte" per mobilitare l'opinione pubblica contro questo meccanismo di sviluppo.
"Diciamo che sono due facce della stessa medaglia: i bambini muoiono a causa di questo tipo deformato di sviluppo, se il tipo si sviluppo cambia i bambini non moriranno più in quella spaventosa fatalità e - al tempo stesso - se non muoiono vuol dire che il tipo di sviluppo è cambiato. la questione è unica e non separabile".
"E' l'aspetto più orribile della lotta di classe"
D. Per questo tu respingi la critica, che ti ha fatto anche dom Franzoni, di essere un pietista e un assistenzialista.
R. "Infatti non c'è niente di più falso di quella critica nei miei confronti. So benissimo che la morte dei bambini per fame è un episodio, il più orribile, della lotta di classe.Così come sono episodi della lotta di classe il sesso, la condizione della donna, la bellezza...".
D. La bellezza?
R. "Certo, la bellezza. Una donna ricca può essere ancora bella a 50 anni, una donna povera a 25 anni è un rottame. Non è un fatto di classe anche la bellezza?".
D. Andiamo ai rimedi.
R. "Andiamo ai rimedi. Siamo nell'anno del bambino ed è stata l'Onu a indicare un primo rimedio. Ha suggerito che tutti i paesi destinino l'1 per cento del proprio prodotto nazionale lordo per salvare i morenti...".
D. Cioè per soccorrere d'urgenza i bambini condannati a morte dalle statistiche della fame.
R. "Esattamente, ed un altro 1 per cento per avviare nei paesi poveri un nuovo tipo di sviluppo, rompendo il cerchio della miseria. Ma finora i suggerimenti dell'Onu sono rimasti pie intenzioni. I capi di Stato hanno inviato messaggi nobilissimi. Parole".
D. Che bisogna fare in concreto?
R. "Atti di governo e decisioni dei Parlamenti. Bisogna cambiare il bilancio finanziario, tagliare altre spese, cominciando da quelle militari, e corrispondere all'Onu i denari richiesti".
D. Tu vuoi cominciare dall'Italia.
R. "E da dove debbo cominciare? L'Italia, se deve seguire l'indicazione delle Nazioni Unite, deve stanziare 4000 miliardi di lire. Abbiamo già indicato con precisione come possono essere reperiti senza turbare le condizioni tutt'altro che rosee della nostra finanza nazionale. Non siamo mica degli irresponsabili e dei fantastici come spesso di vorrebbe far credere. Al contrario: siamo estremamente concreti. Ma 4000 miliardi si possono trovare agevolmente, mantenendo la nostra finanza in equilibrio. Naturalmente, bisogna cambiare a fondo le direttrici del nostro sistema industriale-militare".
D. Tu proponi di smantellare le difese convenzionali?
R. "La pace nel mondo è mantenuta dall'equilibrio del terrore nucleare. Le difese convenzionali sono del tutto inutili. Servono solo a far arricchire i mercanti di armi e tutta l'immensa clientela burocratico-industriale che gli sta alle spalle".
D. Quello che dici è vero fino ad un certo punto. Negli ultimi trent'anni ci sono stati una quantità di conflitti locali, combattuti con armi convenzionali. Perciò abolire o anche ridurre le difese convenzionali può avvenire soltanto se si tratta di un processo bilanciato in tutti i paesi e controllato internazionalmente. Se si comincia per primi e da soli, si resta inermi in un mondo armato fino ai denti.
R. "Bada: il realismo quasi sempre è una vera sciocchezza. E questo argomento tuo è un realismo che non vale nulla. Facciamo l'ipotesi che l'Italia riduca le sue difese convenzionali. Da chi potremmo temere di essere aggrediti?.
D. Ma, non so, da chiunque...
R. "Cioè? Fai dei nomi. Dalla Svizzera?".
D. Direi di no, dalla Svizzera no.
R. "Dalla Francia?"
D. Ma no...
R. "Dunque dalla Jugoslavia, se fosse di nuovo in mani russe. E' questo che pensi?".
D. Queste domande dovresti rivolgerle allo Stato Maggiore, che ne so io...
R. "Appunto. Mi piacerebbe porle allo Stato Maggiore. Se la televisione italiana, nell'anno del bambino, ci desse uno spazio equivalente a dieci Portobello, una trasmissione dovrebbe esser centrata sul contraddittorio con lo Stato Maggiore. Perché, gira e rigira, la sola ipotesi di conflitto, in Europa, è soltanto la guerra mondiale, e allora le difese convenzionali non servono a niente, questa è la pura verità".
D. La proposta concreta?
R. "Per cominciare propongo di esentare dal servizio militare l'80 per cento dello scaglione di leva, sorteggiando il 20 per cento che deve prestar servizio. Sarebbe un risparmio enorme, braccia guadagnate all'economia produttiva e possibilità di mobilitare fondi per il progetto Onu. Ecco una proposta. Ma ce ne sono molte altre".
"Una guerra mondiale da vincere o perdere"
D. Ammettiamo che il tuo digiuno scuota la gente, che i giornali se ne occupino, che la Tv ti dia gli spazi che chiedi, che il Parlamento decida di modificare la legge di bilancio, di stanziare 4000 miliardi e metterli a disposizione dell'Onu per il grande progetto contro la morte; ammettiamo tutto questo. E poi? Che succede dopo? Se gli altri pesi non seguono l'esempio italiano che si fa? Se l'Onu non ha un progetto operativo per spendere utilmente quei soldi, che si fa?
R. "Che si fa? Si fanno un sacco di cose. Il Presidente della Repubblica italiana indirizza un messaggio all'Onu informando che l'Italia ha adempiuto i suoi obblighi e chiedendo che gli altri paesi facciano altrettanto. Il capo del governo italiano vola a New York e consegna i fondi a Waldheim mettendo in mora i governi degli altri paesi. Si lancia una campagna mondiale per la pace, per la vita, per la non violenza, contro gli armamenti. Si scuote l'entusiasmo della gente, dovunque, in Italia, in Europa, nel mondo. Questa è l'immaginazione al potere, questa è la vera lotta contro il terrorismo e il sangue. Voglio vedere di fronte ad un progetto di questo genere e di quest'ampiezza, le voglio vedere Br e Prima linea che continuano a sparacchiare alle gambe e Autonomia che continua a pestare. Bisogna alzare il livello degli obiettivi se si vuole uscire dalla palude. Diciassette milioni di bambini che stanno morendo non meritano l'attenzione del mondo? Non è una guerra mondiale da vincere o da perdere?".