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Scardocchia Gaetano - 15 maggio 1979
I molti petali della rosa radicale
VIAGGIO ALL'INTERNO DEI PARTITI

di Gaetano Scardocchia

SOMMARIO: "I corrispondenti delle TV straniere - segnala l'a. in apertura - si sono avventati su Marco Pannella e lo seguono di comizio in comizio". Siamo nel corso della campagna elettorale del giugno 1979, e il giornalista sta compiendo un "viaggio all'interno dei partiti". Pannella somiglia a certi personaggi "eccentrici" che popolano la politica ad es. in Francia o negli stessi Stati Uniti, ma in Italia il suo margine di manovra può essere più ampio, perchè qui "la società è più vulnerabile". Pannella ha infatti compreso che "la società italiana è più 'americanizzata' di quanto si creda."

Vengono quindi riferiti opinioni e sondaggi sul possibile risultato elettorale del partito radicale: la Demoskopea gli attribuisce il 5% dei suffragi. Pannella afferma che la sua previsione di partenza era di un 7/8 %, ma che l'ottimismo di oggi rischia di erodere questi margini. Comunque, l'area dei consensi ai radicali muove da quella "sinistra del PCI" attualmente in piena crisi, dalle periferie di "Pdup" e "Nuova Sinistra Unita" fino a "Lotta Continua". Pannella non è un figlio del Sessantotto, cita più spesso "Bertrando Spaventa che Carlo Marx", si professa un "continuatore della Destra Storica", ma è anche uomo "privo di vincoli ideologici" e di "tabù", capace dunque di rivolgersi in più direzioni.

I suoi avversari della sinistra tradizionale, però, prevedono che con il suo espandersi il partito radicale rischi di "perdere i suoi connotati originari". Si riportano vari giudizi, tra cui quello di Castellina, di Roversi, ecc. Ma - conclude Scardocchia - l'obiettivo di fondo di Pannella è l'alleanza con i socialisti di Craxi, per giungere a formare "una forza socialista di 'prima grandezza".

(CORRIERE DELLA SERA, 15 maggio 1979)

ROMA - I corrispondenti delle Tv straniere si sono avventati su Marco Pannella e lo seguono di comizio in comizio.

E' un modo per rendere eccitante la politica italiana ai remoti telespettatori di Stoccolma o di Chicago. Pannella è "the mouse that roars", il topo che ruggisce - come lo ha definito l'"Economist" - un protagonista stravagante in un panorama politico troppo grigio e immoto. Può essere paragonato ad altri personaggi politicamente eccentrici: gli "ecologistes" in Francia, Hermann Fredersdorf in Germania Federale, fondatore di un protestatario "Buergerpartei" (il partito dei cittadini), Howard Jarvis negli Stati Uniti, leader della vittoriosa offensiva anti-fiscale in California.

Tutti costoro devono la loro notorietà al fatto che hanno sfidato e spesso travolto le consolidate trincee degli schieramenti politici tradizionali. Altrove la breccia è stata contenuta o richiusa. In Italia rischia di allargarsi: la società è più vulnerabile e sconnessa, i partiti sono più chiusi e inerti. Basti pensare che il partito laborista britannico si porta in seno da sempre una grintosa pattuglia di extrasinistra e la socialdemocrazia tedesca lascia ai suoi "Jusos" (i giovani socialisti) uno spazio di vitale contestazione. Qui da noi la conflittualità è tutta esterna alle roccaforti dei partiti cosiddetti storici: e perciò crea allarme, suscita apprensione.

Guadagnerà voti Pannella? E che uso ne farà? Concludiamo il nostro viaggio dentro i partiti soffermandoci sul fenomeno radicale. Dai democristiani ai comunisti, tutti danno le liste di Pannella in forte aumento. La "Demoskopea" gli ha attribuito il 5 per cento dei suffragi, contro l'1,1 del 1976. Pannella è insieme lusingato e preoccupato dal pronostico. La previsione vittoriosa può diventare un'arma contro di lui: permette a socialisti e comunisti di recuperare i suffragi sbandati. Le più sofisticate esperienze elettorali degli altri Paesi dimostrano che i sondaggi producono spesso l'effetto di indurre gli elettori incerti a votare per coloro che appaiono perdenti: gli "underdogs" come si dice negli Stati Uniti. E il PCI appare perdente se cede voti ai radicali.

La previsione di Pannella è questa: »A metà aprile credo che il 7-8 per cento degli elettori fossero propensi a votare per noi. E' una percentuale che cala progessivamente durante la campagna elettorale perché noi non abbiamo i mezzi per raggiungere tutti i nostri potenziali simpatizzanti. Abbiamo calcolato che i nostri messaggi (con radio, tv, comizi) perverranno a non più di tre milioni di persone. Prevedo che il 3 giugno la nostra quota di voti oscillerà tra il 3,5 e il 4 per cento. Se così fosse, ritengo che almeno un terzo dei voti verrà dal PCI. Il partito comunista presenta verso di noi una maggiore friabilità elettorale. Lo abbiamo già visto nel referendum sulla legge Reale .

Perché Pannella si sente forte? E perché gli altri partiti, PCI in testa, temono tanto un suo successo? Accantoniamo per ora eventuali giudizi di merito e limitiamoci ad analizzare quali condizioni potrebbero propiziare una avanzata dei radicali.

L'area della sinistra del PCI è in piena crisi. Sarebbe impossibile rifare qui la storia di tutte le risse e congiure ideologiche (»il golpismo dei documenti ) che hanno travagliato le formazioni minori che si rifanno al marxismo. Basta una constatazione: le due liste in lizza ("Pdup" e "Nuova Sinistra Unita") sono un residuato del vecchio cartello di "Democrazia Proletaria" del 1976, mentre appare sempre più sfaldato il microcosmo politico in cui si collocava il loro elettorato. "Lotta continua" non è più un partito ma soltanto un giornale, e sembra appoggiare i Pinto e i Boato candidati nelle liste radicali. Il "Manifesto" segue con sfiduciato distacco la contesa elettorale: »molti redattori voteranno PCI turandosi il naso .

Si può dire ormai che dalle fiammate del Sessantotto e degli anni successivi è nato tutto fuorché una forza omogenea e coerente. Politicamente, l'extrasinistra non esiste più: c'è la fuga nel privato, c'è la fuga nel terrorismo, e c'è la solitudine e lo smarrimento di tutti coloro che si sentono »stretti in mezzo - come dice Luigi Pintor - tra il realismo opaco e pericoloso delle grandi formazioni storiche e la violenza omicida e suicida di pattuglie disperate .

Su questo orizzonte di macerie, ecco che spunta la sagoma di Marco Pannella. Che sia lui a raccogliere i frutti degli altrui fallimenti, può apparire inspiegabile. E' un figlio del Sessantotto. Pannella? No è un uomo che viene dal passato remoto, da una giovinezza politica nelle file del PLI degli anni '50. Ancora fino a qualche tempo fa, Pannella citava più spesso Bertrando Spaventa che Carlo Marx e diceva di essere il vero continuatore della Destra Storica. Possono essere dettagli insignificanti, ma aiutano a capire alcune sue caratteristiche di comportamento che gli derivano da una formazione culturale che non è né rivoluzionaria né dottrinaria.

Pannella non ha vincoli ideologici e perciò non ha tabù: può plasmarsi e adattarsi alle circostanze, è capace di continue mutazioni. Pannella non concepisce le società come un'organizzazione di interessi contrapposti e quindi lancia messaggi captabili in tutti i ceti e in tutti gli altri partiti: egli si rivolge agli individui e non alle masse, Pannella non ha mai predicato palingenesi sociali, ma ha combattuto sempre battaglie parziali e su tempi pratici, e quindi ha sempre ottenuto qualcosa da sventolare come un successo contro l'arido settarismo dell'extrasinistra.

E aggiungiamoci l'uso astuto di tecniche politico-pubblicitarie di stampo americano il gesto spettacolare l'abilità di produrre immagini, un linguaggio aggressivo e incisivo, una capacità di suggestione da guru indiano. Diciamo che Pannella è stato il primo politico a capire che la società italiana è più »americanizzata di quanto si creda: ha milioni di individui sradicati e privi di tradizioni e un assetto sociale non ancora stabilmente determinato.

Con la rosa in pugno, ecco che i radicali sono pronti a incassare i profitti della grande bufera di novità che si è abbattuta sulla sinistra. Il poeta Roberto Roversi li esorta a restare »nella polvere della strada e non »tra i damaschi luciferini della Roma umbertina , ma Pannella non è un poeta e un politico: se c'è uno spazio inesplorato nella società italiana lui corre e lo occupa. I suoi avversari della sinistra storica prevedono che più il partito radicale si espande e più rischia di perdere i suoi connotati originali. E ora saremmo alla vigilia della grande svolta: con liste elettorali in cui figurano ex comunisti, ex dirigenti di "Lotta Continua" ex sacerdoti e "gauchistes" di tutte le risme, potrà il partito radicale ancora essere una pattuglia libertaria e guastafeste o non diventerà invece una avventurosa brigata di delusi e di estremisti?

Chi sostiene che la metamorfosi è già in atto, cita le motivazioni di alcuni neo-elettori radicali che scrivono a "Lotta Continua": »voglio un po' di "bordellisti" in parlamento - dice un operaio napoletano a Mimmo Pinto - e se per raggiungere questo obbiettivo devo sporcarmi le mani con i radicali, non mi creo problemi. Io sono un leninista integralista ; »il parlamento rimane sempre un affare dei padroni, però in parlamento tante piccole zanzare possono uccidere un toro (lettera senza firma); »ho fatto un sogno: ero in parlamento e ho tirato una scarpa in faccia a un democristiano (lettera senza firma); »i radicali - scrive il latitante Franco Piperno, uno dei capi dell'Autonomia - sanno almeno mettere i piedi nella ministra .

Luciana Castellina (Pdup) sostiene che il partito radicale

di oggi già non è più quello dei diritti civili, del divorzio e dell'aborto: »Pannella è sincero quando condanna il terrorismo. Ma poi dice che lo Stato criminalizza ogni opinione libera, che il sindacato è servo dei padroni, che gli altri partiti sono tutti imbroglioni e forcaioli. Ma allora, se questa è la situazione, perché non è giusto sparare? Ecco: i radicali fanno ormai un tipo di polemica distruttiva che può essere terreno di coltura per il terrorismo . E' difficile dire che cosa sia Pannella oggi e che cosa potrà essere domani. A chi gli chiede se potrà garantire al suo partito un minimo di coerenza e di continuità anche dopo che ha imbarcato in lista i candidati - più eterogenei, Pannella risponde con un atto di fiducia in se stesso: »io sono un corridore di fondo, sono un mulo abruzzese. Egli ha senza dubbio più fiducia nella vitalità delle istituzioni di quanta ne abbiano molti suoi recenti compagni di ventura: promette un'opposizione costruttiva a qualsiasi futuro governo (»anche a un governo de

mocristiano ) che si impegni a difendere e attuare la Costituzione. Eversore? Fascista? Qualunquista? »In verità sono io il vero difensore della Prima Repubblica .

Per ora Pannella cerca di rastrellare voti. E poi? il suo progetto resta quello di sempre: l'alleanza parlamentare col PSI (»chissà, noi possiamo arrivare al 5 per cento dei voti e Bettino all'11-12 per cento ) come preludio alla creazione di una forza socialista »di prima grandezza , cardine dell'alternativa a sinistra. Il suo slogan è ambizioso: »dall'antagonista radicale al protagonista socialista . Ed è chiaro che il suo terreno di caccia è oggi l'elettorato comunista: qui si annida una delusione, una tentazione protestataria, un desiderio di auto-punizione che Pannella tenta di catturare.

Sarà una corsa contro il tempo nelle prossime tre settimane: da una parte le incursioni di Pannella e dall'altra lo sforzo di recupero del PCI. Fino a qualche tempo fa, c'erano esponenti comunisti che non volevano tagliare tutti i ponti con il partito radicale: »Tra l'impazienza e l'incoerenza radicali e la pazienza e la coerenza comuniste - scriveva Alberto Asor Rosa sulla rivista di Pannella - il dialogo è molto difficile, ma non va abbandonato . Ora il dialogo è diventato impossibile: ed è battaglia aperta, la sola che in questa campagna presenti qualche animosità e convulsione tra PCI e radicali.

 
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