di Angiolo BandinelliSOMMARIO: Aloisio e Giuliano Rendi, fondatori del Partito Radicale del Lazio e noti studiosi si sono suicidati. Angiolo Bandinelli consigliere comunale al Campidoglio per il Partito Radicale ricorda il loro impegno federalista, pacifista e antimilitarista.
(LOTTA CONTINUA, 17 luglio 1979)
Accomunati drammaticamente dalla morte, Aloisio e Giuliano Rendi erano, già in vita, legati irrevocabilmente da un identico, difficile destino; non tanto biologico, il fatto cioè di essere gemelli (che pure li condizionava) quanto un destino culturale di dimensioni non usuali: quello di essere e di sentirsi epigoni di una cultura, quella grande cultura borghese europea, che il nazismo e il fascismo, le sue grandi guerre, ma anche le sue interne contraddizioni venivano spazzando, irrimediabilmente.
Avevano assorbito con facilità, nella famiglia, tutti i portati migliori di quella cultura, in primo luogo la fede, più che la fiducia, nei valori della ragione e della democrazia. E consapevolmente, naturalmente e con grande semplicità ne avevano fatto partecipi tutti coloro i quali, per interessi civili o politici o per età, venivano a contatto. Per molti che come me, ebbero la fortuna di averli come compagni già sui banchi della scuola media, Aloisio e Giuliano furono immediatamente maestri. Apparivano subito singoli, diversi: perché antifascisti, perché atei, perché colti, perché schivi, in una comunità di ragazzi che fascismo e chiesa educavano ai modelli più lontani, di un gregarismo che non tollerava devianze. E questa loro diversità essi ebbero sempre il coraggio di enunciare apertamente e semplicemente, dinanzi all'insegnante, al federale fascista, al prete, al delatore, allo sbirro. Erano forti del fatto che non potevano essere ulteriormente e più pesantemente colpiti; perché il loro padre era in g
alera per antifascismo, perché la loro casa era sorvegliata giorno e notte, perché il loro ceto di amici, di affini per cultura e per elezione era battuto e disperso.
Chi avvertiva tutto questo, trovava a casa di Aloisio e di Giuliano una immensa ricchezza. Sotto il fascismo, a Roma, incontrammo lì la grande cultura antifascista, da Thomas ed Heinrich Mann a Benedetto Croce; insieme i valori del più severo e intransigente storicismo e la dolcezza fluente della poesia di Rilke, fino alle aperture - per noi quasi incomprensibili, allora - verso Locke, Hume e Shaftesbury: tutto, insomma, il miglior liberalismo europeo in ciò che di contraddittoriamente grande esso produceva e per cui ancora viveva: la tolleranza e il calvinismo, l'amore della libertà, il non vano cosmopolitismo, l'assoluta partecipazione al destino del diverso.
Questa eredità Aloisio e Giuliano Rendi hanno trasmesso integra al Partito Radicale, fin dalla sua nascita. Il federalismo europeo, il pacifismo e l'antimilitarismo radicale non si spiegherebbero senza Aloisio e Giuliano, il miglior Giuliano teorico e studioso di politica e di economia. Il pacifismo, l'antimilitarismo radicali non hanno la loro prima matrice in Gandhi, ad esempio, ma proprio nella più segreta eredità liberale, nella quale confluivano assieme le eredità anabattiste e lo sdegno verso l'irrazionalità della guerra. Intorno al 1960, Giuliano in particolare elaborò assieme a Marco Pannella incunaboli teorici, fondamentali, del partito "nuovo" cui si cercava di dare vita in quegli anni. La consapevolezza che l'equilibrio continentale, dipendessero dalla soluzione del problema europeo portò Giuliano a dedicare attenzione alla ricostruzione economica della Germania, e ai temi connessi, della rifondazione della democrazia in quel paese (che egli riteneva precaria, se non inserita in un quadro istituzi
onale a livello europeo).
E' difficile, oggi, spiegare la importanza di queste ricerche e di queste indicazioni. Ma vi è una generazione intera, e non solo di radicali, che deve probabilmente la parte migliore di sé all'insegnamento, scritto e soprattutto orale, di Giuliano e di Aloisio Rendi. Per questo la loro perdita ci è immensamente dolorosa.