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Zeno Vincenzo - 15 luglio 1979
Un giornale? No, è la fabbrica della menzogna
L'Unità: falsi, inganni, linciaggi

di Vincenzo Zeno

SOMMARIO: Durante la campagna elettorale, sono risorti all'interno del Pci comportamenti tipici dello stalinismo, della III Internazionale, della teoria del "socialfascismo", comportamenti che fanno rilevare come esista, all'interno del gruppo dirigente del Pci, un potenziale altissimo di violenza e d'intolleranza. Nel 1966, Pannella fu accusato dal Pci di essersi iscritto a "Nuova Repubblica" per aver concesso un'intervista a quel giornale; nel 1974 i radicali erano "al servizio di Fanfani"; nel 1976 volavano contro di noi gli epiteti "cialtroni" e "mascalzoni", insieme a ceffoni e pestaggi; nella campagna del referendum sulla legge Reale, l'On. Spagnoli ci accusava di voler liberare Curcio, Vallanzasca, Concutelli e gli stupratori del Circeo. Durante il Congresso straordinario del Partito radicale nel marzo 1979, Marco Pannella pronuncia un discorso su Via Rasella, sull'ergastolo, su Hess, Reder, Kappler e sui massacri staliniani, che vien storpiato da "L'Unità". L'equazione è "radicali= amici dei fascisti

e dei nazisti", e Pannella che si presenta al Congresso del Pci viene definito "principe della notte" e "uomo nero"; i socialisti ammoniti a non avere nulla a che fare coi radicali. Secondo Paolo Spriano i radicali sono "il nuovo qualunquismo", e questa teoria è affermata addirittura in documenti ufficiali del Pci, secondo cui il Pr è "un movimento qualunquistico di destra, pericoloso per la democrazia e per le istituzioni repubblicane". "Cialtroni, partito di rifiuti, furgoni di nettezza urbana, corvi, pagati dai padroni"; le liste radicali sono "ricettacolo di fascisti e di mafiosi". Dopo il voto, cominciano a uscire frasi smozzicate sui radicali: gli elettori sono di sinistra, i dirigenti no. Poi Diego Novelli dice che sono di sinistra anche i dirigenti. Poi Claudio Petruccioli scrive di "vie inedite che portano alla sinistra". E' l'esempio del più classico "contrordine, compagni!": un esempio tratto dagli scritti di Palmiro Togliatti nel 1930. Niente è cambiato, in 50 anni?

(NOTIZIE RADICALI N. 76, 15 luglio 1979)

Se c'è un fatto per il quale occorrerà ricordare questa campagna elettorale è per il risorgere all'interno del PCI di comportamenti che risalgono all'epoca dello stalinismo, della III internazionale, della teoria del "socialfascismo". Comportamenti che non si possono dimenticare passata la tornata elettorale, fare finta che non siano avvenuti, che tutto sia come prima. Sono comportamenti che rivelano che esiste nel gruppo dirigente del PCI un potenziale altissimo di violenza e di intolleranza, tanto da far dubitare addirittura della democraticità dello stesso PCI chi come noi fin dal 1959 afferma che non ha senso chiedere ai comunisti "certificati d buona condotta" e "garanzie" di rispetto delle regole del gioco.

Ma i fatti sono tanti e talmente gravi che non si possono liquidare senza un minimo di meditazione. C'erano stati precedenti infamanti nel '66 Pannella accusato di essersi iscritto a Nuova Repubblica per aver concesso una intervista a quel giornale; nel '74 i radicali accusati di essere al "servizio di Fanfani" per la loro campagna per gli "otto referendum per una repubblica autenticamente costituzionale"; gli epiteti di "cialtroni" e di "mascalzoni" sono volati (assieme ad alcuni ceffoni e diversi pestaggi) nella campagna elettorale del '76. La prova generale della campagna contro "il pericolo qualunquista e radicalfascista" la si ha nella campagna elettorale dei referendum del '78. La calunnia, la diffamazione e la menzogna diventano pane quotidiano per i propagandisti del PCI e de "l'Unità"... L'on. Spagnoli alla televisione afferma che i radicali, praticamente, vogliono consentire la liberazione di Curcio, Concutelli, Vallanzasca e degli stupratori del Circeo.

Ma i risultati dimostrano che solo una parte dell'elettorato di sinistra, cui era rivolta questa propaganda, ci ha creduto: i risultati nelle sezioni operaie di Torino, nei quartieri popolari di Roma, nelle baraccopoli meridionali danno percentuale di SI molto superiori alla media nazionale, e sono zone dove il PCI raggiungeva nel '76 se non la maggioranza assoluta, spesso il 40% dei voti.

L'analisi del voto, oltre a costringere il PCI a chiedere la defenestrazione di Leone e ad abbandonare la maggioranza di unità nazionale cercando scampo nelle elezioni anticipate, prima che i risultati di Trieste, Trento e Bolzano (ovunque un 7-8% in meno), diventino una valanga a livello nazionale, induce i vertici e il PCI e a ritenere che gli insuccessi referendari e amministrativi siano dovuti anche a una insufficiente denuncia del "qualunquismo radicalfascista". Insomma l'avversario n. 1, quello che ottiene i voti operai e comunisti prima dati al PCI, è il Partito Radicale: fino ad ora non lo si è "demonizzato" abbastanza, occorre fare più e meglio.

La prima fase scatta quindi con il congresso straordinario del PR: il discorso di Pannella su via Rasella, sull'ergastolo, su Hess, Reder e Kappler, sui massacri stalinisti viene storpiato su "l'Unità". Milioni di lettori trovano quindi l'equazione, radicali = amici dei fascisti e dei nazisti. Con un abile effetto moltiplicatore gli articoli dell'"Unità" vengono ampliati dalla tribuna congressuale comunista: Pannella addirittura additato come il "principe della notte", l'"uomo nero"; i socialisti ammoniti a non avere nulla a che fare con i radicali.

Una volta presa questa strada (quella dei radicali amici di fascisti e nazisti), ormai qualsiasi interpretazione è consentita. Si affida a Paolo Spriano, lo storico ufficiale del PCI, il compito di stendere l'analisi teorica del Partito Radicale: il giudizio è secco: i radicali sono "il nuovo qualunquismo". Naturalmente lo Spriano deve sostenere tutto quello che si sa sul qualunquismo e tutte le analisi precedentemente che giungono all'assoluta differenza fra il Partito Radicale e "l'Uomo qualunque" di Giannini...

Ma per taluni storici la storia diventa uno zerbino quando viene chiamata in causa la ragion di partito. Munito quindi di passaporto "culturale", la teoria del "qualunquismo radicalfascista" trova finalmente espressione nei documenti ufficiali del partito: si tratta, né più né meno, di un anatema: il Partito Radicale è "un movimento qualunquistico di destra pericoloso per la democrazia e per le istituzioni repubblicane".

E allora non possono che essere responsabili delle peggiori nequizie, degni dei peggiori insulti, che prontamente fioccano: "cialtroni", "mascalzoni", "partito di rifiuti", "furgoni di nettezza urbana", "corvi", fino a giungere a Pajetta il quale lancia l'ingiuria più bassa: "pagati dai padroni". Nel frattempo le liste radicali diventano il "ricettacolo di fascisti e di mafiosi", i radicali i principali "nemici degli operai". Gli si addebita tutto: dall'aver paralizzato il Parlamento con l'ostruzionismo fino ad essere assenteisti nelle istituzioni (ma allore c'erano o non c'erano?).

Pannella, sopratutto, diventa il demonio "candidato nelle liste di Nuova Repubblica capeggiata da Randolfo Pacciardi amico di Edgardo Sogno e Junio Valerio Borghese già capo della famigerata X mas", da giovane assaliva assieme ai monarchici le sedi del PCI. Se la campagna elettorale fosse durata ancora un po' si sarebbe arrivati a d indicarlo come l'autore di qualche violenza e stupro ai danni di bambini e minorenni.

Poi il 5 giugno silenzio improvviso, mentre "la grande forza del PCI - come scrive "l'Unità" - si attesta" il 3 giugno sul 30%, il 10 sul 29%, il 17 sul 26% e se si votava ancora un altro po' si sarebbe "attestato" su chissà che cosa, cominciano a uscire frasi smozzicate sui radicali. Per un po' di giorni si dice che gli elettori sono di sinistra, i dirigenti no. Poi arriva Novelli, sindaco di Torino che smentisce e dice che sono tutti e due di sinistra, infine arriva il condirettore dell'"Unità", Claudio Petruccioli, il quale scrive delle "vie inedite che portano alla sinistra". Gli "inediti" sarebbero i radicali.

Colpo di sole, rinsavimento, smarrimento post-elettorale? Alla redazione degli organi del PCI arrivano lettere di protesta di militanti che non hanno compreso il "contrordine, compagni" e lamentano le deviazioni dalla linea della denuncia del "qualunquismo radicalfascista". Adesso verrà cambiato il passaporto: il Paolo Spriano di turno spiegherà come egualmente i radicali sono a sinistra: si arriverà anche a formalizzare questa analisi con qualche documento ufficiale.

La verità è che esiste purtroppo una tradizione di linciaggio da parte del PCI nei confronti di chi a sinistra cerca di criticare e di correggere le sue posizioni più aberranti e distorte. La seguente citazione, non certo isolata ma facente parte di una miriade di scritti e di documenti, potrà essere illuminante sul persistere di certi metodi.

Sotto la maschera di sinistra questa corrente ha la posizione più reazionaria, più pericolosa, la posizione che aiuta più direttamente, più immediatamente, i fascisti, la posizione che ostacola più gravemente il Movimento Operaio: Chi l'ha detto? Palmiro Togliatti nel 1930. Di chi parlava? Di "Giustizia e Libertà". E Rosselli era un "fascista dissidente". GL "di tutte le sfumature socialdemocratiche, è la più vicina al fascismo" e così via di seguito.

Bisogna concludere che dopo quasi 50 anni non è cambiato nulla nel PCI? C'è da sperare di no. Ma non dipende, purtroppo dai radicali, ma dal coraggio e dall'onestà intellettuale dei dirigenti del PCI che sappiano almeno apprendere la lezione di intelligenza che centinaia di elettori comunisti, molti dei quali iscritti da decenni, hanno dato loro il 3 e il 10 giugno.

 
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