Intervista di Panorama a Marco PannellaSOMMARIO: All'indomani delle elezioni politiche italiane nelle quali si registra un grande successo della lista del Partito radicale (i deputati eletti passano da 4 a 18), Marco Pannella - nell'intervista di Panorama - fa il punto sulle più importanti questioni sollevate dai radicali: la "questione socialista", il ruolo del sindacato, l'uscita dal nucleare, il disarmo, la lotta contro lo sterminio per fame nel mondo.
(Panorama - Giugno 1979 da "Marco Pannella - Scritti e discorsi - 1959-1980", editrice Gammalibri, gennaio 1982)
Panorama - Si parla della costituzione di un'area laico-socialista. Siete interessati a questo progetto?
Pannella - Mi ripeterò per la millesima volta, e chissà che il successo elettorale non mi aiuti a farmi capire: siamo stati e siamo l'antagonista radicale contro il regime, ma sempre tesi all'affermazione di un protagonista socialista nella nostra società. Questo protagonista non può che essere costituito anche dal PCI, e dalla stragrande maggioranza dei suoi militanti e elettori.
Panorama - Lei rifiuta un'area laico-socialista senza il PCI?
Pannella - Se nel breve termine un'area laico-socialista può essere utilmente disegnata, ben venga; ma a condizione che serva all'obiettivo che ho indicato prima, che non ci siano obiettivi minimali di terza forza, che "laico" e "socialista" significhino veramente qualcosa nella prassi di ogni giorno e nella chiarezza dell'utopia.
Panorama - Per lei cosa significa "socialista"?
Pannella - Significa essere tesi e atti a "produrre" libertà, giustizia, pace, anche nella sfera economica, nei rapporti di lavoro e di produzione, nella società civile, nelle stesse organizzazioni democratiche di classe, nel partito e nel sindacato, oltre che nei momenti di governo e nelle leggi. E questo non si ha se non con una politica democratica di classe.
Panorama - Questa è una definizione, un concetto. Ma in concreto?
Pannella - Facciamo quattro esempi. Primo: non c'è socialismo possibile per gli anni a venire, al di fuori della scelta tecnologica della energia alternativa dolce, rinnovabile, diffusa e gestibile dal basso.
Panorama - Sembrate dare un eccessivo rilievo a questo problema...
Pannella - Non eccessivo. Perché se si sceglie la tecnologia militar-nucleare, dall'uranio al plutonio, si sceglie anche una società duramente centralizzata, gerarchizzata, repressiva, con un'organizzazione del lavoro e della produzione di tipo militare e ipercapitalistico, sostanzialmente di Stato. Se si sceglie l'energia dolce e diffusa, si punta sull'organizzazione democratica dell'economia e della produzione, sulla valorizzazione dell'iniziativa personale.
Panorama - Il secondo esempio?
Pannella - Non c'è socialismo possibile che non sia radicalmente internazionalista, pacifista, disarmista. Penso al disarmo unilaterale come metodo di lotta politica internazionale e policentrico: forse la sola via per costruire il disarmo graduale, generalizzato e controllato. Bisogna costruire il braccio armato (armato di nonviolenza) dell'imperativo cristiano del non uccidere, del non assassinare per fame 5O milioni di persone al giorno.
Il terzo esempio riguarda il problema religioso. Non c'è socialismo senza una visione laica, libertaria e classista delle esigenze religiose del nostro tempo.
Quindi combattere contro i Concordati perché significa difendere al massimo la libertà dei credenti.
Da ultimo in Italia c'è il problema del sindacato. E va affrontato.
Panorama - In che modo ?
Pannella - L'alternativa socialista cammina necessariamente su due gambe, il partito e il sindacato. Le due forze autonome ma interdipendenti dell'alternativa di classe. Altrimenti zoppica e crolla. Quindi, partito socialista e sindacato socialista.
Panorama - Quella del sindacato socialista è una proposta di divisione proprio dove la sinistra è unita.
Pannella - Ma è un'unità esteriore, centralizzata, paralizzata, di stampo corporativo. Uno schema che alla lunga rischia di fare del sindacato un cuneo interclassista dello Stato nel mondo del lavoro anziché l'inverso.
Panorama - Pensa che sia realizzabile il progetto di un sindacato socialista?
Pannella - Penso che sia indispensabile. E penso che Giorgio Benvenuto, e anche Pierre Carniti, potrebbero essere uomini di tale respiro e progetto.
Panorama - Non le sembra che tutto quanto lei dice, più che un sapore unitario, abbia un sapore eversivo rispetto alle posizioni attuali della sinistra?
Pannella - Ragionevolmente, e ripeto ragionevolmente, disordinare il disordine costituito è l'unico modo che abbiamo per sperare di costituire un ordine nuovo e solido.
Panorama - E accordi con altre forze politiche?
Pannella - Si possono trovare subito in Parlamento e nel Paese momenti di forte unità tattica che rovescino il rapporto di forza con la DC su molte riforme. Si può arrivare anche alla pratica della consultazione. Perfino a un patto di consultazione, per esempio col PSI: è da tre anni che si parla di novità; speriamo che sia la volta buona. Finora non trovano nemmeno il tempo di rispondere alle nostre proposte di alleanze. Il PCI, l'ho detto, è un interlocutore necessario.
Panorama - Col quale i rapporti sono tutt'altro che buoni...
Pannella - Può darsi che i comunisti siano disposti a usare nei nostri confronti, ora, la politica della carota, visto che quella del bastone si è ritorta contro di loro. Altri interlocutori sono il PDUP e Democrazia proletaria. E non respingiamo i cenni d'attenzione e di stima che ci vengono dai socialdemocratici in questi giorni. Anche se ci sembrano contraddittori con la persistente posizione filo-democristiana e anticomunista.
Panorama - Lei dice patto di consultazione tra questi partiti. Non è una grande prospettiva.
Pannella - E' una proposta per oggi. In prospettiva, il protagonista socialista non potrà non costituire una realtà organizzata, di tipo federalista e federativo, pur nel rispetto delle storie di ciascuno.
Panorama - Perché escludere rapporti con repubblicani e liberali?
Pannella - Ho molta simpatia per Valerio Zanone e per il suo stile politico. Meno per quello dei repubblicani. Ma non escludo gli uni né gli altri. In Parlamento ci sono due maggioranze che mi interessano: quella di sinistra (PCI, PDUP, PR, PSI); e dipende dal PCI, a questo punto, consentire al Presidente della Repubblica di prendere in considerazione un incarico a un esponente della sinistra (che ha intorno al 46%) anziché a un democristiano (che ha il 38%).
Ma in subordine c'è la maggioranza laico-divorzista, che ha il 54%, con socialdemocratici, repubblicani e liberali.
Panorama - Sembra un ragionamento aritmetico, che non tiene conto delle contraddizioni tra i partiti.
Pannella - Certo che ci sono contraddizioni. Ma, sul piano sociale e di classe, contraddizioni minori e meno gravi che con la DC .
Panorama - Il discorso finisce sempre al PCI, con il quale tuttavia avete avuto un rapporto a dir poco rissoso.
Pannella - Il PCI ci ha coperto di ingiurie, ma soprattutto di calunnie, nello stile stalinista, per ingannare comunisti, socialisti, democratici. Io ho risposto senza peli sulla lingua.
Panorama - Appunto: assai più di una rissa. E ora cosa è successo?
Pannella - E successo che negli ultimi dieci mesi abbiamo ricevuto un crescente consenso operaio e democratico: i "sì" ai referendum, le elezioni a Trieste, quelle a Trento e Bolzano, il voto del 3 e 4 giugno, quello per le europee.
Grazie a questo, nel PCI si è accesa la discussione, si è avviata una riflessione .
Lo abbiamo sempre detto: per contare in un PCI bloccato dal centralismo burocratico, non c'è altro modo che votare radicale. Ogni voto al PR è forza, nel PCI, per ogni dissenso e per ogni alternativa: per la posizione di Pietro Ingrao, per le linee che vanno da Umberto Terracini a Massimo Cacciari, a Salvatore Sechi, da Bruno Trentin allo stesso Giorgio Napolitano.
Panorama - Ma ora ci sono scadenze immediate. C'è il problema delle presidenze delle Camere. Siete disposti a votare un comunista?
Pannella - Siamo talmente disposti che siamo disponibili a votarne... due. Ma non uno in cambio di un altro presidente democristiano. Per intenderci: in via di principio, sì a Ingrao alla Camera e Terracini al Senato. No ad Amintore Fanfani al Senato per poter avere Ingrao alla Camera.